mercoledì 9 luglio 2014

SWEDENBORG

SWEDENBORG
“Tutto ciò che sto per scrivere è già successo e, come tutte le cose, succederà sempre. Mi sono imposto di essere un narratore neutrale, ma perché dovrei decimare il mio testo di passione quando poi proprio questo è l’argomento che [...] ”
“Circa 40 anni fa fu rilasciato in commercio quella macchina diabolica il cui nome è, sin dai tempi di mio padre, sacrilego in questa famiglia. Come accade spesso per questo tipo di cose, la proposta iniziale assumeva vesti innocue ed innocenti schermandosi dietro parole infantili e vagamente sensuali.  Permetteva di fare qualcosa di rivoluzionario, che pur non dev’essere sembrato ai confratelli nulla di blasfemo. Non parlavano di certo di amanti, quelle malefiche volpi del marketing, ché la dottrina era assai forte in quel periodo (Dio sia lodato) e idee del genere non potevano essere ventilate. Si prometteva di poter condividere una emozione, una passione, un setimento fievole o vigoroso, attraverso un collegamento di cavi da una calotta cranica ad un’altra. Stiamo parlando, miei cari confratelli, di un periodo nel quale ancora si poteva dire senza un velo di ironia cose del tipo “non sai cosa sto provando” o “una emozione indescrivibile” o altre cose che quest’oggi vengono additate come sciocchezze dagli apostati, fedigrafi ed ingrati della nuova generazione.”
Ribollendo di rabbia, i suoi recettori muscarinici si aprirono accogliendo nel loro ventre un’ abbondante quantità di feniletilamina rilasciata dalla 2C-T-8 che aveva assunto pochi minuti prima – sotto consiglio del suo Rettore – che generò una allucinazione di stampo sinestetico, riconosciuta all’istante e soppressa prontamente dal nostro formidabile oratore.
“[...] Eppur Dio sin dai tempi del benedetto Nikolas von Zinzendorf deve aver capito che il misticismo mal si addice all’uomo, e così questa meraviglia fu prontamente utilizzata per scopi impuri. Noi ci distaccammo, ovviamente, ma forse peccammo di ingenuità. Perché, miei fedeli compagni, non è facile poter sapere quando Satana si avvicinerà a voi. Quando è troppo vicino, è troppo tardi, e poi...” si confuse. Ricominciamo.
“Prescienza e predestinazione potrebbero essere temi di un saggio dedicato al nostro caro Louis, che sappiamo essere tra noi quest’oggi. Ma ahimé, non erano argomenti studiati dai confratelli della passata generazione che, sebbene benedetti, mai potevano prevedere cosa sarebbe successo. Questo dannato strumento, connessione immorale tra due menti che Dio ha fatto separate e distinte, ebbe un clamoroso e, col senno di poi, prevedibile successo. [...] Finché quest’oggi non assistiamo alla biasimevole, impura, dannata, “ si confuse di nuovo, essendo un compito arduo poter ricordare un discorso così complesso quando, davanti ai propri occhi, si staglia un sole rotante e violento, offuscando e abbagliando la vista e la mente.
Il nostro oratore, che rispondeva al nome di Robert  C. Zaehner,  era cresciuto nella feroce ombra dello svedese Emanuel Swedenborg - dimenticato mistico agostiniano - che fungeva da mentore, padre, e nemesi; tutto ciò senza mai essere in effetti presente, essendo morto diversi secoli prima. Zaehner suggellò il segreto sposalizio divorando (letteralmente) pagine del trattato più famoso, Apocalypsis Revelata,  e bruciando in un bosco della Germania Orientale l’infame Deliciae Sapientiae de Amore Conjugiali, scritto, si ripeteva Zaehner, in un momento di debolezza. Senza aver mai toccato con mano la mollezza del corpo che spinge gli uomini verso l’inettitudine, si dichiarò dapprima gneosico, dopodiché teosofico. Lo ritroviamo adesso nel ruolo di Vescovo Viola, carica appena più in basso del Rettore, ma preceduta da centotrentadue altri ruoli a lui subordinati. Non che questo fosse di alcuna importanza, avendo Zaehner abbandonato qualsiasi ambizione che potesse distogliere la sua attenzione dall’ascesa mistica che, oramai da due anni, stava faticosamente intraprendendo.
Tossisce.
“Non che questo sia bastato a quella ripugnante bestia che con tanto odio disprezza il dono dell’individualismo che il nostro Signore, Unico ed Indivisibile, ci ha offerto. E quindi la tecnologia avanzò, molte risorse furono spese, e si iniziò ad utilizzare in gruppo, condividendo non solo emozioni provate all’istante, ma anche esperienze, vissuti, ricordi e sogni. Sappiamo tutti cosa successe. Persone iniziarono a vivere completamente all’interno di quella bolla chiamata erroneamente coscienza collettiva, cibandosi endovenosamente di sostanze adatte solo al sostentamento vegetale, e...”
Continuò Zaehner, raccontando di cose che tutti sapevano, tutti avevano vissuto, e quasi tutti (in quel gruppo) odiavano. La loro confraternita, composta dalla bellezza di ventimila elementi sparsi in tutto il mondo, era riunita in videoconferenza in quella stessa cattedrale tedesca in cui un vecchio Johann Sebastian Bach si era esibito all’organo per l’ultima volta, esattamente 292 anni prima, contemplando un occhio fluttuante  la cui pupilla si ingigantiva e rimpiccioliva a tempo di musica.
Zaehner batté i pugni sul tavolo un paio di volte, in maniera impropriamente enfatica. “Forse che l’uomo può davvero sperare di trovare l’Unione con il Tutto in un modo diverso che con la preghiera, la fede e l’amore universale?” Disse, sentendo che le sue forze iniziavano a venir meno, i capillari dilatarsi, il ramo sinistro dell’arteria polmonare restringesi e boccheggiare. Il sole davanti ai suoi occhi si ingrandiva sempre di più, e ora sembrava emanare raggi freddi. Una goccia di sudore colò sulle sua labbra. Sentiva che qualcosa stava succedendo.
La confraternita, le cui credenze si basavano in parte sullo studio degli scolari vicini al dottissimo Robert de Molesme, monaco benedettino venerato subito dopo e molto dopo la sua morte, costitueva il 2.1% della popolazione mondiale non vegetalizzata, per utilizzare un termine caro al nostro Robert. Avevano visto il mondo che amavano trasformarsi in qualcosa che non capivano, e avrebbero sofferto la disfatta della maggior parte dei loro membri, e la morte precoce dei rimanenti. Molti di loro non avrebbero mai provato l’esperienza di una unione collettiva, totale, immortale, unione come quella che la tecnologa stava offrendo al resto della popolazione. Zaehner, invece.
Annaspò, provo a chiudere gli occhi, ma le palpebre gli erano diventate invisibili. Inciampò e rimase in ginocchio, percependo lontamanete il turbinio delle voci dei suoi lontani, lontanissimi compagni. Il Rettore, unica persona presente fisicamente nella Thomasschule, gli si avvicinò. Inginocchiandosi di fianco a lui, gli sussurrò parole benedette che non colsi.
Quando il sangue eruttò nel lobo occipitale, il suo mondo divenne completamente bianco. L’ Hallelujah di Händel irruppe con prepotenza. Subito dopo, forme geometriche  presero a costruirsi e dissolversi davanti ai suoi occhi. Zaehner, trasceso, percepì l’avvicinarsi volteggiante di una figura umana. In un abito di cotone marrone, impreziosito da una tessitura in classico stile Barocco, un uomo dai capelli bianchi e con le braccia spalancate fluttuò verso di lui. Il suo nome era Swedenborg.  Zaehner, le cui pupille erano diventate due boccioli di sangue, si rialzò e librandosi gli andò incontro gridando parole di odio e reverenza. Il suo cervello scoppiò, la sua mente si aprì e le sue idee si proiettarono all’esterno seguendo mille percorsi diversi scintillando ineguali in un cammino casuale di neuroni condivisi, di esperienze universali e di percorsi intrecciati, unendosi in quell’unione dannata con l’unico uomo della sua vita che l’avesse mai potuto capire, sussurrando morendo parole d’amore.

giovedì 3 gennaio 2013

verso occidente l'impero.

Voglio raccontare una cosa.
D. stava male da diversi giorni, probabilmente un paio di settimane. La sua salute, non sempre fortissima, si era rivelata in questo caso particolarmente vulnerabile al classico virus stagionale, costringendolo a letto durante le festività. Dopo alternanze di alti e bassi, decide (durante un periodo alto) di andare dal dottore, e lì lo troviamo. Io ero di fronte a lui, ma non so come si chiama, e non lo vidi ma non lo notai. Non l'ho mai più conosciuto, e se l'ho rivisto non l'ho mai ricordato, tant'è che, perché avrei dovuto? Non so proprio. Con un atteggiamento piuttosto compassato, ritroso, come se avesse preferito scomparire, con un'aria malaticcia che dava l'impressione di non essere mai stata davvero florida, prese il suo bigliettino e si sedette.
Non devo distrarmi, perché questa parte è abbastanza importante. D. era di fronte a me, e probabilmente ci siamo visti negli occhi, ma questo non è davvero importante, né è importante come io o lui eravamo fatti, o cosa pensavamo, o quanto religiosi fossimo. Eravamo estranei e lo saremo sempre stati (mentre mi è capitato di conoscere altre persone di questa vicenda).
Ma senti questa: seduto esattamente al suo fianco, una ragazza. Attraente. Non voglio neanche iniziare a pensare di poter dire qualcosa in merito, allo scopo di descriverla: ne sarei capace*, con grande impegno, ma ne vale davvero la pena? No.
*e non ne sono neanche sicuro, e forse sarebbe quasi il caso di iniziare a chiedersi quale sia il punto di tutto ciò, e cosa intendo quando dico che sono davvero capace di descrivere una cosa del genere, e che forse è davvero *troppo* facile dire che "sono capace a descrivere X" quando a) non ho detto cosa è X nel dettaglio (la descrizione di COSA esattamente?) e b) che cosa intendo con capace, e cioè qual è il mio scopo in questa descrizione, se per caso fare in modo che il lettore si crei una immagine mentale della ragazza, fare in modo che il lettore percepisca questa ragazza, fare in modo che il lettore *possa essere capace di* riconoscere questa ragazza se, posto davanti ad una serie di foto, gli si chiedesse di riconoscerla davvero (cosa che mi sembra abbastanza simile al primo punto, ma non troppo e comunque non abbastanza). Lo scopo di questo racconto (assolutamente reale, se non per i dettagli di cui a nessuno importa) è trasmettere una sensazione da un cervello all'altro.






La ragazza, che chiameremo M., non conosceva D. il quale stranamente, però, conosceva M.
A un paio di chiometri di distanza S., steso sul letto, leggeva un libro. Si sentiva come se la sua anima stesse manifestandosi poco a poco, essendo uno di quei ragazzi sulla ventina la cui ritrovata intellettualità dischiude progressivamente il suo tesoro in maniera improvvisa e feroce. Vorticosa, forse, ma lui avrebbe preferito chiamarla mistica. Il titolo del libro che stava leggendo, di una importanza assolutamente fondamentale, verrà qui omesso. Il librarsi del suo essere verso territori monacali veniva di tanto in tanto interrotto da un più prosaico scambio di messaggi con una certa ragazza in una certa sala di attesa di un dottore (chiaramente, M.). D. (il ragazzo malaticcio) era consapevole di un certo qualcosa che era in corso tra il suo caro vecchio amico S. e M. (la ragazza nella sala d'attesa, sulle cui condizioni di salute non ci è dato sapere nulla, proprio), e questo era il motivo per cui D. conosceva M. ma non viceversa.
S. (il ragazzo in fase mistico-a-tratti) sapeva che M. (la ragazza con cui era in corso qualcosa che, per decenza, tralasceremo) era dal dottore e sapeva che il suo amico D. (dall'aria malaticcia, ma che di lì a pochi giorni si sarebbe completamente ripreso) non era, per l'appunto, in condizioni perfette da diverse settimane.
Ma S. (il ragazzo che pensava di poter dominare il [suo] mondo [intellettuale] tramite la lettura di romanzi postmoderni perlopiù sconosciuti) avrebbe saputo solo in seguito che M. (la ragazza che, a questo punto penso si possa dire, era stata benedetta con una bellezza prodigiosa che, ancora una volta, eviterò anche solo di iniziare a cercare di trasmettere, a parte con questa breve frase in parentesi) e D. (il ragazzo che aveva avuto qualche problema in passato, e che a volte metabolizzava in maniera piuttosto atipica inventando storie sulla sua infanzia, principalmente viaggi e scopate immaginarie) erano vicini, così vicini, che D. (vedi sopra) poteva effettivamente vedere che M. (come è possibile avere degli occhi così, mi sto ancora chiedendo) stesse effettivamente messaggiando con qualcuno E CHE quel qualcuno era proprio il suo amico S. (che, tra l'altro, proprio in questo periodo stava cercando con un abile gioco di prestigio di  reinventarsi in qualcosa che, almeno all'apparenza, potesse essere più metabolizzabile, e potrebbe anche essere utile sapere che aveva già vissuto *in un* periodo mistico in passato, durante la lettura dell'Uomo Senza Qualità, immenso romanzo che oramai non si poteva evitare di associare a prugne secche, e che però lo aveva spinto a incidere in rilievo su un libro di matematica "in questo momento sono felice", un gesto che voi cinici sogghignatori moderni o ultra-moderni potete pure interpretare come volete, ma che in realtà ha un significato *pieno* che non ci sogneremo neanche lontanamente di negare).
Non è quindi davvero chiaro se il ragazzo malaticcio avesse visto che la ragazza-divinità stesse davvero messaggiando con il suo amico in-fase-mistica. Ma ha riconosciuto la ragazza-divinità, e l'ha in seguito comunicato all'amico-mistico, il quale non ha potuto che trarne le dovute conclusioni. Che siamo molto più connessi di quanto appaia, che vediamo molte più persone di quanto non riconosciamo, che veniamo riconosciuti più spesso di quanto non crediamo, che le vite si intrecciano in continuo, e con la stessa facilità gli intrecci si sciolgono. Che forse non tutto ha senso, o forse tutto ha senso, e sostanzialmente non lo sapremo mai, se non utilizzando quel terzo occhio che diciamo di avere, o forse se non raccontiamo noi stessi.

venerdì 30 novembre 2012

Certi film non sono da vedere. Certi film mi fanno ripensare a quando ero bambino. Sento una atmosfera diversa. Sento il vento del parco, mio padre che mi spinge con la bicicletta, mio fratello che mi è accanto, gli altri bambini. Sento le foglie del parco, in un parco in cui non vado da anni. Mi ricordo di mio padre, mi ricordo benissimo, chissà se lui si ricorda ancora, mi ricordo quanto tempo passava con noi, come mi ricordo bene... dov'era mia madre?


Mi ricordo di un tempo in cui, in quel momento, c'era poco da ricordare. Mi ricordo di una coscienza ancora fresca. Mi ricordo di un tempo in cui si voleva essere monaci, o santi, o semplicemente bambini.

Dico in giro che non mi piacciono i bambini. Non è esattamente vero: non mi piacciono i bambini estremamente piccoli. Ho realizzato che quelli più grandi, sui 13-14 anni, sono ok. Mi fanno ricordare qualcosa. Probabilmente li apprezzo solo perché mi fanno ricordare qualcosa, non so.

E' tutto diverso qui. In una casa che non è mia e che oramai chiamo casa, in una stanza senza la compagnia del proprio sangue, di un proprio sangue che ha sempre dovuto trascinarsi con difficoltà.

Non è colpa dei film. E' colpa mia, che troppo raramente mi fermo a guardarmi indietro. Ed è meglio così, forse. Tutto sembra doloroso, estremamente doloroso. In continuo mi viene da fingere: potrei far finta che è tutto un discorso di qualcun altro, in modo da schermarmi contro l'ironia altrui. Ho imparato diversamente, grazie a qualcuno che non conoscerò mai. Quando si soffre si scrive, a quanto pare. Non è detto che funzioni.

Penso al passato, mi ricordo ancora qualcosa? Mio nonno. Le mie tartarughe. Mia zia. La mia famiglia, che adesso inizia a sembrare importante. Qualche mio professore e qualche mio compagno delle elementari.

Non penso al passato: quando un periodo della mia vita finisce, non lo valuto, non lo soppeso, non ci ripenso, non lo reimmagino, non lo sogno, non lo costruisco. Questo è il motivo per cui non ricordo il periodo delle elementari. [ Mi fermo un attimo. Deve essere meno letterario, più vero, stai davvero scrivendo per te stesso, non devi neanche giustificarti, aspetta. Meno parole, più immagini ]

 Più immagini: l'attesa davanti scuola. Mio nonno. Dicevo... prendo un lungo respiro.

Non sono abituato a guardarmi indietro. Ed è per questo che non ricordo i nomi dei miei amici delle elementari. E' per questo che non soffro. E' per questo che non realizzo che le cose stanno cambiando, finché non arrivano i momenti di lucidità in cui tutto è presente contemporaneamente.

Questo è un buon sistema di difesa, ma adesso inizia a fare acqua. Stavo per scrivere "mi manca tantissimo". E' vero? Sì. Mi manca tantissimo lui, lei, e qualcosa che ho perso. L'uomo senza qualità.


Mi manca tantissimo l'uomo senza qualità, e il misticismo, e il rifiuto del metodo scientifico. Mi manca tantissimo il non discutere e il non giudicare e il sentire, e il percepire.

Sto davanti scuola, parlo con i miei amici, molti se ne vanno, fa freddo. Aspetto ancora un po', vedo le mamme degli altri. Arriva mio nonno e gli do la mano, e lui mi accompagna a casa.

giovedì 9 agosto 2012

Trattiamo con cura ciò che facciamo. Salviamo le cose. Rileggiamole, rimodifichiamole, diamole un valore.
Organizziamo in cartelle le nostre musiche, organizziamole in album, conosciamone l'anno di pubblicazione, godiamone più volte prima di gettarle. Riascoltiamole. Piangiamo.
Salviamo le cose importanti anche se non le rivedremo. Amiamo tutto ciò che abbiamo salvato, e ringraziamo la possibilità di poterlo fare.

Possiamo salvare ciò che eravamo. Possiamo rivedere ciò che eravamo. Possiamo tornare indietro nel tempo e rivederci. Trattiamoci con cura. Trattiamoci con grande cura. Senti questa marcia?

Non sciupiamoci, cerchiamo di essere consapevoli. Non è una cosa del tipo che io ti dico "cosa fare", è una specie di ricerca di intenti. Cosa dobbiamo fare?

Osserviamo la batteria, si sta avvicinando, amiamone i ritmi. Cambia in continuo.

mercoledì 8 agosto 2012

Il Lanciapietre

Il Lanciapietre Leggendario nasce il 10 Agosto 1564 e muore il 10 Agosto 1694, diventando così la persona vissuta più a lungo nella storia (se questa notizia fosse vera).
A tratti di matita grossa vi descriverò la sua storia. Il LL ha capito a 21 anni il segreto della vita. Scandiamo bene le parole e tralasciamo qualche dettaglio per non sciupare la freschezza dell'illustrazione. Osserviamo un mare agitato sullo sfondo e una spiaggia sassosa, LL in piedi che guarda l'orizzonte, immobile, gli stracci che volteggiano accarezzati dal vento marino, il sole oramai cupo. LL pensa, LL fa, LL scaglia.
LL prende una pietra e alleggerisce i muscoli e li tende e la pesa e la guarda e fa un sorriso, la lancia parabolicamente non perdendola d'occhio durante il volare, 2 secondi precisi raggiunge un altro sasso creando un rumore sordo risuonante simpaticamente con l'anima di LL che ora, sorridente, capisce qualcosa.
LL a 21 anni diventa il Lanciapietre.

veloce riassunto:
anni iniziali da lanciapietre, la fatica, il dubbio, la penitenza, la determinazione, il dubbio, la sensazione di fallire, la rinascita, la perseverazione, i risultati, la tecnica, la voglia di perfezione, il suono, l'estasi, la meditazione, la scelta della pietra, la scelta della pietra perfetta, l'abbandono del progetto con insegnamento annesso, la folla che lo ammira, la folla che lo acclama, la fama, la leggenda.

Il Lanciapietre Leggendario aveva due allievi. Uno era VV, l'altro Fabio C. Il primo aveva una indole essenzialmente malinconica, e tutta la gioia della sua vita era costituita dal lancio delle pietre. Un sorriso poteva vedersi sul suo volto al momento in cui il contatto avveniva e il momento magico si estendeva toccando le sinapsi/consumandosi in un istante.
VV nasce nel 1985 e morirà nel 1932 e condividerà con Fabio C. la stessa data di nascita e morte e la stessa causa di morte, che riguarda stranamente una pietra e un arpione (come vedremo in seguito).
Fabio C. si distanzia dagli insegnamenti del Lanciapietre Leggendario il 9 Agosto 1694. Lancia una pietra, moto parabolico, eleganza, l'aria che si sposta e l'anima che si distanzia e si allarga, il vedersi dall'alto, il vedere il campo dall'alto, l'estasi e la metafisica, il sentirsi un monaco, il provare la connessione con la natura, non l'avere più paura, sentirsi pietra, sentirsi roccia, toccare terra, uccidere un animale, goderne. 

Fabio C. non poteva far altro che continuare, e assunse il nome di Nemesi, decidendo di rispecchiarsi in ciò che non era anziché in se stesso. *

*se è possibile, obviously. 



Il giorno 8 Agosto 2012 VV e Nemesi si incontrano ancora. Il primo ha voglia di uccidersi e l'avrebbe già fatto se non fosse per l'attimo di gioia trasmesso dall'impatto della roccia scagliata dalla sua mano rugosa, il secondo ha voglia di uccidere. Lanciano un sasso l'uno contro l'altro.
Il sasso di VV si innalza in questa traiettoria, VV sorride, VV volteggia e sente di morire, VV ha voglia di fumare, la sua pietra si scontra contro la pietra di Nemesi emettendo un rumore sordo, VV prova il suo primo orgasmo, la pietra torna indietro, la pietra di Nemesi cade a terra inerte, la pietra di VV colpisce VV in testa provocandogli una more rapida. Nemesi è amareggiato, l'estasi suprema gli è negata, non era la sua pietra ad aver ucciso l'animale.
In un turbinio di indecisioni e sussurri Nemesi decide di diventare il Lanciapietre Leggendario, e appena lo decide ecco che vi si ritrova:  il 10 Agosto 1570, bambino, osserva una pietra e la ignora, stabilendo un destino ancora ignoto a tutti fuorché a quella pietra stessa.

L'ombra

Fatica.
Ecco ciò che succede oggi. Eccomi qua, con una marea di materiale da leggere per poter essere pagato. Ecco il mio lavoro, ora ve lo dico:
                     devo fingere di essere una persona
Devo fingere di essere una persona, su internet. Devo imparare i modi di dire di quella persona. Devo mettermi il suo avatar, la sua frase personale, devo scrivere come lei.
Devo soddisfare il desiderio sessuale di un tipo, che mi paga, che ha la perversione più particolare del mondo. Bene, ok, d'accordo, don't judge- facciamolo.
Tantissime parole, mi annoio ben presto. Eccole qui, queste conversazioni; private, ma non per me. Io sono speciale e particolare, ho accesso alla Tua intimità, cara G., io posso sapere tutto ciò che dici mentre parli con il mio mecenate. Tu non hai segreti per me, e io diventerò te, e tu non mi conoscerai mai. So come scrivi, capisco il tuo stile. So quali sono le frasi che dici più spesso al Mecenate. Leggo i tuoi sbalzi d'umore, forse meglio di lui. Mi annoii, a tratti, ma ti comprendo in altri, e mi sento privilegiato, pensando a questo nostro strano rapporto. Il mio Mecenate mi dice tutto di lui e tutto di te. Lo faccio per i soldi; lo farei anche senza i soldi? Dipende. Scrivere storie erotiche è un conto. E' noioso, non dà soddisfazioni, sono sempre le solite cose.

Cosa diversa è essere te. Mi piace essere te, perché io so come si fa ad essere te. Cara G., cara G., cara G.
Ti vorrei conoscere e dirtelo. Non fidarti del Mecenate, non è così limpido, ma è arrotolato. Cara G., non lo farò, perché ho un rapporto complesso anche con lui. Mi paga, è un datore di lavoro? Mi paga, e gliene sono grato, e mi paga bene, e io e te invece cosa siamo? Saprò essere te? Meglio di te? Possibile mai?

La realtà di carne e membra che scrivono e pensano e soffrono e che si proiettano nel mio cervello tramite le parole e parole e tristezze e smile non rivolti direttamente a me ma che per me traspirano passando attraverso quest'altra dimensione che infine POTREBBE O NO riflettersi in me e diventare me e se faccio un buon lavoro mi pagano bene, se divento TE, e voglio diventarlo. S- . . . .
sono un guardone? Non proprio. Mi interessa la tua vita? Ti sento tenera e -fragile. Vedo i tuoi problemi, e cerco di imitarli. Mentre li imito ti capisco, mentre ti capisco vorrei salvarti. Non sono un guardone, ma un-



Cosa faccio davvero? L'ombra di un imitatore. Un imitatore solitario.
Un tipo in una stanza vuota e buia che mi dice "Ora fai finta di amarmi. Ora fai finta di lasciarmi". Per piacere non facciamo più finta- per piacere, fammi diventare lei.
"Ora G. mi lascia, fammi soffrire" - fammi soffrire, fammi soffrire, e così farò.

lunedì 23 agosto 2010

Half a Man - Chocolate Genius

[vedi post precedente]

[ascolta musica]

CHOCOLATE GENIUS

Half a Man - Black Music - 02 - lyrics

Save yourself, me I'll be fine
and save your breath
stay away from mine.

And don't look back
'cause I will understand
I'm half way home
like half of a man.

And tell my tree,
sorry I went soft
for each new leaf
falls like a cough.

I was almost your dad
but I turned and I ran
I ran half of the way home
like half of a man.

And don't you look back
cause I will understand
I walked half of the way home
like half of a man.

Planet Rock - Chocolate Genius

[il testo di questa bellissima canzone dei Chocolate Genius non c'è su internet (come quasi nessun testo dei CG) quindi io e M.uccia l'abbiamo ricavato dalla musica e inviato ad un sito di testi. Non ci hanno cagato per niente. Quindi lo pubblichiamo qui, così -la gente- lo cerca e lo trova.
Per chi non conosce i CG, scaricate la musica qui. Se qualcuno vuole suggerire una versione migliore, lo faccia pure]


CHOCOLATE GENIUS

Planet Rock - God Music - 08 - lyrics

I know a girl from Planet Rock
they swear that she can't stop
and I heard her scream without a sound
burn her father's house to the ground.

And I told myself I wouldn't waste some
'cause she's gone,

Planet Rock.

I see in a laugh the way I tear
run and make???? it down the street
I can judge but I won't to
Heaven knows what she's been through
Heaven knows, but he don't care.

You should tell yourself there's better thing to know
to come back from...
come back from Planet Rock
come back, yeah, come back
from Planet Rock, Planet Rock...

freak... rock...

venerdì 30 luglio 2010

ah già, io avevo un blog.

-Per un esame di inglese ho tradotto un articolo scientifico di psicologia evoluzionistica:

predittori di quando e quanto spesso le persone si innamorano.

Il testo originale è qui

Il testo, tradotto da me, di cui non garantisco l'attendibilità né null'altro, è qui (.doc). E' molto lungo, credo che non interessi praticamente a nessuno, ma insomma io l'ho fatto e mi spiace che rimanga nel mio hardisk. E poi la psicologia evoluzionistica è FIGA.

Ora aggiorniamo il blog!

-ragionamenti varii (i drogati visti persone che hanno trovato la felicità e altre stronzate simili)


-sto leggendo molto di meno e studiando molto di meno. Mmm...

-ascolto tanta musica, genesis e emerson lake & palmer. Che roba!



[Il Pallone, di Barthelme, da leggere, qui ]



-ho intenzione di tradurre qualche altro articolo, quindi boh, lo scrivo così mi sento impegnato a farlo (come no).

-sto recuperando LOST. Già. Lost.

domenica 10 gennaio 2010

Brevi interviste con uomini schifosi (film di John Krasinski)

Ho appena scoperto che dal fantastico libro di D. Foster Wallace -->"Brevi interviste con uomini schifosi" è stato tratto un film, e il regista è John Krasinski, l'attore di The Office (che sarebbe una delle mie preferite serie tv). Chi se lo sarebbe mai aspettato? A quanto pare il film è stato premiato al Sundance Film Festival.

Ecco un estratto dal libro, tanto per farvi incuriosire, nel caso.

Una storia ridotta all'osso della vita postindustriale

Quando vennero presentati, lui fece una battuta, sperando di piacere. Lei rise a crepapelle, sperando di piacere. Poi se ne tornarono a casa in macchina, ognuno per conto suo, lo sguardo fisso davanti a sé, la stessa identica smorfia sul viso. A quello che li aveva presentati nessuno dei due piaceva troppo, anche se faceva finta di sì, visto che ci teneva tanto a mantenere sempre buoni rapporti con tutti. Sai, non si sa mai, in fondo, o invece sì, o invece sì.
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TRAILER DEL FILM

Il film, in inglese, può essere scaricato da qui --> http://www.megaupload.com/?d=YI7JBOEG
I sottotitoli, in italiano, sono qui--> http://www.mediafire.com/?rjthf2rmczn


ehh sì.

venerdì 25 dicembre 2009

proprietà del proprio corpo

il mio regalo di Natale è mettere in dubbio un po' di cose.

1 Secondo la teoria libertaria diventa proprietario di x il primo che mette a frutto x.

2 Secondo la teoria libertaria siamo proprietari dei nostri corpi perché siamo i primi ad averli abitati e quindi ad averli messi a frutto.

Ho pensato molto semplicemente che se accettiamo il punto 1 allora il punto 2 porta ad una conclusione difficilmente accettabile. Non voglio farla lunga: il primo individuo a mettere a frutto il nostro corpo è nostra madre, tramite lo sviluppo embrionale. Quindi nostra madre è proprietaria del nostro corpo.

Auguri.

mercoledì 9 dicembre 2009

verso occidente

[contestualizzazione: i ragazzi si stanno dirigendo in questo luogo per girare questo grande spot del McDonald, ma la macchina si è ingolfata e tentano di tirarla fuori dal pantano con una cavalla di un contadino caritatevole. Il goodyear citato è una marca di pneumatici]

[di D.F. Wallace, Verso Occidente L'Impero Dirige Il Suo Corso, ultima pagina ca]


L'ho tirata un tantino troppo in lungo? Sono malato d'amore! Marchiato! Non ho nascosto assolutamente nulla. Quindi fidati: arriveremo. Che mi venga un colpo. Che Dio mi fulmini. A dir la verità, potremmo anche essere già arrivati. L'asfalto luccicante riflette lo sconfinato mezzogiorno del nostro stato. Vediamo la nostra immagine sulla strada su cui camminiamo. L'elicottero promozionale LordAloft di Jack Lord appare in questo momento, riflesso, nel cielo, mentre entra ed esce dall'ultima nuvola, cercando con un dito bianco puntato tutti quelli che sono fuori strada, bloccati, in ritardo sull'orario previsto. I raggi di sole della sua immagine illuminano la gomma posteriore della nostra macchina fatta in casa, che ruota sul posto mentre la cavalla galoppa sul posto, mentre il grosso vecchio spinge sul posto, senza far presa. Ma guarda la ruota! Senza niente che lo trattenga, il Goodyear gira e gira, ha perso il coprimozzo roteante, ha svelato i raggi di uno pneumatico radiale. Trattieni il respiro, rapito, nell'attesa di quell'indugio impossibile, di quella splendida interruzione: quel singolo momento in tutto il tempo radiale in cui qualcosa di invisibile in mezzo all'immagine sfocata dei raggi sembra scoppiettare, incepparsi e mettersi a ruotare in senso inverso all'interno di quella stessa rotazione
Guarda questa cosa. Guarda dentro ciò che ruota senza attrito. Chiudi gli occhi. Nessun venditore porta a porta suonerà al citofono, assolutamente nessuno. Rilassati. Stenditi. Non voglio nulla da te. Stenditi. Rilassati. Terreno di prima qualità viene spazzato via. Stenditi. Apri gli occhi. Vòltati in diverse direzioni. Guarda. Ascolta. Usa orecchie che sarei fiero di chiamare nostre. Ascolta il silenzio dietro il rumore dei motori. Cristo, tesoro, ascolta. Senti? È una canzone d'amore.
Per chi?
Tu sei il mio amore.

sabato 21 novembre 2009

lunedì 9 novembre 2009

venerdì 6 novembre 2009

FREEDOM! FOREVER!



oggi ho visto (in ritardo, sì sì) V per Vendetta. CAPOLAVORO.

Copio-incollo da The Diamond Age:

Buonasera Londra… Prima di tutto vi prego di scusarmi per questa interruzione.

Come molti di voi, io apprezzo il benessere della routine quotidiana, la sicurezza di ciò che è familiare, la tranquillità della ripetizione. Ne godo quanto chiunque altro ma nello spirito della commemorazione affinché gli avvenimenti importanti del passato, generalmente associati alla morte di qualcuno o al termine di una lotta atroce e cruenta, vengano celebrati con una bella festa ho pensato che avremmo potuto dare risalto a questo cinque Novembre. Un giorno, aimé, sprofondato nell’oblio… Sottraendo un po’ di tempo alla vita quotidiana per sederci e fare due chiacchere.

Alcuni vorranno toglierci la parola, sospetto che in questo momento stiano strillando ordini al telefono e che presto arriveranno gli uomini armati.

Perché?? Perché mentre il manganello può sostituire il dialogo le parole non perderanno mai il loro potere. Perché esse sono il mezzo per giungere al significato e per coloro che vorranno ascoltare all’affermazione della verità e la verità è che c’è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese!

Crudeltà ed ingiustizia, intolleranza e oppressione e lì dove una volta c’era la libertà di obiettare, di pensare, di parlare nel modo ritenuto più opportuno lì ora avete censori e sistemi di sorveglianza che vi costringono ad accondiscere sotto ogni punto.

Com’è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più resposabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate il colpevole non c’è che da guararsi allo specchio.

Io so perché l’avete fatto. So che avevate paura e chi non l’avrebbe avuta: guerra, terrore, malattie… c’era una quantità enorme di problemi. Una macchinazione diabolica atta a corrompere la vostra ragione e a privarvi del vostro buonsenso. La paura si è impadronita di voi e il caos mentale ha fatto sì che vi rivolgeste all’attuale alto cancelliere: Adam Sutler. Vi ha promesso ordine e pace in cambio del vostro silenzioso, obbediente, consenso.

Ieri sera ho cercato di porre fine a questo silenzio, ieri sera io ho distrutto il vecchio Beeli per ricordare a questo paese quello che ha dimenticato. Più di quattrocento anni fa un grande cittadino ha voluto imprimere per sempre nella nostra memoria il cinque Novembre. La sua speranza, quella di ricordare al mondo che l’equità, la giustizia e la libertà sono più che parole: sono prospettive. Quindi se non avete visto niente, se i crimini di questo governo vi rimangono ignoti vi consiglio di lasciar pssare inosservato il cinque Novembre. Ma se vedete ciò che vedo io, se la pensate come la penso io e siete alla ricerca come lo sono io vi chiedo di mettervi al mio fianco, a un anno da questa notte, fuori dai cancelli del parlamento e insieme offriremo loro un cinque Novembre che non verrà MAI… PIU’… DIMENTICATO!

il bagno è un diritto

non ho voglia di giustificarmi del perché e del percome, brutti snobboni che non siete altro, comunque oggi stavo guardando forum su rete4.
Causa: una tipa molto grassa entra in un bagno di un ristorante, il bagno è molto piccolo e questa boh inciampa si fa male e chiede risarcimento. La causa fa molto ridere perché insomma sono proprio SCIOCCHI, e il pubblico inizia a dire che il bagno DEVE essere tenuto in ordine, DEVE essere grande, DEVE essere confortevole altrimenti il gestore non deve proprio avere il locale. Continuo a pensare "haha, ora il bagno è diventato un diritto!"; non faccio il tempo a dirlo che Rita urla "IL BAGNO È UN DIRITTO!!". Giuro. Il bagno è un diritto.


(che testa di cazzo, dovevo proprio scriverlo, se foste stati presenti sarebbe più divertente)

dialoghi, 17bis

T: Questo incasinerà tutto il sistema di etichette.

M: CHE CAZZO C'È!?

T: Allora, nell'altro post non sono riuscito a fare proprio ciò di cui stavo parlando. Dopo averlo scritto e dopo averci dormito su ho pensato che l'esempio del martello non coglieva il punto esatto, e quindi ho attraversato -qualche stato di- ansia, e quindi ho pensato.

M: Sentiamo.

T: Perché quest'atteggiamento?

M: Uhm.

T: C'è sempre questa stanza con questo punto rosso, e AFFERRARE il concetto vorrebbe dire toccare il punto con un dito e riempirlo totalmente. Ma puoi pensare che io abbia delle dita grassoccie che mi impediscano di riempire SOLO il punto e sforino all'esterno. Chiaro? Dico tutto ciò che voglio dire, ma poi ne dico troppo e vado fuori e la cosa diventa incasinata e io non riesco DAVVERO a trasferire la merda che ho in testa nella tua testa, e questo mi crea imbarazzo. Possiamo utilizzare una bacchetta, ma ovviamente questa bacchetta dovrebbe avere un diametro esattamente identico a quello del punto, in modo da riempirlo completamente. Ma ora dobbiamo saper mirare con precisione, utilizzare una bacchetta non è banale. Potremo ad esempio riempire parte del punto in modo da poter comunicare ANCHE qualcosa di ciò che voglio dire, e cioè l'intersezione tra la parte o INSIEME occupata dalla bacchetta e il punto rosso, ma non comunicherò UNICAMENTE e TOTALMENTE ciò che voglio dire. La bacchetta è una metafora.
Cioè, la bacchetta è metafora di una metafora. Non so se...


[T prende un lungo respiro]

T: Sono convinto che fra due ore tutto ciò mi apparirà poco chiaro, poco a fuoco, poco potente e - fuori.



: )

martedì 3 novembre 2009

dialoghi 17

[...]

T: ma questo non è PROPRIO ciò che intendevo dire. Lo tocca, d'accordo ma non è...

M: Credo di aver capito, comunque..

T: Noo-

M: No, davvero.

T: Immagina una parete bianca, questo è l'argomennto, immagina un punto minuscolo e rosso, come se provenisse da un mirino red dot. Quello che devo fare è infilarci un chiodo con un martello. QUESTO vuol dire DIRE ciò che intendevo, Chiaro? Centrare -il punto-. E la maggior parte delle volte NON CI RIESCO e ME NE ACCORGO e non riesco proprio a parlarti.

M: Non urlare.

T: Perché, se poi non riesco a centrare questo punto, non riesco davvero a comunicare. Ciò che io ho in testa non viene DAVVERO trasferito M: Può mai vennire questo? T: SI', PUO' AVVENIRE. Perché se poi non ci capiamo, tu potresti fraintendere, io potrei fraintendere, piccoli errori casuali portano a grossi errori se reiterati [ecc] -PER QUESTO DEVO ESSERE PROLISSO, CHIARO!?-

M: uff-passiamo la vita pensando queste stronzate.

domenica 1 novembre 2009

dmb

ultimamente un'amica mi ha fatto scoprire la Dave Matthews Band, e devo dire che è stata una scoperta felice. Ora, non so se questi tizi sono famosi, qualche mio amico li conosce di sfuggita e qualche altro no, in ogni caso se siete tra quelli che non li conoscono vi consiglio di rimediare, -equientroingiocoio-.

Ascoltate questa, poi mi dite.

mercoledì 28 ottobre 2009

meno serio di quanto appaia

Le pompe d’intuizione sono degli esperimenti di pensiero, come la caverna di Platone, il diavoletto di Cartesio, il contratto sociale di Hobbes o gli imperativi categorici di Kant. Esercizi d’immaginazione, che indirizzano il modo di affrontare un problema. E questa la vera storia della filosofia: molti colleghi lo hanno dimenticato, ma gran parte delle idee filosofiche sono pompe d’intuizione. (dennett, "dove nascono le idee")


il grande filosofo utilizza le pompe di intuizione, quello un po' meno grande si accontenta di seghe mentali


(e la risposta è: sì, dopo questa stronzata potete anche smettere di leggere il mio blog per sempre)