sabato 29 agosto 2009

ieri bella serata con janfranco marziano, l'unico "cantante" che nel mezzo di un pezzo si ferma e dice " 'stu piezz me rutt o cazz". Gianfranco è assolutamente non intellettualizzabile, nonostante alcuni tentativ come ad esempio un articolo su LaCittà che lo definisce -genio poliedrico capace di rappresentare e parodiare la salerno dei giorni nostri- bla bla. bah, facciamogli una risata n'faccia.

Qui un articolo su di lui: corriere

Il suo libro comunque non si chiama "Mio figlio è un genio, me l'ha detto lui" ma "Il mio ragazzo è un genio, me l'ha detto lui"


La cosa involontariamente comica è che in cima all'articolo c'è scritto "L'APPUNTAMENTO". Immagino sia il nome della rubrica dedicata a queste notizie. In realtà l'appuntamento è anche uno dei più celebri pezzi di gianfranco, ed eccolo qui:
(contiene incredibili volgarita & bestemmie)

sabato 22 agosto 2009

Cecilia Bartoli - Agitata da due venti

: O


insomma, ognuno esprime la propria passione per la musica come meglio crede, mio dio!

venerdì 21 agosto 2009

apri virgolette intellettuali c. v. di oggi

"Del resto, visto le carenti nozioni di grammatica e la scarsa padronanza lessicale che dimostri ..."

"In una scuola veramente meritocratica non arriveresti alla sufficienza manco con il binocolo."

"Quando finisci di scompisciarti, un ripassino alle concordanze, punteggiatura, uso dei congiuntivi e dei pronomi relativi. Credimi, è necessario."

"il modo confuso con cui argomenti rende impossibile una risposta, alla fin fine. Ti suggerirei quindi di ... ripassare un pochina di sintassi"

"perché ti ribatto citando cose che tu non hai appreso nel tuo curriculum di studi ..." (probabilmente pensa che io non conosca Verga, visto che è l'unica citazione "dotta" (coff coff) che ha fatto)

"fra l’altro, non hai appreso nemmeno l’uso della punteggiatura, come si evince dal commento sopra, a cui mancano tutte le doverose virgole."

"Infatti, sono in grado di scrivere periodi più articolati, post costruiti in maniera sintatticamente più complessa, mentre tu, di commento in commento, stai perdendo colpi, non argomenti più"

" E la prova ne è che non riesci nemmeno ad afferrare la logica di questo ragionamento che ti ho sciorinato sotto il naso." (questa immagine della maestrina che mortifica l'alunno tramite la sua fluida favella è da salvare per sempre)

"devi accettare che tu venga criticato per ciò che non dimostri di padroneggiare. "

"Ti segnalo la tua mancanza di cultura e i tuoi errori perché così puoi porvi rimedio. Se vuoi, beninteso. Sennò resta pure ignorante, ma non t'arrabbiare se gli altri te lo segnalano."

"i tuoi riassunti malaccorti lo dimostrano, tu non sei in grado di riassumere correttamente quanto viene affermato dai tuoi contraddittori."





dovevo assolutamente raccogliere questa roba vomitata in maniera quasi artistica dall'ultima maestrina della blogosfera. (che sarebbe galatea)

Per quanto mi riguarda, questo è proprio il tipico atteggiamento che mi ha portato a sottolineare, qualche post fa, tutto il mio disprezzo per quel bloggaccio.

(poi, magari, leggere qui)

giovedì 20 agosto 2009

alcune obiezioni alla privatizzazione delle scuole (e relative risposte)

ecco tutti i punti importanti presi dai miei commenti al blog di galatea. Forse i punti più interessanti sono il 7 e l'8.




1) le linee di giudizio devono essere imposte dallo stato (rispettando comunque l'autonomia di insegnamento), altrimenti ogni scuola farà come meglio crederà e insegnerà cose inutili/stupide/dannose.

la frase principale e quella tra parentesi sono contradditorie tra loro. I maggiori casi di scuole faziose che trasmettono informazioni false o manipolate si riscontrano proprio quando lo stato dà linee guida su ciò che è bene insegnare e ciò che è meglio evitare “per il bene della società e dell’educazione dei bambini”. O mi sbaglio?

(per la scuola che insegna come "meglio crede", vedi post precedente e punto 3)

2) le scuole private non favorirebbero il multiculturalismo: si creeranno delle scuole per soli cristiani, altre per soli ricchi, altre per soli poveri

Se c’è una richiesta di classi diversificate con docenti di fede religiosa o perché no politica diversa tra di loro, e se la gente è disposta a spendere per ottenere classi diversificate ecc., allora qualche imprenditore farà classi del genere. Domanda: cosa impedisce ad uno stato di licenziare tutti i professori che non si attengano alla politica dello stato stesso? (i richiami sono evidenti).

Friedman nota (vedi post precedente) come anche dalla scuola pubblica possa sorgere un ghettizzazione tra scuole per ricchi (quelli che vivono nei quartieri ricchi) e scuole dei ghetti. Ricordo ancora che le maggior ghettizzazioni e discriminazioni sono storicamente opera dello stato.

Inoltre vorrei aggiungere che non è detto che una altissima diversificazione sia auspicabile. Non ci trovo nulla di male se qualcuno vuole stare in una classe di soli maschi, o di soli musulmani, o voglia avere professori non pazzi. Saranno pure cazzi suoi.

3) solo lo stato ovvero una istruzione centralizzata può sapere quali sono le materie utili e le materie che possono formarti, darti un metodo di studio, una visione del mondo ecc. Ci sono alcune materie apparentemente inutili (come la storia greca) che in realtà servono per affinare le suddette capacità. Nessun privato insegnerebbe queste materie apparentemente inutili che non hanno un ritorno economico!

Come tu dici “peccato che le materie apparentemente inutili servano ad apprendere magari un corretto metodo di ragionamento, o aiutino a comprendere meglio il mondo in cui siamo immersi”
se queste materie apparentemente inutili sono utili (e cioè formano cittadini migliori che aumentano la reputazione della scuola) queste materie saranno favorite. Non perché l’imprenditore è un gran filantropo e sa risconoscere quali materie apparentemente inutili siano invece utili (lo stato ha questa conoscenza? Come?) per il metodo di ragionamento e la comprensione del mondo . Semplicemente alcuni potrebbero insegnare la logica aristotelica e altri no. Gli studenti che escono alla prima scuola potrebbero essere più bravi ad argomentare i loro discorsi: potrebbero avere più opportunità di lavoro o avere una vita più bella: l’istituto ne guadagnerebbe in reputazione ecc.
Non è detto che vada così. Potrebbe darsi che imparare la logica aristotelica non serva a niente. In tal caso non vedo motivo per cui si debba continuare ad insegnarla.
(il discorso di “apparentemente inutile ma in realtà utile” quindi viene disinnescato dal funzionamento stesso del libero mercato)

3b) Tu mi dici: sono utili solo le materie che permettono a chi le conosce di diventare ricco. Einstein non divenne particolarmente ricco, quindi ne deduciamo che era un cretino perditempo?

Non ho detto nessuna delle due cose. Ho detto: i genitori mandano i loro figli in scuole per far imparare qualcosa che possa fruttare (non solo a livello economico, ma anche, ma non solo).

Di certo l’università che sfornò un Einstein ne guadagnò di reputazione. Le università private sono interessate a sfornare Einstein, giuro. Le pubbliche no. (mi si dice che Einstein studiò in una scuola pubblica. Copincollo da wikipedia: "Albert [...] per quanto desse ai familiari segni di ingegno precoce, non si distinse a scuola. Giunto alle scuole medie, trovò disgustoso il sistema di insegnamento tedesco, e entrò in conflitto coi professori che da parte loro lo maltrattavano. )

Il mio ovviamente era un discorso generale: università che sfornano genii (nessuno ha detto GENII ECONOMICI) avranno una grande reputazione. Ciò è innegabile.



4) solo lo stato può "scandagliare" un bambino abbastanza a fondo da vedere quali sono i suoi talenti e le sue inclinazioni e coltivarli. Es. : un padre stonato non scoprirà che il figlio è un possibile mozart. La scuola, con un corso di musica, sì, e lo valorizzerà.

Qui c’è la solita pretesa che lo stato abbia una miglior conoscenza della famiglia o dell’individuo e che, quindi, sappia “cos’è meglio per te” (in questo caso cos’è meglio insegnarti). Questo discorso però può essere esteso: cosa ti dice che il bambino in questione non abbia una forte propensione per gli scacchi? O per la fine arte del mosaico? O per lo studio della pornografia bizantina? A rigor di logica (cioè della logica del tuo ragionamento del presente punto 5), lo stato dovrebbe dare una infarinatura generale di TUTTO, in modo da poter ricercare il talento particolare del bambino. Cosa ovviamente impossibile; ma così come la scelta di cosa potrebbe essere utile per il bambino è arbitaria per il genitore (che magari è stonato quando il bambino è un mozart, appunto, o per un certo caso non conosce le mosse degli scacchi quando il bambino potrebbe essere un grande scacchista) lo è quindi anche per lo Stato. Non vedo perché il secondo si debba sostituirsi al primo (perché si pensa che gli errori e le arbitrarietà dello stato siano meglio degli stessi dei genitori (o dell’individuo))



5) [questo è un problema di interesse più generale, non ridotto a quello della scuola pubblica/privata] E' ingiusto che alcuni nascano con tante ricchezze perché hanno genitori ricchi e altri no. Lo stato dovrebbe riequilibrare tutto. Se fosse una gara podistica, sarebbe giusto che alcuni partissero a piedi e altri con delle ferrari?

Permettimi di citare ancora Friedman che, come avrai capito, è per me particolarmente illuminante (sottolineo di volata che non cito friedman perché ciò che dice lui è vero, ma perché lui dice esattamente ciò che voglio dire ma meglio):

“Molto del fervore morale che sta dietro lo sforzo per l’uguaglianza di risultati deriva dalla diffusa convinzione che non è equo che alcuni bambini debbano avere un grande vantaggio sugli altri solo perché è capitato loro i avere genitori ricchi. Certo che non è equo! Tuttavia, l’ingiustizia può prendere diverse forme. Può prendere la forma di eredità di beni: obbligazioni e azioni, case, fabbriche; può anche prendere la forma di eredità di talento: sensibilità per la musica, forza, genio matematico. Si può interferire nell’eredità di beni più direttamente che nell’eredità di talento. Ma da un punto di vista etico, qual è la differenza tra le due? Eppure molti disapprovano l’eredità di beni ma non quella di talento.

Esaminiamo lo stesso problema dal punto di vista dei genitori. Se vuoi assicurare a tuo figlio un reddito più alto, puoi farlo in diversi modi. Puoi pagargli un’istruzione che lo metta in grado di esercitare un lavoroche dia un reddito maggiore; oppure puoi affidargli un’azienda che gli frutti un reddito più alto di quello che potrebbe guadagnare come lavoratore dipendente; oppure puoi lasciargli delle proprietà, il cui reddito lo metta in ggrado di vivere meglio. C’è qualche differenza etica tra questi tre modi di usare la tua proprietà? O ancora, se lo stato ti lascia del denaro da spendere, detratte le imposte, lo stato stesso dovrebbe permetterti di spenderlo in una vita sregolata ma non di lasciarlo ai tuoi figli?
I problemi etici implicati sono sottili e complessi, e non possono essere risolti con una formula semplicistica come “parti eque per tutti”.
Invero, se dovessimo prendere sul serio questa formula, ai giovani con minori doti per la musica dovrebbero esser impartita un’educazione musicale estremamente approfondita, in modo da compensarli dei loro svantaggi ereditari, e a quelli che hanno maggiori attitudini, dovrebbe essere negato l’accesso a una buona educazione musicale (fine della cit. di friedman)

[in un racconto si diceva, in nome dell'egalitarismo, che le persone più agili dovessero andare in giro con una palla al piede e quelle più dotate musicalmente dovessero essere assordate in modo da riequilibrare il loro ingiusto talento. Faccio notare come anche il talento sia in parte una eredità genitoriale. Inoltre ci sono anche fattori da considerare: i bambini potrebbero partire più avvantaggiati perché i genitori possono essere più intelligenti o più interessanti o più inclini al ragionamento. Cosa si fa in questo caso? Si crea un "centro genitori interessanti", i bambini vengono prelevati e ficcati lì in modo da dare a tutti le stess possibilità?]

Insomma una totale eguaglianza di partenza non è né possibile (anche per altri motivi che sinceramente è troppo lungo riassumere qui) né desiderabile.

Seguiamo il tuo esempio della gara podistica, se proprio vuoi. Ti sembra normale che ad ogni cambio di staffetta (e cioè ad ogni passaggio genitori-figli) i giocatori si ritrovino a ricominciare tutto da capo?
A me sembra normale che se un genitore si “metta a correre” più degli altri il figlio possa esserne avvantaggiato. Solo chi è mosso dall’individia può desiderare altrimenti.

C’è sempre il ragionamento di fondo, comunque: questi soldi pubblici, questi soldi “di tutti”, vengono prelevati in maniera leggittima? La risposta non può che essere un vigoroso NO. I soldi pubblici vengono prelevati in maniera illeggittima, punto. Ti sfido a dimostrare altrimenti. (velocemente: se io voglio x e tutti sono d’accordo che io debbo avere x io ho il diritto di prendere x da te?)



6) [per quanto riguarda l'obbligo di istruzione fino ad una certa età] Non mandando i bambini a scuola non solo ne risente la loro istruzione, ma ne risente anche la società. Quanti potenziali Nobel per la medicina ci sono stati tra i bambini mandati a lavorare che non hanno potuto sviluppare le loro inclinazioni?


Qui pretendi, come prima, di avere una conoscenza migliore e assoluta e di sapere cos’è meglio per la famiglia o per il ragazzo, e di poter prevedere chi diverrà nobel e chi diverrà un vagabondo, ma io posso farti un ragionamento analogo:
immagina un ragazzo che, lasciato a se stesso (cioè senza educazione scolastica), riesca a diventare un grande industriale che fornisce l’umanità di servizi preziosissimi.

Insomma, riferirsi a “genii potenziali” è un ragionamento che non funziona (assomiglia al ragionento di qualcuno sui feti che vogliono fare gli astronauti, eh?)

[inoltre questo presuppone l'idea che obbligare qualcuno a fare qualcosa per il bene comune sia giusto. Io sono un grande genio della medicina, ma sinceramente questo lavoro non mi piace. Puoi tu obbligarmi in nome del bene comune a studiare medicina? Ovviamente la risposta è no]


7) I ragazzi ricchi, anche se cretini, sarebbero comunque portati fino al diploma (tanto le famiglie pagano!) e quelli poveri, invece, subito avviati al lavoro.


I ragazzi ricchi che prendono un diploma senza merito, ammettendo che il valore legale del diploma fosse abolito, che possibilità avrebbero di trovare lavoro? Hai appena detto che sono cretini, e non sarà un pezzo di carta a cambiare questo stato (questo modo di ragionare, e cioè diploma=lavoro, può nascere solo frequentando società così malate di burocrazia da non accorgersi della fallacia. La realtà è che le aziende vogliono competenza, quindi competenza=lavoro. La scopo delle scuole [delle scuole che puntano a creare lavoratori] sarà quindi scuole=competenza, non scuole=diploma). Certo, possono sempre lavorare nell’azienda del padre e (come sopra) a parte il senso di invidia non c’è nulla di ingiusto in ciò. (se sono abbastanza incapaci possono far fallire tutta la fortuna paternza [cosa decisamente comune], rendendo tutti voi molto sogghignanti e soddisfatti, immagino).


8) E se uno è così povero da non poter pagare l'istruzione, anche volendola?


Se io non posso pagare per una macchina ultimo modello? Ho il diritto di averla rubandotela (perché prendere i soldi dai ricchi tramite l’imposizione fiscale è la stessa identica cosa)? E se per me avere la macchina vale quanto per te andare a scuola e avere l’istruzione? Il valore dell’istruzione è assolutamente maggiore di quello di avere una macchina fiammante? Se sì, vuol dire che abbiamo trovato un oggettivo assoluto? Complimenti!

[e ancora, che colpa ne hai tu se hai una bella macchina e io una vecchia 500? A parte che io sono invidioso, cosa ne possiamo dedurre? Se tutti fossero d'accordo che io debba avere la tua ferrari o un pezzo di essa contro il tuo consenso, sarebbe giusto costringerti a cedermela?
Anche non avere una bella macchina potrebbe portarmi all'emarginazione sociale. Potrei addirittura suicidarmi, per una bella macchina, ecc. ecc. ecc.]

Sullo stesso punto, Astrolabio dice alcune cose interessanti:

c’è da dire che gli imprenditori, contrariamente a quanto sostiene glatea hanno tutto l’interesse a fare sconti ai clienti più poveri, o a investire in formazione, in borse di studio, e le banche hanno interesse a concedere prestiti per studenti brillanti che vogliono comletare gli studi.

io come istituto scolastico ho intresse che chi esca dalla mia scuola sia brillante, far uscire un povero intelligente dalla mia scuola fa sì che migliori la percezione del brand dell’istituto perchè chi lo assumera o chi avrà a che fare con lui si renderà conto che sarà una persona con grandi potenziali e chiedendo dove si è diplomata si senirà rispondere “dall’istituto scientifico Hogsworth” “a be certo dall’istituto hogsworth, si vede che li sfornano sempre i migliori”

Inoltre anche se non fosse particolarmente sveglio ma comunque dotato pagherebbe meno: un cliente in più che paghi più di quello che costa conviene comunque anche se paga meno degli altri, l’alternativa sarebbe comunque un cliente in meno.
chi pagherebbe?
beh, visto che l’istituto hogworth ha questa fama spettacolare, i ricchi manderebbero i loro stolidi rampolli a farsi insegnare un minimo di come si sta al mondo, ma siccome sono stolidi le loro rette sarebbero ben alte.

ma usciti dalla hogworth, cosa fa lo studente povero? vorrebbe studiare ma non ha i soldi, va in banca, chiede un prestito.
la banca chiede al giovine squattrinato a cosa gli servono i soldi.
il giovine studente risponde ingegneria, la banca si fa 4 conti. si rende conto che questo tizio uscito dalla hogsworth col massimo dei voti probabilmente finirà gli studi, e avrà quindi un buon reddito, quindi la banca gli paga la retta che si ripagherà con un tasso di interesse finita la laurea.

ok ametto che in questo sistema classista vengono fatti fuori gli studenti poveri e stupidi che vogliono fare il dams.
Sinceramente non vedo tanto la negatività della cosa, vedendo tali menti allocate in maniera migliore da altre parti (tipo settore agricolo o industriale)


Mi sembra proprio che non possano esistere altre obiezioni. (le contro obiezioni di galatea, a mio parere, non fanno che ripetere gli stessi problemi cui queste mie obiezioni rispondono. Se vi interessa andate nel suo post, è il commento del 19 agosto ore 6.44)

mercoledì 19 agosto 2009

il post sulla scuola che ho sempre sognato di pubblicare ma che fino ad oggi non avevo uhm assolutamente alcun incentivo a scrivere

il mio lunghissimo commento che non leggerà nessuno, in risposta a questo lungo post di Galatea che rispondeva ad un mio commento ad un suo post precedente. Eccolo qua:


[anziché una risposta punto per punto, rispondo un po' a caso]

"il fine dell’istruzione, infatti, è formare per la società le generazioni future. La scuola, quindi, passa quei saperi che la società ritiene necessari per la sua perpetuazione e per il suo sviluppo. "

Hai ragione, ed è questo il compito della scuola attualmente, ma dovrebbe essere così? Questo è un mantra che, durante il periodo scolastico, i professori mi hanno ripetuto così tante volte che oramai mi scoppia la testa; la domanda che io mi pongo, quando mi viene detto ciò, è: chi decide quale debba essere la società futura? Perché il tanto abusato "bravo cittadino perfettamente inserito nella società" deve essere deciso da un organo superiore quale lo stato e non al locale livello dei singoli istituti scolastici? Questo porta sempre risultati desiderabili? Mi sembra di no, e lo sottolinei tu stessa: oggi la scuola basa la sua istruzione su "generazioni future" dal gusto veramente opinabile. In che modo la scuola pubblica reagisce a questo? In nessun modo, accetta il modello punto e basta. A mio parere non può far altro che peggiorare.

Quindi, sotto questo aspetto, vedere la attuale scuola come preparazione per la società futura può essere corretto, ma non dovrebbe essere così. Questo a mio avviso è un punto a favore per il privato (che, come vedremo in seguito, stimola la diversificazione e l'anticonformismo).


Quindi, a cosa davolo dovrebbe servire la scuola? Beh, la scuola fornisce istruzione, cioè informazione. La qualità, la quantità, il genere di tale istruzione può essere scelto dall'individuo o dalla sua famiglia. Le scuole che forniscono istruzione/informazione giusta (e cioè voluta dai clienti) sopravvivono, le altre vengono ridimensionate o scompaiono.

Qual è l'istruzione giusta, dunque? Io credo che la paura che possano prosperare scuole di veline o scuole di arruffapopolo sia temuta solo da chi ha perso di vista la motivazione originaria per cui le famiglie mandavano i ragazzi a scuola (anche prima dell'obbligo scolastico, come vedremo in seguito): li mandano in genere per far imparare qualcosa che possa fruttare (non solo a livello economico, ma anche). Se il mestiere di velina permette ad una ragazza su un milione di guadagnarsi da vivere, state sicuri che le famiglie non saranno incentivate a mandare i ragazzi nelle suddette scuole; queste scuole si ridimensioneranno: non vedo alcun motivo perché, effettivamente, non possano esserci scuole del genere. Invece, se il mestiere della velina promette grandi fonti di guadagno, dunque, perché non creare grandi scuole apposite? Galatea è così feroce nel giudicare negativamente il mestiere di velina o di escort, che non capisco proprio come possa essere appoggiata. Ritenere che esistano lavori migliori o lavori peggiori è DAVVERO una idea classista.


Il punto è che in un sistema privatizzato l'individuo ha più o meno una scelta diversificata.
In un sistema pubblico non c'è alcun motivo per cui un grande istituto con materie inutili debba fallire: riceverà sempre soldi, indipendentemente da quanto sia utile per i clienti/studenti. Può quindi trattare gli studenti un po' come gli pare e fornire l'educazione più scarsa possibile. (ci ritonerò in seguito)

Con questo affrontiamo anche il problema della scelta delle materie utili: quali materie sono utili e quali inutili?


"Peccato che la scuola la scelgo oggi, e magari fra cinque anni, quando esco, il mercato richieda magari già altre competenze, e le materie che ho studiato potrebbero essere obsolete. "

Questo potrebbe accadere (e accade) anche nelle scuole pubbliche. Prova ad andare in un istituto di informatica e vedi cosa studiano fino al quinto anno: cosa che erano obsolete 20 anni fa e che ora fanno ridere tutti, bidelli compresi.
Un mercato privato, per avere molti clienti, deve offrire materie che permettano allo studente di guadagnare, in modo da costruirsi una buona reputazione e fare entrare ulteriori clienti/soldi. Forse è difficile sapere cosa il mercato chiederà fra 10 anni, ma è più incentivato a scoprirlo una scuola privata o una scuola pubblica? La risposta l'abbiamo sotto gli occhi: per materie per cui ci sono novità ogni mese (come informatica o sistemi, di questo vi posso dare esperienza personale e di questo vi parlo) i professori si limitano ad insegnare male, spesso malissimo, cose già vecchie quando loro andavano a scuola, facendo letteralmente perdere mesi e mesi su cose inutili. Non si tratta di prevedere il futuro, si tratta di essere almeno al passo con i tempi, e qui la scuola pubblica fallisce perché, ovviamente, non ha nessun incentivo a migliorare e ad essere competitiva. Forse vi piacciono gli aneddoti: quando facemmo notare che una nostra professoressa di Sistemi era completamente impreparata (completamente-impreparata), ci venne risposto: "cosa ci possiamo fare?". Che incentivo aveva il preside a cambiare quest'insegnante? Avrebbe perso alunni? La reputazione della scuola sarebbe peggiorata? Sì, e allora?
Come mai i master class a pagamento di qualsiasi materia non sono così ridicoli come quelli pubblici? Sarà una specie di miracolo? O forse è puro egoismo, la voglia di fare soldi che porta l'imprenditore a chiamare personale preparato e aggiornato e perché no stimolante?
Ripeto che il paragone con le scuole private italiane non esiste: le scuole che ricevono soldi pubblici, per definizione, non sono private. Le scuole "private" italiane sono nei fatti scuole pubbliche che rilasciano pezzi di carta. In una società di libero mercato tali scuole funzionerebbero al massimo come società stampatrice di pezzi di carta con su scritto "il tal x si è diplomato in yyy". Una "scuola" del genere sarebbe competitiva sul mercato?: quali genitori desiderosi per il loro figlio di una buona istruzione (seguita da una assunzione) manderebbero il suddetto figlio a Grandi Scuole, o al CEPU? Quali aziende prenderebbero soggetti diplomati in scuole con bassa reputazione? Vedete già oggi che cattiva reputazione che hanno questi istituti "privati"?

Fino ad ora mi sono limitato a spiegare perché una scuola privata sarebbe migliore di una scuola pubblica. Mi sembra di aver portato argomentazioni piuttosto forti. In effetti è così che vanno le cose, non solo nel settore scolastico ma in tutto il settore pubblico. Quando qualcuno riceve soldi gratis indipendentemente dal suo operato, non ha incentivo a migliorare. C'è bisogno di un sistema di feedback che permetta di tener presente il funzionamento dell'azienda (o scuola o istituto postale).
Il feedback stilizzato che un governo può organizzare basandosi su controlli di ispettori o su valutazione degli studenti non può che essere parziale e ridicolo. Il sistema ideale è una specie di sistema a punti nel quale ognuno ottiene punti se fornisce servizi, e può utilizzare questi punti liberamente per comprare servizi. Questo sistema esiste ed è quello del libero mercato. I punti sono i soldi.



Rimangono due problemi:

1) DISCORSO EGALITARIO: solo i ricchi potranno permettersi di mandare i figli a scuola
2) PROBLEMA DELL'OBBLIGO: se non c'è l'obbligo scolastico i genitori manderebbero i figli a spaccarsi le ossa sul luogo di lavoro a 7 anni, nessuno studierebbe, società allo sfascio ecc..


1) questo è il punto più difficile da affrontare perché la nostra visione è agli antipodi. Per quanto mi riguarda non accetto nessuno discorso egalitario, perché questo tipo di discorsi presuppongo sempre che le persone abbiano diritto ad appropriarsi illeggittimamente della proprietà altrui per un loro desiderio. Tu stai cioè affermando che il povero x possa prendere i soldi del ricco y (tramite tassazione, quindi minaccia, quindi senza il suo consenso) per ottenere qualcosa (in tal caso scuole, prof, istituti ecc.). Questo è immorale sotto tutti i punti di vista e viene accetato da tutti chiamandolo "diritto allo studio", ma è in realtà il "diritto di appropriarsi della proprietà altrui" legittimato. La sinistra da sempre adora affermare uguaglianza per tutti: sono consapevoli che per risanare presunte ingiustizie se ne devono compiere altre ancora più gravi? (ma è da sottolineare che queste ingiustizie egalitarie sono solo presunte! Non è certo colpa di y se x non può permettersi questo o quello, e non c'è alcun motivo per cui lui debba pagare.) Potrei inventarmi or ora il "diritto all'automobile" e rubare quella bellissima ferrari. In fondo perché lui, solo perché è ricco, deve avere una macchina più bella della mia? Non sono gli esseri umani tutti uguali? Questo ovviamente ci porta verso strade così complesse ... (tu pensi che l'istruzione abbia un valore incredibilmente superiore a quello della macchina e che ciò possa legittimarci ad appropriarci delle ricchezze latrui, ma questo presuppone che i valori delle cose siano oggettivi, cosa che evidentemente non è)...

Proverò comunque ad argomentare sotto un diverso punto di vista, senza prendere neanche lontanamente in considerazione il problema ideologico.
A parte tutto ciò, dovrei chiederti: sei sicura che è impossibile la formazione di scuole per i meno abbienti? Puoi dimostrarmi che le persone con reddito più basso non avrebbero una buona istruzione?
[aggiunta postuma: questo equivarrebbe a dire che esistono solo automobili placcate d'oro, cibo prezioso da 100 dollari a portata, vestiti firmati dal prezzo incredibile. Il mercato invece soddisfa tutti nelle giuste proporzioni]
Sei sicura che non potrebbero avere una istruzione SUPERIORE a quella ottenuta ora senza (apperentemente) sborsare nulla? (perché anche il più povero paga un sacco di imposte indirette e a volte tasse di iscrizione o altro alle univ. o soldi per i testi scolastici ecc.).

Il povero studente in periferia che deve fare tanti chilometri per andare a scuola esiste già oggi: nella mia classe 20 persone si svegliavano all'alba per raggiungere l'istituto. A quanto pare la scuola pubblica non soddisfa questi poveretti.
E in effetti quali interessi può avere lo stato a fare una scuola in una piccola borgata? Si riceve più voti se si soddisfa un grande città con una scuola magnifica o un piccolo paese di 200 anime? L'imprenditore invece può sempre aprire un piccolo istituto guadagnando su una piccola fetta di mercato. Perché lo ritieni così assurdo?
In ogni caso non andrebbe peggio che con la scuola pubblica.

Io sto sempre facendo il caso di famiglie a basso reddito che, raccogliendo i loro risparmi, magari rinunciando ad una nuova macchina o ad un computer, possono comunque permettersi di pagare una scuola.
Puoi pensare che esistano delle famiglie che non possano fare neanche ciò, e cioè anche se accettano di mangiare tutti i giorni riso e acqua, andare in giro per 5 anni con gli stessi vestiti e raggiungere i posti camminando, non possono permettersi di mandare il loro figlio a scuola. Potrei risponderti che, a mio parere, per questa famiglia sarebbe meglio guadagnare un piccolo stipendio in più anziché parcheggiare il proprio figlio in una scuola per 10 anni dove, spesso, si ritrova con un nulla in mano.

[qui voglio aprire una lunga parentesi: ho conosciuto tanti tanti amici che, subito dopo la scuola, hanno finalmente avuto TEMPO ed ENERGIE sufficienti per trovare un lavoro dignitoso che gli permettesse di guadagnarsi da vivere. Per loro la scuola è stata semplicemente un luogo in cui passare 10 anni a perdere tempo; la scuola non ha loro insegnato nulla di utile, nulla che gli andasse di sapere, nulla che ha cambiato il loro modo di vedere le cose. Semplicemente ha impedito loro di impegnarsi in cose che DAVVERO ritenevano utili. Potete dirmi quale favore fa alle famiglie povere trattenere un ragazzo fino a 18 (20?) anni quando potrebbe lavorare benissimo anche a 14, con profitto suo e della sua famiglia? Queste non sono cazzate lette nei libri, ne ho conosciuti tanti ritrovatisi a vent'anni a dover iniziare un lavoro che non c'entrava un tubo né con foscolo né con le derivate, e che di foscolo e delle derivate si erano giustamente dimenticati la settimana dopo. Chi siete voi per affermare che alcune informazioni valgono più di altre? Chi siete voi per credere che conoscere le più grandi opere del boccaccio sia più utile o moralmente superiore che sapere come si costruisce un motore? Eppure pretendete di imporre il vostro senso di utile e di importante e di rubare lavoro a ragazzi altrimenti volenterosi. Andare a scuola per questi ragazzi è semplicemente un altro lavoro. Però non è volontario, non paga, è demoralizzante e inutile. Questo per il bene dell'individuo, bene che voi ovviamente sapete qual è e l'individuo no.]


Questo ci porta dritti dritti al punto due, sull'obbligo di andare a scuola:

2) da Friedman M. e R., Liberi di Scegliere, capitolo 6:
"Fin dai primissimi anni della Repubblica non solo le città, ma quasi tutti i paesi e i villaggi e la maggior parte dei distretti rurali ebbero le loro scuole. In molti stati e località l'apertura di scuole elementari pubbliche fu disposta per legge. Ma le scuole erano per lo più finanziate privatamente attraverso le rette pagate dalle famiglie. [sebbene vi fossero alcuni finanziamenti integrativi per le classi sociali più diagiate]. Benché la scuola non fosse né obbligatoria né gratuita, la scolarizzazione era praticamente universale (esclusi, ovviamente, gli schiavi). Nella sua relazione per il 1836, l'ispettore delle scuole pubbliche dello Stato di New York affermava: "sotto ogni punto di vista è ragionevole ritenere che nelle scuole pubbliche, nelle scuole private e nei collegi il numero dei giovani che attualmente ricevono un'istruzione è pari all'intera popolazione tra i cinque e i sedici anni di età"

A quanto pare, anche senza nessun obbligo e in un sistema finanziato in maniera prevalentemente privata, le famiglie erano più responsabili di quanto ci si voglia far credere.

Per concludere, la scuola pubblica è un luogo che serve per far sopravvivere schiere di insegnanti e personale più o meno utile. Questo non è un attacco a Galatea o a qualche professore in particolare, ovviamente.

Cito ancora da Friedman: "All'inizio del 1840 si sviluppò una campagna per sistotuire il sistema diversificato e per lo più privato vigente, con un sistema di scuola cosiddetta gratuita, cioè un sistema scolastico in cui i genitori pagavano i costi indirettamente, per mezzo di imposte, invece che direttamente per mezzo di rette. Secondo E.G.West, che ha studiato a fondo lo sviluppo dell'intervento pubblico nel settore scolastico, questa campagna non era guidata da genitori insoddisfatti, ma "principalmente da insegnanti e funzionari pubblici". ... Benché gli argomenti fossero tutti esposti in termini di interesse pubblico, gran parte dell'appoggio dato da insegnanti e amministratori al movimento per la scuola pubblica derivava da ristretti interessi egoistici. Queste categorie si attendevano, qualora il settore pubblico avesse sostituito i genitori come ufficiale pagatore, maggiori garanzie di occupazione, maggiore sicurezza del pagamento dei loro stipendi e un grado di controllo più alto ...
(ancora da Friedman, p. 155) Come la Sicurezza sociale, l'istruzione controllata dallo stato è un altro esempio di elemento comune alle filosofie autoritarie e socialiste. La Prussia aristrocratica e autoritaria e la Francia imperiale furono i pionieri del controllo dello stato sull'istruzione ...

[in un sistema burocratizzato l'aumento della spesa sarà associato ad un calo della produzione. Friedman nota che ciò si è esattamente verificato nel settore della scuola pubblica: ]

Nei cinque anni dall'anno scolastico 1971-72 all'anno scolastico 1976-77, il personale professionale totale in tutte le scuole pubbliche statunitensi crebbe dell' 8%, il costo per l'alunno crebbe del 58%. Vi è un aumento dei fattori di produzione.
Il numero degli studenti diminuì del 4%, e del 4% diminui il numero delle scuole [alla faccia dello stato che si preoccupa di favorire i poveri ragazzi in periferia]. E immaginiamo che pochi lettori avranno da obiettare se si afferma che la qualità si è abbassata ancora più drasticamente della quantità. Questo è comunque ciò che risulta dall'abbassamento dei voti riscontrato in base a esami standardizzati. Vi è un netto calo della produzione [cvd].
[ancora per tornare al discorso del povero ragazzo di periferia:] Un elemento probante [dell'avvenuta burocratizzazione che causa un calo della produzione] può essere la riduzione del numero dei distretti scolastici nella misura del 17% nei sette anni dal 1970-71 al 1977-78 proseguendo la tendenza a più lungo termine verso una maggiore centralizzazione. Quanto alla burocratizzazione, relativamente a un periodo un po' più breve per il quale sono disponibili i dati (dal 1968-69 al 1973-74), a un aumento dell' 1% del numero degli studenti corrispose un aumento del 15% del personale professionale totale e del 14% del numero degli insegnanti, ma gli ispettori aumentarono del 44%! [questo per dimostrare come la scuola sia stata resa pubblica non a favore degli studenti, che invece ne hanno sofferto, ma a favore del personale e della burocrazia]

[il libro di Friedman è una miniera di informazioni, e vorrei ricopiare tutto il capitolo. Forse lo farò nel mio blog.
In breve Friedman nota come la scuola pubblica favorisce le famiglie ad alto reddito che, trovandosi in quartieri migliori, possono usufruire di scuole pubbliche migliori. Viceversa per i ghetti, ovviamente. Ecco cosa dice: >>>>>>>Le spese d'istruzione per alunno negli agglomerati urbani sono spesso alte tanto quanto quelle sostenute nelle lussuose zone periferiche, ma la qualità dell'istruzione è enormemente più bassa.>
a quanto pare le cosiddette caste chiuse si creano più probabilmente in un sistema pubblico. Per non parlare della segregazione razziale che può essere favorita (e lo è stata) solo in un sistema dove l'istruzione è gestita dallo stato con la forza. Nessun imprenditore ci tiene a perdere clienti, bianchi o gialli che siano (o handicappati o stranieri o con deficit di attenzione, per rispondere velocemente ad un'altra nota di Galatea)]

Infine, come cilegina sulla torta, Friedman dimostra qualcosa di enormemente interessante per tutti i difensori dei poveri:

"lo studio relativo alla Florida mise a confronto i benefici totali che i membri di ognuna delle quattro classi sociali di reddito ricevettero nel 1967-68 dalle spese pubbliche per istruzione superiore con i costi da essesostenuti sotto forma di imposte. Solo la classe di reddito più alta risultava avere ottenuto un guadagno netto, avendo ricevuto il 160% di ciòche aveva pagato. Le due classi inferiori avevano sostenuto pagamento superiori del 40% a ciò che avevano ottenuto. La classe media aveva pagato una cifra superiore del 20% a quella ricevuta."

Chiaro? I poveri pagano (sotto forma di imposte) di più, e ricevono di meno. La soluzione di Galatea e di tutta la sinistra e dei commentatori del blog di galatea è quella di iniettare più soldi nel sistema scolastico e far calare, come dimostrato sopra, ancora di più la produzione. Una grande idea.

martedì 18 agosto 2009

volevo insomma esternare la mia disapprovazione per in contenuti del blog "imdGalatea"

non riesco a sopportare neanche da lontano il blog di Galatea: dopo averlo seguito per un po' (con conseguente formazione di sangue amaro & nervosismo ad ogni singola frase) ho deciso di eliminarlo dalle letture e leggere solo di tanto in tanto (-frase eliminata per cattivo gusto evidente-) cosa scrive Gal. (principalmente arrivando ai suoi post tramite link di altri ecc.)

Mi sembra veramente strano che un tale blog abbia tanto seguito, e che i commenti negativi/gli insulti/le critiche siano così rari. Mah.

L'ultimo post sulla scuola è così banale e mal argomentato che merita un commento (credo di aver commentato così di rado..., io sono timido, ma ora ci vuole). Posto il commento scritto lì anche qui perché avevo cercato di organizzare, tempo fa, un lungo post sull'istruzione scolastica (argomento questo che mi è più o meno a cuore), ma poi non ne feci niente, principalmente perché sarebbe uscito fuori un mostro lunghissimo* (intendevo fare una lunga trattazione su diversi punti ecc., sarebbe risultato ovviamente pedante e noioso, forse quasi più di Galatea quando fa la simpatica->vedi ultimissimo post parenti serpenti). Comunque ecco il mio commento, che riassume in maniera veloce ciò che penso dell'istr. pubb.:
*questo mostro è nato davvero, qui

Perché la scuola ha smesso di insegnare? A quanto pare la colpa è della "società". Domanda, dunque: perché la colpa è della società? Perché la scuola è influenzata dalla società, e perché lo è negativamente?-(quel che voglio dire è che mi sembra che tu non colga il punto, ovvero la motivazione sottesa) (inoltre c'è anche un po' di confusione: ininspiegabilmente in un tuo commento sembri rimangiarti un bel po' di roba e dire "beh no in america è peggio qui in fondo escono bravi diplomati" [qui ci sarebbe da notare che, giacché la quasi totalità degli studenti frequenti scuole pubbliche, è NORMALE che escano anche persone brave, ogni tanto, e che raramente ci siano persone bravissime. Il punto è: quante persone brave sarebbero uscite dalla scuola privata? Alcuni casi "ai margini" {e cioè non bravi ma non così cattivi} nelle scuole pubbliche si sarebbero comportati meglio nelle scuole private? Queste domande vengono completamente ignorate])

Individuare in questo mostro nebbioso di "Società Italiana Allo Sfascio" la causa del male delle scuole è decisamente uhm poco serio (non per forza sbagliato, sia chiaro), perché porta a così tante altre domande che fanno diventare tutto inconcludente e incomprensibile e fumoso se non viene data risposta (anche a me forse manca il concetto di causa-effetto, ma società di merda->scuola di merda non riesco a collegarlo, almeno così, senza ulteriori precisazioni, uhm, mi sembra una freccia labile).

Qual è la soluzione? Il privato, il privato, il privato: l'unico modo per creare delle scuole altamente competitive che abbiano la massima intenzione a portare i suoi alunni verso il lavoro in modo da aumentare la sua reputazione (clientela), facendo studiare materie UTILI e non arbitrariamente segnalate come tali da ministri dell'istruzione varii. Le scuole private finanziate con soldi pubblici sono altresì una baggianata: se una scuola riceve soldi "gratis" (ovvero senza attirare clienti) non ha interesse a migliorare. (questo disincentivo vale per tutto il settore pubblico, com'è ovvio)
In questo modo si getterà da dove è venuta quest'idea malsana del "pezzo di carta", studiando non perché si deve studiare perché l'ha detto qualche filantropo/politico dell'ultima ora (per un senso di cultura personale e spesso ridicolo) ma perché si è interessati davvero a ciò che si fa-> la discussione sul valore legale del pezzo di carta è così scontata che non sto neanche ad approfondirla qui. Si dia il caso che il problema dello "studiare per il pezzo di carta" è connesso al problema del valore legale del suddetto pezzo di carta. Eliminando l'uno si elimina l'altro, garantito.->questo problema non viene proprio affrontato nel post, incredibilmente.

[questo dovrebbe portarci ad alcune riflessioni supplementari: è più incentivato a studiare un ragazzo che va a scuola gratuitamente, il cui impegno o meno nelle materie è indifferente per tutti e per lui per primo*, o un ragazzo i cui genitori (o lui stesso) pagano per l'istruzione da ricevere?]
*gli studenti sanno che la preparazione nella scuola pubblica è così mal considerata da qualsiasi datore di lavoro che avere 100 o 60 al diploma è indifferente per il di cui sopra datore di lavoro. Da qui segue la preparazione supplementare (e INCREDIBILE, se ci pensate, eh, eh) di master, corsi nelle aziende stesse, test, colloqui ecc. (pensateci, questo è davvero incredibile, ma questo nessuno lo pensa).

Ovviamente questo atteggiamento deve essere esteso non solo alle medie barra superiori, ma all'università soprattutto, la più vicina al campo lavorativo.

Ovviamente è sottointeso che l'obbligo di frequentare la scuola fino al tot di anni è una delle merdate più grandi mai pensate dall'essere umano (anche se quest'idea è così poco diffusa, ma non capisco perché)

lunedì 3 agosto 2009

Una breve considerazione su: iPod apple, informazione, danni (da un punto di vista semi-libertario)

La definizione di semi-libertario deriva dalla mia diciamo così timidezza e insicurezza: non sono abbastanza coraggioso o abbastanza sicuro di essere un libertario; anche se lo fossi (inconsapevolmente), non sono completamente certo che l'approccio di seguito utilizzato per l'analisi di iPod, informazioni e danni sia completamente libertario. Insomma, sono delle considerazioni fatte da ME, e forse io sono libertario, ma non ne sono sicuro; da cui l'espressione -semi-libertario-.

L'iPod di una ragazzina le esplode in mano e questa (la ragazzina) chiede un risarcimento. La apple afferma di poter risarcire unicamente il prezzo dell' iPod, ma a condizione che la faccenda rimanga -sotto silenzio-. Le implicazioni qui sono molteplici: il diritto della ragazzina di chiedere un rimborso, il dovere dell'azienda di rimborsare, nel contempo il diritto (?) dei cittadini ad essere informati per eventuali pericoli, il dovere (?) dell'azienda di informarli e di essere trasparente e di dover rimborsare alla ragazzina gli eventuali danni fisici a parte il prezzo dell'oggetto stesso senza avviare manovre che a prima vista possono sembrare truffaldine perché danneggiano tutta la comunità di ignari consumatori di prodotti mele-dotati. Insomma, un casino così grande che ci ritroviamo un po' spaesati. L'approccio definito (da me) semi-libertario (che forse, come detto sopra, è un approccio TOTALMENTE libertario, ma io non lo saprei) può esserci utile, anzi utilissimo, illuminante.

Il problema che qui affronto (e che raramente ho visto affrontare nei varii paper libertari) è quello dell'informazione. Una azienda può mettere in commercio materiale difettoso senza informare i clienti? Un innamorato ideologicamente cieco per la liberà risponderebbe senza dubbio con un SI' a tutto petto. Anche se questa risposta può apparire estremamente strana e immorale, io credo che sia quella giusta: vediamo infatti cosa accade in una società libera di questo tipo senza l'intervento bollino-statale.

Il punto importante che vi invito a considerare attentamente lasciando perdere la sua ovvietà è che l'informazione può avere un certo valore per l'individuo. Per un individo sapere che l'iPod potrebbe scoppiargli in mano o che una televisione blocca automaticamente i canali erotici può essere estremamente importante. In poche parole vi è una domanda di informazione, domanda intesa in questo senso: le persone sono disposte a sacrificare qualcosa in cambio di informazioni per loro importanti.
Quando x vale qualcosa per qualcuno è possibile che qualcun'altro offrirà x per qualcosa. -Devo- mantenermi sul vago, anche se è ovvio che il qualcosa più usato sono i soldi. Comunque non solo: i blogger che danno informazioni utili che hanno valore per qualcuno potrebbero ad esempio farlo perché vogliono essere letti e provano un piacere infantile ma comprensibile nello scalare una classifica. Il punto è che questa domanda viene in qualche modo soddisfatta.
Faccio notare velocemente come non tutta l'informazione merita di essere divulgata, semplicemente perché ad alcune persone non interessano alcune cose, e le cose che interessano o meno sono semplicemente soggettive.

Veniamo al caso pratico: quanto vale l'informazione che l'iPod potrebbe scoppiarci in mano? Il valore cambia ovviamente da persona a persona. Per la apple a quanto pare questa informazione non è tanto importante, infatti decide di spendere solo 162 sterline.
La ragazzina invece pensa di poter guadagnare di più diffondendo l'informazione: è una piccola imprenditrice perché SA che questa informazione potrebbe interessare molta gente e valuta il suo silenzio > di 162 sterline. Possiamo facilmente immaginare che effettivamente la richiesta di essere informati su iPod scoppiettanti può valere un bel po' per diverse persone [aggiungo qui che, se non si fosse capito, tali informazioni vengono divulgate tramite i mezzi soliti cioè stampa blog urlatori che guadagnano di più se scrivono/dicono cose che -interessano- alla gente]. La domanda di mercato (e cioè la richiesta di avere informazioni) viene automaticamente soddisfatta, senza che nessuno sia costretto coercitivamente a fare qualcosa o a stampare un certo bollino.

A questo punto i consumatori sono "consapevoli", e cioè possono effettuare scelte razionali: possono decidere se il rischio che un iPod scoppi in mano valga il valore dell'iPod stesso o se invece no. Ciò non è banale e non è richiesto l'intervento di qualcuno per togliere dal mercato un prodotto potenzialmente pericoloso. Possiamo senza dubbio immaginare mister X desideroso di vivere una vita spericolata e circondarsi quindi di oggetti pericolosi. Perché tale mister X non potrebbe valutare il rischio come un fattore positivo? D'altro canto se molte persone si lasciano convincere a non comprare prototti non sicuri la apple dovrà aumentare la sicurezza dei suoi congegni. La sicurezza non è un valore assoluto, e la sicurezza ASSOLUTA non è (forse) possibile né (sicuramente) auspicabile. Il "limite" di sicurezza viene scelto dal mercato automaticamente.



E se la apple avesse offerto un prezzo "adeguato", cosa sarebbe accaduto?
Quanto deve offrire la Apple per comprare il silenzio della ragazzina? Avrebbe dovuto offrire -un valore maggiore dell'informazione stessa! Questo è incredibilmente giusto e corretto e non porta a nessuna conseguenza immorale. Se la ragazza accetta ad esempio 10 000 euro per il suo silenzio, vuol dire che ella aveva valutato il prezzo per il popolo di ottenere la suddetta informazione inferiore a 10 000 euro [questo in quanto, se fosse stato altrimenti, alla ragazza sarebbe convenuto -divulgare- l'informazione]. Ciò vuol dire semplicemente che, per la massa di persone desiderose di informazioni, l'informazione suddetta non è -abbastanza importante-.
Non c'è alcuna motivazione razionale per cui l'interesse di una certa parte della popolazione (e cioè quelli interessati alla salvaguardia dei loro arti durante la fruizione di un certo prodotto) debba essere moralmente superiore e favorito rispetto all'interesse di una ditta (formata anch'essa da individui che pensano amano e mangiano come gli altri). In questo caso, il valore del silenzio per la ditta è maggiore del valore di essere informati della seconda, il che, ricordando che l'informazione non ha un valore assoluto, è giusto e bello.
Quindi la morale è: non preoccupatevi di morire intossicati al prossimo morso, non preoccupatevi che il vostro pc possa esplodervi in faccia, non preoccupatevi di queste cose. Se c'era da sapere qualcosa di importante* l'avete probabilmente saputo.

*sebbene questo può sembrare soggettivo fino alla dispersione, faccio presente che per gli esseri umani è più o meno chiaro quali sono le informazioni importanti e quali no: quelle sulla salute, ad esempio, escono sempre a galla.
Inoltre il potere totale dei consumatori (espresso tramite la loro normale sete di informazione e quindi attraverso la loro azione di comprare/visualizzare giornali/blog (ecc)) è elevato, essendo un gruppo talmente numeroso da neutralizzare (in genere) il potere in termini di danaro della singola azienda (ciò doveva apparire ovvio già da prima).

Questo post incredibilmente ferraginoso era nella mia mente molto più illuminante.


[ es pratico: vorrei far notare come tutte le persone che attaccano il McDonald perché "chissà cosa ci mettono dentro" SANNO che il McDonald ha una cattiva reputazione sulla qualità del cibo utilizzato e possono compiere delle scelte razionali in merito a frequentare o no tali postacci. Non lo sanno in virtù di una magia che conferisce loro la conoscenza infinita, ma lo sanno perché per l'individuo avere informazioni su ciò che ficca in bocca è abbastanza importante, e quindi è sbucato fuori qualcuno disposto a vendere tale informazione -film contro il mcd. ecc.- comunque sia io, consapevole dei rischi, continuerò ad andarci]