Un mio amico afferma con convinzione:
"è sciocco non votare, perché non votando si fa in modo che gli altri decidano anche per te".Un anarchico potrebbe dire:
"non dovremmo votare, perché votando contribuiamo al meccanismo che odiamo".Sono entrambe affermazioni abbastanza sensate, ma non necessariamente corrette. La prima la si sente tanto frequentemente che necessita una distruzione senza pietà. La seconda deve essere trattata con più delicatezza.
IL DIRITTO AD ASTENERSI>Dopo una dura battaglia gli Inglesi vengono catturati e portati nel campo Tedesco. Questi ultimi stanno decidendo in che modo uccidere i nemici e dopo un po' emergono due alternative, ad esempio "impiccarli" o "sparare a loro". I Tedeschi, da brave persone quali sono, decidono di metterla ai voti. Ovviamente le alternative sono solo tra "impiccarli" o "sparare a loro", e la scelta avverà per maggioranza.
Ebbene, è così assurdo che un Tedesco, dopo profonde meditazioni, decida di non votare? Io lo trovo comprensibile e molto umano. L'astenuto è consapevole che il suo non voto non cambierà nulla, eppure
sente che per lui vale di più non votare che prendere parte ad una scelta comunque sbagliata. Questo perché non votando si sentirà, per un motivo forse (e solo forse) irrazionale, una persona migliore.[diverso sarebbe stato se tra le scelte dei Tedeschi ci fosse stato "Nessuna uccisione"; tra l'altro neanche nelle liste di voto c'è la scelta "Nessun governo"]
[un altro motivo per l'astensione è che "non mi cambia nulla". In questo caso non ci sarebbe alcuna differenza tra il votare o l'astenersi, a parte lo sforzo stesso del votare [alzare una mano o recarsi al seggio] che potrebbe far propendere per l'astensione]
IL DIRITTO AL VOTOAlcuni pensano che lo stato sia una "forma di coercizione leggittimata". Anche io lo penso. Proprio per questo, alcuni che pensano che lo stato sia una "forma di coercizione leggittimata" pensano di conseguenza che non ci si dovrebbe "sporcar le mani" e votare uno o quell'altro bandito. Neanche ciò è corretto, anche se non è nemmeno del tutto sbagliato.
>Dopo una dura battaglia gli Inglesi vengono catturati e portati nel campo Tedesco. Questi ultimi stanno decidendo in che modo uccidere i nemici e dopo un po' di discussione rimangono due alternative, e cioè "ucciderli in fretta" o "torturarli facendoli soffrire". I Tedeschi, da brave persone quali sono, decidono di metterla ai voti. Ovviamente le alternative sono solo tra "ucciderli in fretta" o "torturarli facendoli soffrire", e la scelta avverà per maggioranza.
Ebbene, è così assurdo che un Tedesco, che ripugna ciò che i suoi compari stanno facendo, decida comunque di votare e di votare la scelta per lui meno malvagia? Non mi sembra così assurdo.
E' vero che il soldato Tedesco che vota "contribuirà" alla morte degli Inglesi? No, perché se il Tedesco non voterà, gli Inglesi verrano comunque uccisi; se vota, gli Inglesi non verranno uccisi "di più". L'unica cosa che fa è spostare la scelta da una conseguenza che ritiene ingiusta ad una che ritiene ingiusta e malvagia, contribuendo a questa scelta, ma non a quella "morte/vita".
E' vero, [per alcuni] tutti i partiti presenti sulle liste di voto sono intrinsecamente dannosi. Lo scopo del voto diventa dunque quello di
limitare i danni.(se vogliamo, limitare l'errore. Non sembra possibile evitarlo)
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[più che diritti a fare questo o quello, sono
"argomentazioni che giustificano" l'azione di "voto" o "astensione". Non so cos'è un "diritto"]
[si potrebbe obiettare che questi esempi propongano solo un voto nel quale la scelta non ricada su tutta la società ma su un individuo esterno al gruppo. Non è un problema. Possiamo pensare che i Tedeschi stiano votando qualcosa del tipo "che tipo di pena infliggere ai nemici o ai disertori?" In effetti in questo modo è come se votassero (o si astenessero) per qualcosa che potrebbe riguardare anche loro direttamente e non solo il povero Inglese. Il resto delle argomentazioni rimane immodificato]