venerdì 25 dicembre 2009

proprietà del proprio corpo

il mio regalo di Natale è mettere in dubbio un po' di cose.

1 Secondo la teoria libertaria diventa proprietario di x il primo che mette a frutto x.

2 Secondo la teoria libertaria siamo proprietari dei nostri corpi perché siamo i primi ad averli abitati e quindi ad averli messi a frutto.

Ho pensato molto semplicemente che se accettiamo il punto 1 allora il punto 2 porta ad una conclusione difficilmente accettabile. Non voglio farla lunga: il primo individuo a mettere a frutto il nostro corpo è nostra madre, tramite lo sviluppo embrionale. Quindi nostra madre è proprietaria del nostro corpo.

Auguri.

mercoledì 9 dicembre 2009

verso occidente

[contestualizzazione: i ragazzi si stanno dirigendo in questo luogo per girare questo grande spot del McDonald, ma la macchina si è ingolfata e tentano di tirarla fuori dal pantano con una cavalla di un contadino caritatevole. Il goodyear citato è una marca di pneumatici]

[di D.F. Wallace, Verso Occidente L'Impero Dirige Il Suo Corso, ultima pagina ca]


L'ho tirata un tantino troppo in lungo? Sono malato d'amore! Marchiato! Non ho nascosto assolutamente nulla. Quindi fidati: arriveremo. Che mi venga un colpo. Che Dio mi fulmini. A dir la verità, potremmo anche essere già arrivati. L'asfalto luccicante riflette lo sconfinato mezzogiorno del nostro stato. Vediamo la nostra immagine sulla strada su cui camminiamo. L'elicottero promozionale LordAloft di Jack Lord appare in questo momento, riflesso, nel cielo, mentre entra ed esce dall'ultima nuvola, cercando con un dito bianco puntato tutti quelli che sono fuori strada, bloccati, in ritardo sull'orario previsto. I raggi di sole della sua immagine illuminano la gomma posteriore della nostra macchina fatta in casa, che ruota sul posto mentre la cavalla galoppa sul posto, mentre il grosso vecchio spinge sul posto, senza far presa. Ma guarda la ruota! Senza niente che lo trattenga, il Goodyear gira e gira, ha perso il coprimozzo roteante, ha svelato i raggi di uno pneumatico radiale. Trattieni il respiro, rapito, nell'attesa di quell'indugio impossibile, di quella splendida interruzione: quel singolo momento in tutto il tempo radiale in cui qualcosa di invisibile in mezzo all'immagine sfocata dei raggi sembra scoppiettare, incepparsi e mettersi a ruotare in senso inverso all'interno di quella stessa rotazione
Guarda questa cosa. Guarda dentro ciò che ruota senza attrito. Chiudi gli occhi. Nessun venditore porta a porta suonerà al citofono, assolutamente nessuno. Rilassati. Stenditi. Non voglio nulla da te. Stenditi. Rilassati. Terreno di prima qualità viene spazzato via. Stenditi. Apri gli occhi. Vòltati in diverse direzioni. Guarda. Ascolta. Usa orecchie che sarei fiero di chiamare nostre. Ascolta il silenzio dietro il rumore dei motori. Cristo, tesoro, ascolta. Senti? È una canzone d'amore.
Per chi?
Tu sei il mio amore.

sabato 21 novembre 2009

lunedì 9 novembre 2009

venerdì 6 novembre 2009

FREEDOM! FOREVER!



oggi ho visto (in ritardo, sì sì) V per Vendetta. CAPOLAVORO.

Copio-incollo da The Diamond Age:

Buonasera Londra… Prima di tutto vi prego di scusarmi per questa interruzione.

Come molti di voi, io apprezzo il benessere della routine quotidiana, la sicurezza di ciò che è familiare, la tranquillità della ripetizione. Ne godo quanto chiunque altro ma nello spirito della commemorazione affinché gli avvenimenti importanti del passato, generalmente associati alla morte di qualcuno o al termine di una lotta atroce e cruenta, vengano celebrati con una bella festa ho pensato che avremmo potuto dare risalto a questo cinque Novembre. Un giorno, aimé, sprofondato nell’oblio… Sottraendo un po’ di tempo alla vita quotidiana per sederci e fare due chiacchere.

Alcuni vorranno toglierci la parola, sospetto che in questo momento stiano strillando ordini al telefono e che presto arriveranno gli uomini armati.

Perché?? Perché mentre il manganello può sostituire il dialogo le parole non perderanno mai il loro potere. Perché esse sono il mezzo per giungere al significato e per coloro che vorranno ascoltare all’affermazione della verità e la verità è che c’è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese!

Crudeltà ed ingiustizia, intolleranza e oppressione e lì dove una volta c’era la libertà di obiettare, di pensare, di parlare nel modo ritenuto più opportuno lì ora avete censori e sistemi di sorveglianza che vi costringono ad accondiscere sotto ogni punto.

Com’è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più resposabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate il colpevole non c’è che da guararsi allo specchio.

Io so perché l’avete fatto. So che avevate paura e chi non l’avrebbe avuta: guerra, terrore, malattie… c’era una quantità enorme di problemi. Una macchinazione diabolica atta a corrompere la vostra ragione e a privarvi del vostro buonsenso. La paura si è impadronita di voi e il caos mentale ha fatto sì che vi rivolgeste all’attuale alto cancelliere: Adam Sutler. Vi ha promesso ordine e pace in cambio del vostro silenzioso, obbediente, consenso.

Ieri sera ho cercato di porre fine a questo silenzio, ieri sera io ho distrutto il vecchio Beeli per ricordare a questo paese quello che ha dimenticato. Più di quattrocento anni fa un grande cittadino ha voluto imprimere per sempre nella nostra memoria il cinque Novembre. La sua speranza, quella di ricordare al mondo che l’equità, la giustizia e la libertà sono più che parole: sono prospettive. Quindi se non avete visto niente, se i crimini di questo governo vi rimangono ignoti vi consiglio di lasciar pssare inosservato il cinque Novembre. Ma se vedete ciò che vedo io, se la pensate come la penso io e siete alla ricerca come lo sono io vi chiedo di mettervi al mio fianco, a un anno da questa notte, fuori dai cancelli del parlamento e insieme offriremo loro un cinque Novembre che non verrà MAI… PIU’… DIMENTICATO!

il bagno è un diritto

non ho voglia di giustificarmi del perché e del percome, brutti snobboni che non siete altro, comunque oggi stavo guardando forum su rete4.
Causa: una tipa molto grassa entra in un bagno di un ristorante, il bagno è molto piccolo e questa boh inciampa si fa male e chiede risarcimento. La causa fa molto ridere perché insomma sono proprio SCIOCCHI, e il pubblico inizia a dire che il bagno DEVE essere tenuto in ordine, DEVE essere grande, DEVE essere confortevole altrimenti il gestore non deve proprio avere il locale. Continuo a pensare "haha, ora il bagno è diventato un diritto!"; non faccio il tempo a dirlo che Rita urla "IL BAGNO È UN DIRITTO!!". Giuro. Il bagno è un diritto.


(che testa di cazzo, dovevo proprio scriverlo, se foste stati presenti sarebbe più divertente)

dialoghi, 17bis

T: Questo incasinerà tutto il sistema di etichette.

M: CHE CAZZO C'È!?

T: Allora, nell'altro post non sono riuscito a fare proprio ciò di cui stavo parlando. Dopo averlo scritto e dopo averci dormito su ho pensato che l'esempio del martello non coglieva il punto esatto, e quindi ho attraversato -qualche stato di- ansia, e quindi ho pensato.

M: Sentiamo.

T: Perché quest'atteggiamento?

M: Uhm.

T: C'è sempre questa stanza con questo punto rosso, e AFFERRARE il concetto vorrebbe dire toccare il punto con un dito e riempirlo totalmente. Ma puoi pensare che io abbia delle dita grassoccie che mi impediscano di riempire SOLO il punto e sforino all'esterno. Chiaro? Dico tutto ciò che voglio dire, ma poi ne dico troppo e vado fuori e la cosa diventa incasinata e io non riesco DAVVERO a trasferire la merda che ho in testa nella tua testa, e questo mi crea imbarazzo. Possiamo utilizzare una bacchetta, ma ovviamente questa bacchetta dovrebbe avere un diametro esattamente identico a quello del punto, in modo da riempirlo completamente. Ma ora dobbiamo saper mirare con precisione, utilizzare una bacchetta non è banale. Potremo ad esempio riempire parte del punto in modo da poter comunicare ANCHE qualcosa di ciò che voglio dire, e cioè l'intersezione tra la parte o INSIEME occupata dalla bacchetta e il punto rosso, ma non comunicherò UNICAMENTE e TOTALMENTE ciò che voglio dire. La bacchetta è una metafora.
Cioè, la bacchetta è metafora di una metafora. Non so se...


[T prende un lungo respiro]

T: Sono convinto che fra due ore tutto ciò mi apparirà poco chiaro, poco a fuoco, poco potente e - fuori.



: )

martedì 3 novembre 2009

dialoghi 17

[...]

T: ma questo non è PROPRIO ciò che intendevo dire. Lo tocca, d'accordo ma non è...

M: Credo di aver capito, comunque..

T: Noo-

M: No, davvero.

T: Immagina una parete bianca, questo è l'argomennto, immagina un punto minuscolo e rosso, come se provenisse da un mirino red dot. Quello che devo fare è infilarci un chiodo con un martello. QUESTO vuol dire DIRE ciò che intendevo, Chiaro? Centrare -il punto-. E la maggior parte delle volte NON CI RIESCO e ME NE ACCORGO e non riesco proprio a parlarti.

M: Non urlare.

T: Perché, se poi non riesco a centrare questo punto, non riesco davvero a comunicare. Ciò che io ho in testa non viene DAVVERO trasferito M: Può mai vennire questo? T: SI', PUO' AVVENIRE. Perché se poi non ci capiamo, tu potresti fraintendere, io potrei fraintendere, piccoli errori casuali portano a grossi errori se reiterati [ecc] -PER QUESTO DEVO ESSERE PROLISSO, CHIARO!?-

M: uff-passiamo la vita pensando queste stronzate.

domenica 1 novembre 2009

dmb

ultimamente un'amica mi ha fatto scoprire la Dave Matthews Band, e devo dire che è stata una scoperta felice. Ora, non so se questi tizi sono famosi, qualche mio amico li conosce di sfuggita e qualche altro no, in ogni caso se siete tra quelli che non li conoscono vi consiglio di rimediare, -equientroingiocoio-.

Ascoltate questa, poi mi dite.

mercoledì 28 ottobre 2009

meno serio di quanto appaia

Le pompe d’intuizione sono degli esperimenti di pensiero, come la caverna di Platone, il diavoletto di Cartesio, il contratto sociale di Hobbes o gli imperativi categorici di Kant. Esercizi d’immaginazione, che indirizzano il modo di affrontare un problema. E questa la vera storia della filosofia: molti colleghi lo hanno dimenticato, ma gran parte delle idee filosofiche sono pompe d’intuizione. (dennett, "dove nascono le idee")


il grande filosofo utilizza le pompe di intuizione, quello un po' meno grande si accontenta di seghe mentali


(e la risposta è: sì, dopo questa stronzata potete anche smettere di leggere il mio blog per sempre)

martedì 27 ottobre 2009

giochino tone matrix

vi segnalo questo fantastico giochino. Non riuscirete a smettere : )


giusto due pensieri: 1) è una scala pentatonica, per questo suona così cinese e così poco dissonante
2) volendo il risultato potrebbe assomigliare molto alla musica minimalista stile Reich - Riley - Anderson (phasing, se non sbaglio) e compagnia cantante, dove una serie di pattern cambia gradualmente e l'ascoltatore "segue "dal vivo" il processo compositivo". Musica a mio parere insopportabile da ascoltare (inutile, idiota, bah), ma divertente da "creare". Questo giochino sembra fatto apposta.

da MG blog

mercoledì 21 ottobre 2009

We Didn't Start the Flame War

oook, questo non è un tumblr e i miei post dovrebbero avere un numero minimo di caratteri, ma insomma

martedì 20 ottobre 2009

dialoghi 16

T: Hai presente quando si fa una battuta e non si ride?

V: No, faccio solo battute divertenti.

T: Poi magari dopo un po' si ripete quella stessa battuta e SI RIDE, per il motivo che quella battuta è stata sublimata e non racchiude più il significato di "battuta x", ma quello di "battuta x che nonostante diversi tentativi non si è mai rivelata divertente", ed è *questo* che fa ridere. Questo è uno dei tanti casi a cui stavo pensando di "io so che tu sai x", cioè io "meta-so x". X viene potato di alcune caratteristiche e ne acquista altre: basta costruirci un sistema intenzionale di tipo superiore.

V: Non credo di afferrare.

T: L'esempio della battuta era molto adeguato, ma ti stupiresti immaginando la grande applicazione. L'allusione e l'accenno utilizzano una meta conoscenza di ciò a cui si allude, e l'arte moderna pure. Io non mostro la mia merda perché voglio mostrare la mia merda, ma voglio mostrare tutto ciò che c'è intorno a te che guardi la mia merda, e ANZI voglio mostrare tutto ciò che tu pensi io voglia mostrare mentre sto mettendo in scena una cosa disgustosa e in genere poco appropriata da mettere in scena come la merda. Io sto meta mostrando e tu stai meta osservando.

V: Questo è il principale mezzo dell'ironia.

T: Sì, e della malizia o dell'ipocrisia e di altro. Due persone che parlano per anni non si riferiscono più agli oggetti di cui parlano, ma al loro stesso parlare degli oggetti di cui stanno parlando e di cui hanno già parlato. Un nuovo conoscente che sente due vecchi amici parlare afferra solo il lato più basso dei loro simboli, perché non possiede "le esperienze" necessarie per passare ad un altro livello, perché queste esperienze riguardano il ricordo del parlare delle due persone, che è nella loro testa.

V: Sistema intenzionale di secondo, terzo livello...?

T: Sì, anche se quella terminologia viene usata in maniera più ristretta. Parliamo di metatizzare (?) una o due volte, ma è uguale. Tornando ai due amici: due amici che si riferiscono al loro parlare stanno meta-parlando; due amici che si riferiscono a loro stessi mentre meta-parlano è un meta-parlare alla seconda. Può sembrarti strano, ma non credo che questi casi siano così rari.

Le metatizzazioni possono essere infinite. Due parlanti che parlano per un tempo infinito si riferiscono a tutto ciò che stanno dicendo e a tutto ciò che stanno meta-dicendo su tutti gli infiniti livelli simbolici. Questi parlanti non useranno allusioni, accenni, ironia, malizia o ipocrisia. Questi parlanti comunicheranno guardandosi negli occhi.

domenica 18 ottobre 2009

Wrong Hole with DJ Lubel, Taryn Southern and Scott Baio

haha uhuh



Wrong Hole Lyrics

I took her on a date, things seemed so bright
I knew i would not need my you porn tonight

We go to her place and we fool around
We throw all our clothes...to the ground

We begin as she turns out the lights
I start but feel something so extra tight

I hear your cry, i see her frown
I look at the condom, it is all brown

Chorus:
Last Night. oooo
I stuck it in the wrong hole

I'm so sorry, oooo
from the bottom of my soul
....cause i stuck it in the wrong hole


Try some preparation H it'll make you feel better
In my defense those holes are so close together

Oh baby baby don't feel defiled
it's a common accident during doggy, doggy style

It was so dark I couldn't see so good
I had no idea where i put my wood

I want to make things better want to make things alright
If you want you can put on a strap on and give it back to me all night ( I'd rather if she didn't)

Chorus:

Bridge:

I never ever want to make you feel hurting
I guess thats why G-d made that hole not for inserting

Tell me how you feel, baby please don't pause
Now I know how they feel in that HBO show OZ

Maybe take some advit, your pain it will fix
From the way you are walking, you can compete in the special olympics

If this was Alabama we would be on trial,
Thats how my mom took my temperature as a child (with a thermometer)

Verse:

I've got a confession, and I think you mind
I kinda liked when you put it in my behind

I don't know baby, I'm no Sodomite
Can't we just try it again tonight....?

Alright!

Chorus:
Every night oooo
I stick it in the wrong hole

It's so much fun,oooo
and we don't need no birth control

When we stick it in the wrong hole.

I stuck in your ass.

venerdì 9 ottobre 2009

insomma, molto velocemente, oggi ho visto un tipo senza naso.

giovedì 1 ottobre 2009

leonardo facco (su omnibus) mi fa sta facendo avere degli orgasmi multipli

venerdì 25 settembre 2009

“Se non vuoi un uomo infelice per motivi politici, non presentargli mai i due aspetti di un problema, o lo tormenterai; dagliene uno solo; meglio ancora, non proporgliene nessuno. Fa’ che dimentichi che esiste una cosa come la guerra. Se il Governo è inefficiente, appesantito dalla burocrazia e in preda a delirio fiscale, meglio tutto questo che non il fatto che il popolo abbia a lamentarsi. Pace, Montag. Offri al popolo gare che si possano vincere ricordando le parole di canzoni molto popolari, o il nome delle capitali dei vari Stati dell’Unione o la quantità del grano che lo Iowa ha prodotto l’anno passato. Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di “fatti” al punto che non si possano più muovere tanto sono pieni, ma sicuri d’essere “veramente ben informati”. Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno.”

- Ray Bradbury, Fahrenheit 451

(
via the diamond age)
(via alkemilk) (via ilgobbomalefico)



----e tanto per rovinare questo post, riporto un frammento di conversazione che ho sentito ieri

"la società è malata... ci sono ... hai sentito il telegiornale? Le guerre tra bande... ci sono i... come si chiamano? I Nemo... contro i Russi!"

(nemo= emo; russi=truzzi)

(SIC!)

martedì 22 settembre 2009

telefilm

avviso i gentili utenti che ieri 21 Settembre è andata in onda la prima puntata della terza stagione di The Big Bang Theory!

Potete -procurarvi- l'episodio qui e i sottotitoli qui (quando saranno pronti, credo in giornata)

Ricordo che ieri è andato in onda anche How I Met Your Mother che continuerò a seguire speranzoso, sempre che anche questa quinta stagione non si confermi assolutamente stupida e inguardabile come la precedente.

La quarta stagione del fantastico 30 rock* andrà in onda solo il 15 Ottobre.
*30 rock si è aggiudicata in questi giorni l'emmyaward come miglior serie comedy e Alec Baldwin ha vinto anch'esso un emmy come miglior attore protagonista comedy.

Per l'ultima serie che seguo, Breaking Bad* (quella che attendo di più) [terza stagione], dovrò aspettare il 2010 :-s
*anche Bryan Cranston ha vinto un Emmy (miglior attore protagonista Drama). Meritato!

Comunque Big Bang Theory è ASSOLUTAMENTE da guardare. Ecco un video:






domenica 13 settembre 2009

2 semi-semi-fobie

Ecco le mie due semi-semi fobie, cioè terrori paralizzanti ma facilmente occultabili, cioè più che altro piccole manie, ecco, diciamo piccole manie perché il termine fobia è pieno di così tanti significati da risultare imbarazzante. Inoltre in entrambi i casi credo che queste manie non siano tanto "particolari" da poter essere considerate fobie. In altri termini sono delle storture abbastanza diffuse da rientrare almeno ai confini della normalità ("ai confini della normalità", aspettatevelo su italia1 condotto da enrico ruggieri)

Prima piccola semi mania (dicotomizzata in due punti): non riuscire assolutamente a sopportare a) di affacciarsi al balcone b) di guardare qualcuno che, in piedi, si affaccia al balcone. Il primo punto è risolvibile semplicemente non affacciandosi al balcone, cosa che può risultare piuttosto fastidiosa per chi, da basso, chiede il semplice favore di "acalare il panaro" per prendere-dare questo o quello (chiavi di casa/portafoglio/telefonino). Il secondo punto invece è decisamente più socialmente complicato. Mettiamo che io stia leggendo tranquillo nella mia camera e a mia madre venga in mente di dover stendere i panni, cosa che io vi giuro non riuscirò mai a fare, ebbene in quel momento non c'è altro da fare per me che seguire una di queste tre alternative:
a) chiedere gentilmente a mia madre (o all'affacciatore di balconi di turno) di smettere di fare ciò che sta facendo e rientrare;
b) cercare di trattenersi per non fare la figura dell'idiota, con conseguente inizio di tremori, pensieri fissi e terribili, risposte da freezing e via dicendo (ovviamente rimarrò lì con il libro in mano facendo FINTA di leggere, pensando solo LEVATI DI LI', CAZZO);
c) fuggire letteralmente in un'altra stanza: seguendo l'utile idea berkeleyana del "se non lo vedo non esiste".

Può essere che durante un party [insomma se dico festa sembra una cosa da bambini, neanche party mi piace tanto, ma meglio di festa] ci mettiamo tutti comodamente FUORI AL BALCONE, non c'è nulla di male, ma, per piacere, STATE SEDUTI, vi prego, non state in piedi. E, VI PREGO, quando con grande sforzo supero "l'imbarazzo sociale di esprimere una parte di sé che avresti preferito far rimanere nell'ombra ad alcune persone", cioè quando vi confido il mio terrore istintuale di vedere persone affacciarsi al balcone, NON SPORGETEVI ANCORA DI PIU' A MO' DI "MI STO BUTTANDO GUARDAMI HAHA", mi fa impazzire.


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Seconda semi semi fobia ovvero piccola mania: non riesco assolutamente a rispondere a telefonate di persone con cui non ho mai parlato -a voce- prima. Conosco alcune persone che, dopo diverse conversazioni su msn, dopo aver stretto anche un'amicizia più o meno solida, propongono il fatidico passo "dai ora ti telefono" che corrisponde più o meno ad un "dai vengo a far l'amore con te e resto a dormire a casa tua". Da notare che non ho problemi a parlare con sconosciuti totali (ovvero numeri anonimi), il problema è proprio con le persone che ho conosciuto (per così dire) "a metà": scrivere è una cosa, parlare è un'altra (applausi).
(Le persone) Quando parlano presentano diverse piccole caratteristiche specificatamente verbali che su una finestra vengono completamente celate; il problema qui non è nello scoprire e nel trovarsi o più propriamente non trovarsi a proprio agio con queste completamente nuove caratteristiche persona-specifiche, cosa che già di per sé potrebbe portare all'affacciarsi (!) di sommerse paure che si ricollegano con il problema che l'umanità è bella sì, ma che stia alla distanza di sicurezza, grazie; il problema è nell'immaginare che qualcuno debba scoprire in me queste piccole sotto manie prettamente verbali e debba LUI (l'interlocutore telefonico semi-conosciuto di turno "Dai Ora Ti Chiamo") sforzarsi di sopportarle per trovarsi a proprio agio con qualcosa che, PER LUI, è completamente nuovo e, PER LUI, pieno di "informazioni da giudizio sociale".
Immaginare che qualcuno possa scoprire questi aspetti nel mio modo di interfacciarmi al mondo della "chiacchierata al telefono", ovvero immaginare che qualcuno possa analizzare e trovare fastidiosi o non all'altezza (rispetto a quel me su internet) i miei tentativi di rendermi simpatico, di rendermi accettabile, di rendermi un tipo "guarda sono almeno simile a quello che hai conosciuto su internet" oppure considerare il problema che tutte le diverse componenti che concorrono a rendere una telefonata -frizzante, piacevole, scevra da imbarazzanti punti morti, insomma una telefonata viva, corporea- , considerare che queste componenti e la presenza di queste componenti e il grado di presenza di queste componenti IN ME sono fino a quel momento completamente oscure per l'interlocutore di turno a causa del fatto che il mio sé-parlante è completamente diverso dal mio sé-scrivente; immaginare questo e considerare quest'altro rende per me una telefonata-con-persone-conosciute-ma-solo-su-msn piena di paure.
Mi sembra in pratica di parlare con uno sconosciuto che però conosce una quantità imbarazzante di cazzi miei; il che è vicino all'immaginare di parlare con uno sconosciuto che ha diversi motivi validi per giudicarmi e, nel caso, odiarmi.

sabato 12 settembre 2009

Ah-ah!

Mio fratello, che è "più o meno credente"*, deve sopportare di tanto in tanto qualche mia frecciatina (ma molto cordiale, sia chiaro). A volte anche la frecciatina diventa di cattivo gusto, anche per l'ateo più intransingente e meschino e, diciamo così, profondamente stronzo. Quello che voglio dire è che non saprei proprio come dirgli (al mio fratello più o meno credente), mettiamo, questa notizia:

Cattolico devoto schiacciato a morte in chiesa

Scrive il Telegraph che il 45-enne viennese Gunther Link, un cattolico molto devoto, ha pregato quando è rimasto bloccato in ascensore e subito dopo essere stato liberato è corso nella chiesa di St Joseph a Weinhaus per ringraziare Dio abbracciando un pilastro dal quale è caduta una pietra di 400 kg, uccidendolo sul colpo. (da miss welby)


Ad uno sguardo veloce smi sento già dire "ah-ah!", ora mi prenderò giuoco di lui, "ah-ah", chissà che faccia, "ah-ah", come funziona questo tuo dio (ed era anche molto devoto il cristiano poc'anzi, sottolineerò!)?

Mi sembra così di menare una frecciatina a me stesso, al mio buon gusto, alla mia convinzione [condivisa dall'umanità intera] che questo mondo sia (In Fondo) Un Mondo Giusto, insomma una frecciatina al cuore intero dell'umanità. Indipendentemente dal dispiacere, sinceramente minimo, della morte di quest'uomo, questa notizia mi (ci?) dispiace per un senso più generale, ma ci dispiace davvero, non con risatine o sghignazzatine o occhiolini o facile ironia velata da sarcasmo stile David Letterman Show, ma (ecco) ci fa piangere il cuore.

Come dicevamo, anche l'ateo più convinto, leggendo cose come queste, non può non dirsi: ma che cazzo, perchè!?

*questa definizione non deriva da una mia o sua perplessità. Essere "più o meno credenti" è proprio una categoria a parte, definita, con i suoi obblighi e i suoi privilegi, e conta milioni di fedeli.

martedì 1 settembre 2009

essere esseri umani oggi

Personalmente, credo che questo sia veramente un buon momento per un giovane che voglia cominciare a scrivere narrativa. Ho degli amici che non sono d'accordo. Al giorno d'oggi la narrativa di qualità e la poesia sono emarginate. E' un errore in cui cadono parecchi dei miei amici, questa vecchia idea secondo cui "Il pubblico è stupido. Il pubblico vuole andare in profondità solo fino a un certo punto. Poveri noi, siamo emarginati perché la tv, la grande ipnotizzatrice... bla bla bla". Ci si può mettere seduti in un cantuccio e piangersi addosso quanto si vuole. Ma è una stronzata. Se una forma d'arte viene emarginata è perché non parla davvero alla gente. E un possibile motivo è che la gente a cui si rivolge sia diventata troppo stupida per apprezzarla. Ma a me sembra una spiegazione troppo semplice.
Se uno scrittore si rassegna all'idea che il pubblico sia tropo stupido, ad aspettarlo ci sono due trappole. Una è la trappola dell'avanguardismo: si fa l'idea che sta scrivendo per altri scrittori, perciò non si preoccupa di rendersi accessibile o affrontare questioni di ampia rilevanza. Si preoccupa di far sì che ciò che scrive sia strutturalmente e tecnicamente all'avanguardia: involuto nei punti giusti, ricco di appropriati riferimenti intertestuali... L'opera deve sprizzare intelligenza. Ma all'autore non importa nulla se sta comunicando o meno con un lettore a cui freghi qualcosa di quella stretta allo stomaco che è poi il motivo principale per cui leggiamo. Sul fronte opposto ci sono opere volgari, ciniche, commerciali, realizzate secondo formule prestabilite - essenzialmente, il corrispondente letterario della tv - che manipolano il lettore, che presentano materiale grottescamente semplificato con uno stile avvincente perché infantile.
La cosa strana è che questi due fronti sono in lotta fra loro ma hanno un'origine comune, che è il disprezzo per il lettore: l' idea che l'attuale emarginazione della letteratura sia colpa del lettore. Il progetto che vale la pena di portare avanti è invece quello di scrivere qualcosa che abbia in parte la riccehzza, la complessità, la difficoltà emotiva e intellettuale dell'avanguardia, qualcosa che spinga il lettore ad affrontare la realtà invece che a ignorarla, ma che nel fare questo provochi anche piacere nella lettura. Il lettore deve sentire che qualcuno sta parlando con lui, non assumendo una serie di pose.
In parte, tutto questo ha a che fare col fatto che viviamo in un'epoca in cui abbiamo a disposizione una quantità enorme di puro intrattenimento, e bisogna capire come può la letteratura ricavarsi un suo spazio in un'epoca di questo tipo. Si può provare ad afforntare il problema di cosa sia a rendere magica la letteratura in maniera diversa dalle altre forme di arte e spettacolo. E a capire in che modo la narrativa possa ancora affascinare un lettore la cui sensibilità è stata in massima parte formata dalla cultura pop, senza diventare un'ulteriore palata di merda fra gli ingranaggi della culura pop. E' qualcosa di incredibilmente difficile, sconcertante e spaventoso, ma è un bel compito. C'è una quantità enorme di intrattenimento di massa ben realizzato e ben confezionato: credo che nessun'altra generazione prima di noi si sia trovata a fronteggiare una cosa del genere. Essere uno scrittore oggi significa questo. Credo che sia il momento migliore essere al mondo e forse il miglior momento possibile per fare lo scrittore. Certo, dubito che sia il più facile.


[...]


Siamo d'accordo un po' tutti che questi sono tempi bui, e stupidi, ma abbiamo davvero bisogno di opere letterarie che non facciano altro che mettere in scena il fatto che sia tutto buio e stupido? Nei tempi bui, quello che definisce una buona opera d'arte mi sembra che sia la capacità di individuare e fare la respirazione bocca a bocca a quegli elementi di umanità e di magia che ancora sopravvivono ed emettono luce nonostante l'oscurità dei tempi.
La buona letteratura può avere una visione del mondo cupa quanto vogliamo, ma troverà sempre un modo sia per raffigurare il mondo sia per mettere in luce le possibilità di abitarlo in maniera viva e umana.
Non parlo di soluzioni nel campo della politica convenzionale o dell'attivismo sociale. Il campo della letteratura non si occupa di questo. La letteratura si occupa di cosa cazzo voglia dire sentirsi un essere umano. Se uno parte, come partiamo quasi tutti, dalla premessa che negli Stati Uniti oggi ci siano cose che ci rendono decisamente difficile essere veri esseri umani, allora forse metà del compito della lettera è spiegare da dove nasce questa difficoltà. Ma l'altra metà è emttere in scena il fatto che nonostante tutto siamo ancora esseri umani. O possiamo esserlo. Questo non significa che il compito della letteratura sia edificare o insegnare, fare di noi tanti piccoli bravi cristiani o repubblicani. Non sto cercando di seguire le orme di Tolstoj o di John Gardner. Penso solo che la letteratura che non esplora quello che significa essere umani oggi non sia arte. Abbiamo tanta narrativa "di qualità" che ripete semplicemente all'infinito il fatto che stiamo perdendo sempre più la nostra umanità, che presenta personaggi senz'anima e senza amore, personaggi la cui descrizione si può esaurire nell'elenco delle marche di abbigliamento che indossano, e noi leggiamo questi libri e diciamo: "Wow, che ritratto tagliente ed efficace del materialismo contemporaneo!" . Ma che la cultura americana sia materialistica lo sappiamo già. E' una diagnosi che si può fare in due righe. Non è stimolante. Ciò che è stimolante e ha una vera consistenza artistica è, dando per assodata l'idea che il presente sia grottescamente materialistico, cercare di capire questo: come mai noi esseri umani abbiamo ancora la capacità di provare gioia, carità, sentimenti di autentico legame, per cose che non hanno un prezzo? E queste capacità si possono far crescere? Se sì, come, e se no, perché?

(preso da La ragazza dai capelli strani - D.F. Wallace - ed. italiana minimum fax ---- il testo completo degli spezzoni di intervista da cui ho preso gli spezzoni per questo post è qui <-lettura consigliata)




pensare che non ho ancora letto tutto di Wallace... questa è una cosa che mi rende felice.

Immaginarmi (cioè immaginare me stesso) nel momento in cui (prima o poi) finirò di leggere tutto ciò che ha scritto Wallace... sento quella sensazione di vuoto, già adesso.

ma pensare che non ho ancora letto tutto di Wallace... questa è una cosa che mi rende felice.

sabato 29 agosto 2009

ieri bella serata con janfranco marziano, l'unico "cantante" che nel mezzo di un pezzo si ferma e dice " 'stu piezz me rutt o cazz". Gianfranco è assolutamente non intellettualizzabile, nonostante alcuni tentativ come ad esempio un articolo su LaCittà che lo definisce -genio poliedrico capace di rappresentare e parodiare la salerno dei giorni nostri- bla bla. bah, facciamogli una risata n'faccia.

Qui un articolo su di lui: corriere

Il suo libro comunque non si chiama "Mio figlio è un genio, me l'ha detto lui" ma "Il mio ragazzo è un genio, me l'ha detto lui"


La cosa involontariamente comica è che in cima all'articolo c'è scritto "L'APPUNTAMENTO". Immagino sia il nome della rubrica dedicata a queste notizie. In realtà l'appuntamento è anche uno dei più celebri pezzi di gianfranco, ed eccolo qui:
(contiene incredibili volgarita & bestemmie)

sabato 22 agosto 2009

Cecilia Bartoli - Agitata da due venti

: O


insomma, ognuno esprime la propria passione per la musica come meglio crede, mio dio!

venerdì 21 agosto 2009

apri virgolette intellettuali c. v. di oggi

"Del resto, visto le carenti nozioni di grammatica e la scarsa padronanza lessicale che dimostri ..."

"In una scuola veramente meritocratica non arriveresti alla sufficienza manco con il binocolo."

"Quando finisci di scompisciarti, un ripassino alle concordanze, punteggiatura, uso dei congiuntivi e dei pronomi relativi. Credimi, è necessario."

"il modo confuso con cui argomenti rende impossibile una risposta, alla fin fine. Ti suggerirei quindi di ... ripassare un pochina di sintassi"

"perché ti ribatto citando cose che tu non hai appreso nel tuo curriculum di studi ..." (probabilmente pensa che io non conosca Verga, visto che è l'unica citazione "dotta" (coff coff) che ha fatto)

"fra l’altro, non hai appreso nemmeno l’uso della punteggiatura, come si evince dal commento sopra, a cui mancano tutte le doverose virgole."

"Infatti, sono in grado di scrivere periodi più articolati, post costruiti in maniera sintatticamente più complessa, mentre tu, di commento in commento, stai perdendo colpi, non argomenti più"

" E la prova ne è che non riesci nemmeno ad afferrare la logica di questo ragionamento che ti ho sciorinato sotto il naso." (questa immagine della maestrina che mortifica l'alunno tramite la sua fluida favella è da salvare per sempre)

"devi accettare che tu venga criticato per ciò che non dimostri di padroneggiare. "

"Ti segnalo la tua mancanza di cultura e i tuoi errori perché così puoi porvi rimedio. Se vuoi, beninteso. Sennò resta pure ignorante, ma non t'arrabbiare se gli altri te lo segnalano."

"i tuoi riassunti malaccorti lo dimostrano, tu non sei in grado di riassumere correttamente quanto viene affermato dai tuoi contraddittori."





dovevo assolutamente raccogliere questa roba vomitata in maniera quasi artistica dall'ultima maestrina della blogosfera. (che sarebbe galatea)

Per quanto mi riguarda, questo è proprio il tipico atteggiamento che mi ha portato a sottolineare, qualche post fa, tutto il mio disprezzo per quel bloggaccio.

(poi, magari, leggere qui)

giovedì 20 agosto 2009

alcune obiezioni alla privatizzazione delle scuole (e relative risposte)

ecco tutti i punti importanti presi dai miei commenti al blog di galatea. Forse i punti più interessanti sono il 7 e l'8.




1) le linee di giudizio devono essere imposte dallo stato (rispettando comunque l'autonomia di insegnamento), altrimenti ogni scuola farà come meglio crederà e insegnerà cose inutili/stupide/dannose.

la frase principale e quella tra parentesi sono contradditorie tra loro. I maggiori casi di scuole faziose che trasmettono informazioni false o manipolate si riscontrano proprio quando lo stato dà linee guida su ciò che è bene insegnare e ciò che è meglio evitare “per il bene della società e dell’educazione dei bambini”. O mi sbaglio?

(per la scuola che insegna come "meglio crede", vedi post precedente e punto 3)

2) le scuole private non favorirebbero il multiculturalismo: si creeranno delle scuole per soli cristiani, altre per soli ricchi, altre per soli poveri

Se c’è una richiesta di classi diversificate con docenti di fede religiosa o perché no politica diversa tra di loro, e se la gente è disposta a spendere per ottenere classi diversificate ecc., allora qualche imprenditore farà classi del genere. Domanda: cosa impedisce ad uno stato di licenziare tutti i professori che non si attengano alla politica dello stato stesso? (i richiami sono evidenti).

Friedman nota (vedi post precedente) come anche dalla scuola pubblica possa sorgere un ghettizzazione tra scuole per ricchi (quelli che vivono nei quartieri ricchi) e scuole dei ghetti. Ricordo ancora che le maggior ghettizzazioni e discriminazioni sono storicamente opera dello stato.

Inoltre vorrei aggiungere che non è detto che una altissima diversificazione sia auspicabile. Non ci trovo nulla di male se qualcuno vuole stare in una classe di soli maschi, o di soli musulmani, o voglia avere professori non pazzi. Saranno pure cazzi suoi.

3) solo lo stato ovvero una istruzione centralizzata può sapere quali sono le materie utili e le materie che possono formarti, darti un metodo di studio, una visione del mondo ecc. Ci sono alcune materie apparentemente inutili (come la storia greca) che in realtà servono per affinare le suddette capacità. Nessun privato insegnerebbe queste materie apparentemente inutili che non hanno un ritorno economico!

Come tu dici “peccato che le materie apparentemente inutili servano ad apprendere magari un corretto metodo di ragionamento, o aiutino a comprendere meglio il mondo in cui siamo immersi”
se queste materie apparentemente inutili sono utili (e cioè formano cittadini migliori che aumentano la reputazione della scuola) queste materie saranno favorite. Non perché l’imprenditore è un gran filantropo e sa risconoscere quali materie apparentemente inutili siano invece utili (lo stato ha questa conoscenza? Come?) per il metodo di ragionamento e la comprensione del mondo . Semplicemente alcuni potrebbero insegnare la logica aristotelica e altri no. Gli studenti che escono alla prima scuola potrebbero essere più bravi ad argomentare i loro discorsi: potrebbero avere più opportunità di lavoro o avere una vita più bella: l’istituto ne guadagnerebbe in reputazione ecc.
Non è detto che vada così. Potrebbe darsi che imparare la logica aristotelica non serva a niente. In tal caso non vedo motivo per cui si debba continuare ad insegnarla.
(il discorso di “apparentemente inutile ma in realtà utile” quindi viene disinnescato dal funzionamento stesso del libero mercato)

3b) Tu mi dici: sono utili solo le materie che permettono a chi le conosce di diventare ricco. Einstein non divenne particolarmente ricco, quindi ne deduciamo che era un cretino perditempo?

Non ho detto nessuna delle due cose. Ho detto: i genitori mandano i loro figli in scuole per far imparare qualcosa che possa fruttare (non solo a livello economico, ma anche, ma non solo).

Di certo l’università che sfornò un Einstein ne guadagnò di reputazione. Le università private sono interessate a sfornare Einstein, giuro. Le pubbliche no. (mi si dice che Einstein studiò in una scuola pubblica. Copincollo da wikipedia: "Albert [...] per quanto desse ai familiari segni di ingegno precoce, non si distinse a scuola. Giunto alle scuole medie, trovò disgustoso il sistema di insegnamento tedesco, e entrò in conflitto coi professori che da parte loro lo maltrattavano. )

Il mio ovviamente era un discorso generale: università che sfornano genii (nessuno ha detto GENII ECONOMICI) avranno una grande reputazione. Ciò è innegabile.



4) solo lo stato può "scandagliare" un bambino abbastanza a fondo da vedere quali sono i suoi talenti e le sue inclinazioni e coltivarli. Es. : un padre stonato non scoprirà che il figlio è un possibile mozart. La scuola, con un corso di musica, sì, e lo valorizzerà.

Qui c’è la solita pretesa che lo stato abbia una miglior conoscenza della famiglia o dell’individuo e che, quindi, sappia “cos’è meglio per te” (in questo caso cos’è meglio insegnarti). Questo discorso però può essere esteso: cosa ti dice che il bambino in questione non abbia una forte propensione per gli scacchi? O per la fine arte del mosaico? O per lo studio della pornografia bizantina? A rigor di logica (cioè della logica del tuo ragionamento del presente punto 5), lo stato dovrebbe dare una infarinatura generale di TUTTO, in modo da poter ricercare il talento particolare del bambino. Cosa ovviamente impossibile; ma così come la scelta di cosa potrebbe essere utile per il bambino è arbitaria per il genitore (che magari è stonato quando il bambino è un mozart, appunto, o per un certo caso non conosce le mosse degli scacchi quando il bambino potrebbe essere un grande scacchista) lo è quindi anche per lo Stato. Non vedo perché il secondo si debba sostituirsi al primo (perché si pensa che gli errori e le arbitrarietà dello stato siano meglio degli stessi dei genitori (o dell’individuo))



5) [questo è un problema di interesse più generale, non ridotto a quello della scuola pubblica/privata] E' ingiusto che alcuni nascano con tante ricchezze perché hanno genitori ricchi e altri no. Lo stato dovrebbe riequilibrare tutto. Se fosse una gara podistica, sarebbe giusto che alcuni partissero a piedi e altri con delle ferrari?

Permettimi di citare ancora Friedman che, come avrai capito, è per me particolarmente illuminante (sottolineo di volata che non cito friedman perché ciò che dice lui è vero, ma perché lui dice esattamente ciò che voglio dire ma meglio):

“Molto del fervore morale che sta dietro lo sforzo per l’uguaglianza di risultati deriva dalla diffusa convinzione che non è equo che alcuni bambini debbano avere un grande vantaggio sugli altri solo perché è capitato loro i avere genitori ricchi. Certo che non è equo! Tuttavia, l’ingiustizia può prendere diverse forme. Può prendere la forma di eredità di beni: obbligazioni e azioni, case, fabbriche; può anche prendere la forma di eredità di talento: sensibilità per la musica, forza, genio matematico. Si può interferire nell’eredità di beni più direttamente che nell’eredità di talento. Ma da un punto di vista etico, qual è la differenza tra le due? Eppure molti disapprovano l’eredità di beni ma non quella di talento.

Esaminiamo lo stesso problema dal punto di vista dei genitori. Se vuoi assicurare a tuo figlio un reddito più alto, puoi farlo in diversi modi. Puoi pagargli un’istruzione che lo metta in grado di esercitare un lavoroche dia un reddito maggiore; oppure puoi affidargli un’azienda che gli frutti un reddito più alto di quello che potrebbe guadagnare come lavoratore dipendente; oppure puoi lasciargli delle proprietà, il cui reddito lo metta in ggrado di vivere meglio. C’è qualche differenza etica tra questi tre modi di usare la tua proprietà? O ancora, se lo stato ti lascia del denaro da spendere, detratte le imposte, lo stato stesso dovrebbe permetterti di spenderlo in una vita sregolata ma non di lasciarlo ai tuoi figli?
I problemi etici implicati sono sottili e complessi, e non possono essere risolti con una formula semplicistica come “parti eque per tutti”.
Invero, se dovessimo prendere sul serio questa formula, ai giovani con minori doti per la musica dovrebbero esser impartita un’educazione musicale estremamente approfondita, in modo da compensarli dei loro svantaggi ereditari, e a quelli che hanno maggiori attitudini, dovrebbe essere negato l’accesso a una buona educazione musicale (fine della cit. di friedman)

[in un racconto si diceva, in nome dell'egalitarismo, che le persone più agili dovessero andare in giro con una palla al piede e quelle più dotate musicalmente dovessero essere assordate in modo da riequilibrare il loro ingiusto talento. Faccio notare come anche il talento sia in parte una eredità genitoriale. Inoltre ci sono anche fattori da considerare: i bambini potrebbero partire più avvantaggiati perché i genitori possono essere più intelligenti o più interessanti o più inclini al ragionamento. Cosa si fa in questo caso? Si crea un "centro genitori interessanti", i bambini vengono prelevati e ficcati lì in modo da dare a tutti le stess possibilità?]

Insomma una totale eguaglianza di partenza non è né possibile (anche per altri motivi che sinceramente è troppo lungo riassumere qui) né desiderabile.

Seguiamo il tuo esempio della gara podistica, se proprio vuoi. Ti sembra normale che ad ogni cambio di staffetta (e cioè ad ogni passaggio genitori-figli) i giocatori si ritrovino a ricominciare tutto da capo?
A me sembra normale che se un genitore si “metta a correre” più degli altri il figlio possa esserne avvantaggiato. Solo chi è mosso dall’individia può desiderare altrimenti.

C’è sempre il ragionamento di fondo, comunque: questi soldi pubblici, questi soldi “di tutti”, vengono prelevati in maniera leggittima? La risposta non può che essere un vigoroso NO. I soldi pubblici vengono prelevati in maniera illeggittima, punto. Ti sfido a dimostrare altrimenti. (velocemente: se io voglio x e tutti sono d’accordo che io debbo avere x io ho il diritto di prendere x da te?)



6) [per quanto riguarda l'obbligo di istruzione fino ad una certa età] Non mandando i bambini a scuola non solo ne risente la loro istruzione, ma ne risente anche la società. Quanti potenziali Nobel per la medicina ci sono stati tra i bambini mandati a lavorare che non hanno potuto sviluppare le loro inclinazioni?


Qui pretendi, come prima, di avere una conoscenza migliore e assoluta e di sapere cos’è meglio per la famiglia o per il ragazzo, e di poter prevedere chi diverrà nobel e chi diverrà un vagabondo, ma io posso farti un ragionamento analogo:
immagina un ragazzo che, lasciato a se stesso (cioè senza educazione scolastica), riesca a diventare un grande industriale che fornisce l’umanità di servizi preziosissimi.

Insomma, riferirsi a “genii potenziali” è un ragionamento che non funziona (assomiglia al ragionento di qualcuno sui feti che vogliono fare gli astronauti, eh?)

[inoltre questo presuppone l'idea che obbligare qualcuno a fare qualcosa per il bene comune sia giusto. Io sono un grande genio della medicina, ma sinceramente questo lavoro non mi piace. Puoi tu obbligarmi in nome del bene comune a studiare medicina? Ovviamente la risposta è no]


7) I ragazzi ricchi, anche se cretini, sarebbero comunque portati fino al diploma (tanto le famiglie pagano!) e quelli poveri, invece, subito avviati al lavoro.


I ragazzi ricchi che prendono un diploma senza merito, ammettendo che il valore legale del diploma fosse abolito, che possibilità avrebbero di trovare lavoro? Hai appena detto che sono cretini, e non sarà un pezzo di carta a cambiare questo stato (questo modo di ragionare, e cioè diploma=lavoro, può nascere solo frequentando società così malate di burocrazia da non accorgersi della fallacia. La realtà è che le aziende vogliono competenza, quindi competenza=lavoro. La scopo delle scuole [delle scuole che puntano a creare lavoratori] sarà quindi scuole=competenza, non scuole=diploma). Certo, possono sempre lavorare nell’azienda del padre e (come sopra) a parte il senso di invidia non c’è nulla di ingiusto in ciò. (se sono abbastanza incapaci possono far fallire tutta la fortuna paternza [cosa decisamente comune], rendendo tutti voi molto sogghignanti e soddisfatti, immagino).


8) E se uno è così povero da non poter pagare l'istruzione, anche volendola?


Se io non posso pagare per una macchina ultimo modello? Ho il diritto di averla rubandotela (perché prendere i soldi dai ricchi tramite l’imposizione fiscale è la stessa identica cosa)? E se per me avere la macchina vale quanto per te andare a scuola e avere l’istruzione? Il valore dell’istruzione è assolutamente maggiore di quello di avere una macchina fiammante? Se sì, vuol dire che abbiamo trovato un oggettivo assoluto? Complimenti!

[e ancora, che colpa ne hai tu se hai una bella macchina e io una vecchia 500? A parte che io sono invidioso, cosa ne possiamo dedurre? Se tutti fossero d'accordo che io debba avere la tua ferrari o un pezzo di essa contro il tuo consenso, sarebbe giusto costringerti a cedermela?
Anche non avere una bella macchina potrebbe portarmi all'emarginazione sociale. Potrei addirittura suicidarmi, per una bella macchina, ecc. ecc. ecc.]

Sullo stesso punto, Astrolabio dice alcune cose interessanti:

c’è da dire che gli imprenditori, contrariamente a quanto sostiene glatea hanno tutto l’interesse a fare sconti ai clienti più poveri, o a investire in formazione, in borse di studio, e le banche hanno interesse a concedere prestiti per studenti brillanti che vogliono comletare gli studi.

io come istituto scolastico ho intresse che chi esca dalla mia scuola sia brillante, far uscire un povero intelligente dalla mia scuola fa sì che migliori la percezione del brand dell’istituto perchè chi lo assumera o chi avrà a che fare con lui si renderà conto che sarà una persona con grandi potenziali e chiedendo dove si è diplomata si senirà rispondere “dall’istituto scientifico Hogsworth” “a be certo dall’istituto hogsworth, si vede che li sfornano sempre i migliori”

Inoltre anche se non fosse particolarmente sveglio ma comunque dotato pagherebbe meno: un cliente in più che paghi più di quello che costa conviene comunque anche se paga meno degli altri, l’alternativa sarebbe comunque un cliente in meno.
chi pagherebbe?
beh, visto che l’istituto hogworth ha questa fama spettacolare, i ricchi manderebbero i loro stolidi rampolli a farsi insegnare un minimo di come si sta al mondo, ma siccome sono stolidi le loro rette sarebbero ben alte.

ma usciti dalla hogworth, cosa fa lo studente povero? vorrebbe studiare ma non ha i soldi, va in banca, chiede un prestito.
la banca chiede al giovine squattrinato a cosa gli servono i soldi.
il giovine studente risponde ingegneria, la banca si fa 4 conti. si rende conto che questo tizio uscito dalla hogsworth col massimo dei voti probabilmente finirà gli studi, e avrà quindi un buon reddito, quindi la banca gli paga la retta che si ripagherà con un tasso di interesse finita la laurea.

ok ametto che in questo sistema classista vengono fatti fuori gli studenti poveri e stupidi che vogliono fare il dams.
Sinceramente non vedo tanto la negatività della cosa, vedendo tali menti allocate in maniera migliore da altre parti (tipo settore agricolo o industriale)


Mi sembra proprio che non possano esistere altre obiezioni. (le contro obiezioni di galatea, a mio parere, non fanno che ripetere gli stessi problemi cui queste mie obiezioni rispondono. Se vi interessa andate nel suo post, è il commento del 19 agosto ore 6.44)

mercoledì 19 agosto 2009

il post sulla scuola che ho sempre sognato di pubblicare ma che fino ad oggi non avevo uhm assolutamente alcun incentivo a scrivere

il mio lunghissimo commento che non leggerà nessuno, in risposta a questo lungo post di Galatea che rispondeva ad un mio commento ad un suo post precedente. Eccolo qua:


[anziché una risposta punto per punto, rispondo un po' a caso]

"il fine dell’istruzione, infatti, è formare per la società le generazioni future. La scuola, quindi, passa quei saperi che la società ritiene necessari per la sua perpetuazione e per il suo sviluppo. "

Hai ragione, ed è questo il compito della scuola attualmente, ma dovrebbe essere così? Questo è un mantra che, durante il periodo scolastico, i professori mi hanno ripetuto così tante volte che oramai mi scoppia la testa; la domanda che io mi pongo, quando mi viene detto ciò, è: chi decide quale debba essere la società futura? Perché il tanto abusato "bravo cittadino perfettamente inserito nella società" deve essere deciso da un organo superiore quale lo stato e non al locale livello dei singoli istituti scolastici? Questo porta sempre risultati desiderabili? Mi sembra di no, e lo sottolinei tu stessa: oggi la scuola basa la sua istruzione su "generazioni future" dal gusto veramente opinabile. In che modo la scuola pubblica reagisce a questo? In nessun modo, accetta il modello punto e basta. A mio parere non può far altro che peggiorare.

Quindi, sotto questo aspetto, vedere la attuale scuola come preparazione per la società futura può essere corretto, ma non dovrebbe essere così. Questo a mio avviso è un punto a favore per il privato (che, come vedremo in seguito, stimola la diversificazione e l'anticonformismo).


Quindi, a cosa davolo dovrebbe servire la scuola? Beh, la scuola fornisce istruzione, cioè informazione. La qualità, la quantità, il genere di tale istruzione può essere scelto dall'individuo o dalla sua famiglia. Le scuole che forniscono istruzione/informazione giusta (e cioè voluta dai clienti) sopravvivono, le altre vengono ridimensionate o scompaiono.

Qual è l'istruzione giusta, dunque? Io credo che la paura che possano prosperare scuole di veline o scuole di arruffapopolo sia temuta solo da chi ha perso di vista la motivazione originaria per cui le famiglie mandavano i ragazzi a scuola (anche prima dell'obbligo scolastico, come vedremo in seguito): li mandano in genere per far imparare qualcosa che possa fruttare (non solo a livello economico, ma anche). Se il mestiere di velina permette ad una ragazza su un milione di guadagnarsi da vivere, state sicuri che le famiglie non saranno incentivate a mandare i ragazzi nelle suddette scuole; queste scuole si ridimensioneranno: non vedo alcun motivo perché, effettivamente, non possano esserci scuole del genere. Invece, se il mestiere della velina promette grandi fonti di guadagno, dunque, perché non creare grandi scuole apposite? Galatea è così feroce nel giudicare negativamente il mestiere di velina o di escort, che non capisco proprio come possa essere appoggiata. Ritenere che esistano lavori migliori o lavori peggiori è DAVVERO una idea classista.


Il punto è che in un sistema privatizzato l'individuo ha più o meno una scelta diversificata.
In un sistema pubblico non c'è alcun motivo per cui un grande istituto con materie inutili debba fallire: riceverà sempre soldi, indipendentemente da quanto sia utile per i clienti/studenti. Può quindi trattare gli studenti un po' come gli pare e fornire l'educazione più scarsa possibile. (ci ritonerò in seguito)

Con questo affrontiamo anche il problema della scelta delle materie utili: quali materie sono utili e quali inutili?


"Peccato che la scuola la scelgo oggi, e magari fra cinque anni, quando esco, il mercato richieda magari già altre competenze, e le materie che ho studiato potrebbero essere obsolete. "

Questo potrebbe accadere (e accade) anche nelle scuole pubbliche. Prova ad andare in un istituto di informatica e vedi cosa studiano fino al quinto anno: cosa che erano obsolete 20 anni fa e che ora fanno ridere tutti, bidelli compresi.
Un mercato privato, per avere molti clienti, deve offrire materie che permettano allo studente di guadagnare, in modo da costruirsi una buona reputazione e fare entrare ulteriori clienti/soldi. Forse è difficile sapere cosa il mercato chiederà fra 10 anni, ma è più incentivato a scoprirlo una scuola privata o una scuola pubblica? La risposta l'abbiamo sotto gli occhi: per materie per cui ci sono novità ogni mese (come informatica o sistemi, di questo vi posso dare esperienza personale e di questo vi parlo) i professori si limitano ad insegnare male, spesso malissimo, cose già vecchie quando loro andavano a scuola, facendo letteralmente perdere mesi e mesi su cose inutili. Non si tratta di prevedere il futuro, si tratta di essere almeno al passo con i tempi, e qui la scuola pubblica fallisce perché, ovviamente, non ha nessun incentivo a migliorare e ad essere competitiva. Forse vi piacciono gli aneddoti: quando facemmo notare che una nostra professoressa di Sistemi era completamente impreparata (completamente-impreparata), ci venne risposto: "cosa ci possiamo fare?". Che incentivo aveva il preside a cambiare quest'insegnante? Avrebbe perso alunni? La reputazione della scuola sarebbe peggiorata? Sì, e allora?
Come mai i master class a pagamento di qualsiasi materia non sono così ridicoli come quelli pubblici? Sarà una specie di miracolo? O forse è puro egoismo, la voglia di fare soldi che porta l'imprenditore a chiamare personale preparato e aggiornato e perché no stimolante?
Ripeto che il paragone con le scuole private italiane non esiste: le scuole che ricevono soldi pubblici, per definizione, non sono private. Le scuole "private" italiane sono nei fatti scuole pubbliche che rilasciano pezzi di carta. In una società di libero mercato tali scuole funzionerebbero al massimo come società stampatrice di pezzi di carta con su scritto "il tal x si è diplomato in yyy". Una "scuola" del genere sarebbe competitiva sul mercato?: quali genitori desiderosi per il loro figlio di una buona istruzione (seguita da una assunzione) manderebbero il suddetto figlio a Grandi Scuole, o al CEPU? Quali aziende prenderebbero soggetti diplomati in scuole con bassa reputazione? Vedete già oggi che cattiva reputazione che hanno questi istituti "privati"?

Fino ad ora mi sono limitato a spiegare perché una scuola privata sarebbe migliore di una scuola pubblica. Mi sembra di aver portato argomentazioni piuttosto forti. In effetti è così che vanno le cose, non solo nel settore scolastico ma in tutto il settore pubblico. Quando qualcuno riceve soldi gratis indipendentemente dal suo operato, non ha incentivo a migliorare. C'è bisogno di un sistema di feedback che permetta di tener presente il funzionamento dell'azienda (o scuola o istituto postale).
Il feedback stilizzato che un governo può organizzare basandosi su controlli di ispettori o su valutazione degli studenti non può che essere parziale e ridicolo. Il sistema ideale è una specie di sistema a punti nel quale ognuno ottiene punti se fornisce servizi, e può utilizzare questi punti liberamente per comprare servizi. Questo sistema esiste ed è quello del libero mercato. I punti sono i soldi.



Rimangono due problemi:

1) DISCORSO EGALITARIO: solo i ricchi potranno permettersi di mandare i figli a scuola
2) PROBLEMA DELL'OBBLIGO: se non c'è l'obbligo scolastico i genitori manderebbero i figli a spaccarsi le ossa sul luogo di lavoro a 7 anni, nessuno studierebbe, società allo sfascio ecc..


1) questo è il punto più difficile da affrontare perché la nostra visione è agli antipodi. Per quanto mi riguarda non accetto nessuno discorso egalitario, perché questo tipo di discorsi presuppongo sempre che le persone abbiano diritto ad appropriarsi illeggittimamente della proprietà altrui per un loro desiderio. Tu stai cioè affermando che il povero x possa prendere i soldi del ricco y (tramite tassazione, quindi minaccia, quindi senza il suo consenso) per ottenere qualcosa (in tal caso scuole, prof, istituti ecc.). Questo è immorale sotto tutti i punti di vista e viene accetato da tutti chiamandolo "diritto allo studio", ma è in realtà il "diritto di appropriarsi della proprietà altrui" legittimato. La sinistra da sempre adora affermare uguaglianza per tutti: sono consapevoli che per risanare presunte ingiustizie se ne devono compiere altre ancora più gravi? (ma è da sottolineare che queste ingiustizie egalitarie sono solo presunte! Non è certo colpa di y se x non può permettersi questo o quello, e non c'è alcun motivo per cui lui debba pagare.) Potrei inventarmi or ora il "diritto all'automobile" e rubare quella bellissima ferrari. In fondo perché lui, solo perché è ricco, deve avere una macchina più bella della mia? Non sono gli esseri umani tutti uguali? Questo ovviamente ci porta verso strade così complesse ... (tu pensi che l'istruzione abbia un valore incredibilmente superiore a quello della macchina e che ciò possa legittimarci ad appropriarci delle ricchezze latrui, ma questo presuppone che i valori delle cose siano oggettivi, cosa che evidentemente non è)...

Proverò comunque ad argomentare sotto un diverso punto di vista, senza prendere neanche lontanamente in considerazione il problema ideologico.
A parte tutto ciò, dovrei chiederti: sei sicura che è impossibile la formazione di scuole per i meno abbienti? Puoi dimostrarmi che le persone con reddito più basso non avrebbero una buona istruzione?
[aggiunta postuma: questo equivarrebbe a dire che esistono solo automobili placcate d'oro, cibo prezioso da 100 dollari a portata, vestiti firmati dal prezzo incredibile. Il mercato invece soddisfa tutti nelle giuste proporzioni]
Sei sicura che non potrebbero avere una istruzione SUPERIORE a quella ottenuta ora senza (apperentemente) sborsare nulla? (perché anche il più povero paga un sacco di imposte indirette e a volte tasse di iscrizione o altro alle univ. o soldi per i testi scolastici ecc.).

Il povero studente in periferia che deve fare tanti chilometri per andare a scuola esiste già oggi: nella mia classe 20 persone si svegliavano all'alba per raggiungere l'istituto. A quanto pare la scuola pubblica non soddisfa questi poveretti.
E in effetti quali interessi può avere lo stato a fare una scuola in una piccola borgata? Si riceve più voti se si soddisfa un grande città con una scuola magnifica o un piccolo paese di 200 anime? L'imprenditore invece può sempre aprire un piccolo istituto guadagnando su una piccola fetta di mercato. Perché lo ritieni così assurdo?
In ogni caso non andrebbe peggio che con la scuola pubblica.

Io sto sempre facendo il caso di famiglie a basso reddito che, raccogliendo i loro risparmi, magari rinunciando ad una nuova macchina o ad un computer, possono comunque permettersi di pagare una scuola.
Puoi pensare che esistano delle famiglie che non possano fare neanche ciò, e cioè anche se accettano di mangiare tutti i giorni riso e acqua, andare in giro per 5 anni con gli stessi vestiti e raggiungere i posti camminando, non possono permettersi di mandare il loro figlio a scuola. Potrei risponderti che, a mio parere, per questa famiglia sarebbe meglio guadagnare un piccolo stipendio in più anziché parcheggiare il proprio figlio in una scuola per 10 anni dove, spesso, si ritrova con un nulla in mano.

[qui voglio aprire una lunga parentesi: ho conosciuto tanti tanti amici che, subito dopo la scuola, hanno finalmente avuto TEMPO ed ENERGIE sufficienti per trovare un lavoro dignitoso che gli permettesse di guadagnarsi da vivere. Per loro la scuola è stata semplicemente un luogo in cui passare 10 anni a perdere tempo; la scuola non ha loro insegnato nulla di utile, nulla che gli andasse di sapere, nulla che ha cambiato il loro modo di vedere le cose. Semplicemente ha impedito loro di impegnarsi in cose che DAVVERO ritenevano utili. Potete dirmi quale favore fa alle famiglie povere trattenere un ragazzo fino a 18 (20?) anni quando potrebbe lavorare benissimo anche a 14, con profitto suo e della sua famiglia? Queste non sono cazzate lette nei libri, ne ho conosciuti tanti ritrovatisi a vent'anni a dover iniziare un lavoro che non c'entrava un tubo né con foscolo né con le derivate, e che di foscolo e delle derivate si erano giustamente dimenticati la settimana dopo. Chi siete voi per affermare che alcune informazioni valgono più di altre? Chi siete voi per credere che conoscere le più grandi opere del boccaccio sia più utile o moralmente superiore che sapere come si costruisce un motore? Eppure pretendete di imporre il vostro senso di utile e di importante e di rubare lavoro a ragazzi altrimenti volenterosi. Andare a scuola per questi ragazzi è semplicemente un altro lavoro. Però non è volontario, non paga, è demoralizzante e inutile. Questo per il bene dell'individuo, bene che voi ovviamente sapete qual è e l'individuo no.]


Questo ci porta dritti dritti al punto due, sull'obbligo di andare a scuola:

2) da Friedman M. e R., Liberi di Scegliere, capitolo 6:
"Fin dai primissimi anni della Repubblica non solo le città, ma quasi tutti i paesi e i villaggi e la maggior parte dei distretti rurali ebbero le loro scuole. In molti stati e località l'apertura di scuole elementari pubbliche fu disposta per legge. Ma le scuole erano per lo più finanziate privatamente attraverso le rette pagate dalle famiglie. [sebbene vi fossero alcuni finanziamenti integrativi per le classi sociali più diagiate]. Benché la scuola non fosse né obbligatoria né gratuita, la scolarizzazione era praticamente universale (esclusi, ovviamente, gli schiavi). Nella sua relazione per il 1836, l'ispettore delle scuole pubbliche dello Stato di New York affermava: "sotto ogni punto di vista è ragionevole ritenere che nelle scuole pubbliche, nelle scuole private e nei collegi il numero dei giovani che attualmente ricevono un'istruzione è pari all'intera popolazione tra i cinque e i sedici anni di età"

A quanto pare, anche senza nessun obbligo e in un sistema finanziato in maniera prevalentemente privata, le famiglie erano più responsabili di quanto ci si voglia far credere.

Per concludere, la scuola pubblica è un luogo che serve per far sopravvivere schiere di insegnanti e personale più o meno utile. Questo non è un attacco a Galatea o a qualche professore in particolare, ovviamente.

Cito ancora da Friedman: "All'inizio del 1840 si sviluppò una campagna per sistotuire il sistema diversificato e per lo più privato vigente, con un sistema di scuola cosiddetta gratuita, cioè un sistema scolastico in cui i genitori pagavano i costi indirettamente, per mezzo di imposte, invece che direttamente per mezzo di rette. Secondo E.G.West, che ha studiato a fondo lo sviluppo dell'intervento pubblico nel settore scolastico, questa campagna non era guidata da genitori insoddisfatti, ma "principalmente da insegnanti e funzionari pubblici". ... Benché gli argomenti fossero tutti esposti in termini di interesse pubblico, gran parte dell'appoggio dato da insegnanti e amministratori al movimento per la scuola pubblica derivava da ristretti interessi egoistici. Queste categorie si attendevano, qualora il settore pubblico avesse sostituito i genitori come ufficiale pagatore, maggiori garanzie di occupazione, maggiore sicurezza del pagamento dei loro stipendi e un grado di controllo più alto ...
(ancora da Friedman, p. 155) Come la Sicurezza sociale, l'istruzione controllata dallo stato è un altro esempio di elemento comune alle filosofie autoritarie e socialiste. La Prussia aristrocratica e autoritaria e la Francia imperiale furono i pionieri del controllo dello stato sull'istruzione ...

[in un sistema burocratizzato l'aumento della spesa sarà associato ad un calo della produzione. Friedman nota che ciò si è esattamente verificato nel settore della scuola pubblica: ]

Nei cinque anni dall'anno scolastico 1971-72 all'anno scolastico 1976-77, il personale professionale totale in tutte le scuole pubbliche statunitensi crebbe dell' 8%, il costo per l'alunno crebbe del 58%. Vi è un aumento dei fattori di produzione.
Il numero degli studenti diminuì del 4%, e del 4% diminui il numero delle scuole [alla faccia dello stato che si preoccupa di favorire i poveri ragazzi in periferia]. E immaginiamo che pochi lettori avranno da obiettare se si afferma che la qualità si è abbassata ancora più drasticamente della quantità. Questo è comunque ciò che risulta dall'abbassamento dei voti riscontrato in base a esami standardizzati. Vi è un netto calo della produzione [cvd].
[ancora per tornare al discorso del povero ragazzo di periferia:] Un elemento probante [dell'avvenuta burocratizzazione che causa un calo della produzione] può essere la riduzione del numero dei distretti scolastici nella misura del 17% nei sette anni dal 1970-71 al 1977-78 proseguendo la tendenza a più lungo termine verso una maggiore centralizzazione. Quanto alla burocratizzazione, relativamente a un periodo un po' più breve per il quale sono disponibili i dati (dal 1968-69 al 1973-74), a un aumento dell' 1% del numero degli studenti corrispose un aumento del 15% del personale professionale totale e del 14% del numero degli insegnanti, ma gli ispettori aumentarono del 44%! [questo per dimostrare come la scuola sia stata resa pubblica non a favore degli studenti, che invece ne hanno sofferto, ma a favore del personale e della burocrazia]

[il libro di Friedman è una miniera di informazioni, e vorrei ricopiare tutto il capitolo. Forse lo farò nel mio blog.
In breve Friedman nota come la scuola pubblica favorisce le famiglie ad alto reddito che, trovandosi in quartieri migliori, possono usufruire di scuole pubbliche migliori. Viceversa per i ghetti, ovviamente. Ecco cosa dice: >>>>>>>Le spese d'istruzione per alunno negli agglomerati urbani sono spesso alte tanto quanto quelle sostenute nelle lussuose zone periferiche, ma la qualità dell'istruzione è enormemente più bassa.>
a quanto pare le cosiddette caste chiuse si creano più probabilmente in un sistema pubblico. Per non parlare della segregazione razziale che può essere favorita (e lo è stata) solo in un sistema dove l'istruzione è gestita dallo stato con la forza. Nessun imprenditore ci tiene a perdere clienti, bianchi o gialli che siano (o handicappati o stranieri o con deficit di attenzione, per rispondere velocemente ad un'altra nota di Galatea)]

Infine, come cilegina sulla torta, Friedman dimostra qualcosa di enormemente interessante per tutti i difensori dei poveri:

"lo studio relativo alla Florida mise a confronto i benefici totali che i membri di ognuna delle quattro classi sociali di reddito ricevettero nel 1967-68 dalle spese pubbliche per istruzione superiore con i costi da essesostenuti sotto forma di imposte. Solo la classe di reddito più alta risultava avere ottenuto un guadagno netto, avendo ricevuto il 160% di ciòche aveva pagato. Le due classi inferiori avevano sostenuto pagamento superiori del 40% a ciò che avevano ottenuto. La classe media aveva pagato una cifra superiore del 20% a quella ricevuta."

Chiaro? I poveri pagano (sotto forma di imposte) di più, e ricevono di meno. La soluzione di Galatea e di tutta la sinistra e dei commentatori del blog di galatea è quella di iniettare più soldi nel sistema scolastico e far calare, come dimostrato sopra, ancora di più la produzione. Una grande idea.

martedì 18 agosto 2009

volevo insomma esternare la mia disapprovazione per in contenuti del blog "imdGalatea"

non riesco a sopportare neanche da lontano il blog di Galatea: dopo averlo seguito per un po' (con conseguente formazione di sangue amaro & nervosismo ad ogni singola frase) ho deciso di eliminarlo dalle letture e leggere solo di tanto in tanto (-frase eliminata per cattivo gusto evidente-) cosa scrive Gal. (principalmente arrivando ai suoi post tramite link di altri ecc.)

Mi sembra veramente strano che un tale blog abbia tanto seguito, e che i commenti negativi/gli insulti/le critiche siano così rari. Mah.

L'ultimo post sulla scuola è così banale e mal argomentato che merita un commento (credo di aver commentato così di rado..., io sono timido, ma ora ci vuole). Posto il commento scritto lì anche qui perché avevo cercato di organizzare, tempo fa, un lungo post sull'istruzione scolastica (argomento questo che mi è più o meno a cuore), ma poi non ne feci niente, principalmente perché sarebbe uscito fuori un mostro lunghissimo* (intendevo fare una lunga trattazione su diversi punti ecc., sarebbe risultato ovviamente pedante e noioso, forse quasi più di Galatea quando fa la simpatica->vedi ultimissimo post parenti serpenti). Comunque ecco il mio commento, che riassume in maniera veloce ciò che penso dell'istr. pubb.:
*questo mostro è nato davvero, qui

Perché la scuola ha smesso di insegnare? A quanto pare la colpa è della "società". Domanda, dunque: perché la colpa è della società? Perché la scuola è influenzata dalla società, e perché lo è negativamente?-(quel che voglio dire è che mi sembra che tu non colga il punto, ovvero la motivazione sottesa) (inoltre c'è anche un po' di confusione: ininspiegabilmente in un tuo commento sembri rimangiarti un bel po' di roba e dire "beh no in america è peggio qui in fondo escono bravi diplomati" [qui ci sarebbe da notare che, giacché la quasi totalità degli studenti frequenti scuole pubbliche, è NORMALE che escano anche persone brave, ogni tanto, e che raramente ci siano persone bravissime. Il punto è: quante persone brave sarebbero uscite dalla scuola privata? Alcuni casi "ai margini" {e cioè non bravi ma non così cattivi} nelle scuole pubbliche si sarebbero comportati meglio nelle scuole private? Queste domande vengono completamente ignorate])

Individuare in questo mostro nebbioso di "Società Italiana Allo Sfascio" la causa del male delle scuole è decisamente uhm poco serio (non per forza sbagliato, sia chiaro), perché porta a così tante altre domande che fanno diventare tutto inconcludente e incomprensibile e fumoso se non viene data risposta (anche a me forse manca il concetto di causa-effetto, ma società di merda->scuola di merda non riesco a collegarlo, almeno così, senza ulteriori precisazioni, uhm, mi sembra una freccia labile).

Qual è la soluzione? Il privato, il privato, il privato: l'unico modo per creare delle scuole altamente competitive che abbiano la massima intenzione a portare i suoi alunni verso il lavoro in modo da aumentare la sua reputazione (clientela), facendo studiare materie UTILI e non arbitrariamente segnalate come tali da ministri dell'istruzione varii. Le scuole private finanziate con soldi pubblici sono altresì una baggianata: se una scuola riceve soldi "gratis" (ovvero senza attirare clienti) non ha interesse a migliorare. (questo disincentivo vale per tutto il settore pubblico, com'è ovvio)
In questo modo si getterà da dove è venuta quest'idea malsana del "pezzo di carta", studiando non perché si deve studiare perché l'ha detto qualche filantropo/politico dell'ultima ora (per un senso di cultura personale e spesso ridicolo) ma perché si è interessati davvero a ciò che si fa-> la discussione sul valore legale del pezzo di carta è così scontata che non sto neanche ad approfondirla qui. Si dia il caso che il problema dello "studiare per il pezzo di carta" è connesso al problema del valore legale del suddetto pezzo di carta. Eliminando l'uno si elimina l'altro, garantito.->questo problema non viene proprio affrontato nel post, incredibilmente.

[questo dovrebbe portarci ad alcune riflessioni supplementari: è più incentivato a studiare un ragazzo che va a scuola gratuitamente, il cui impegno o meno nelle materie è indifferente per tutti e per lui per primo*, o un ragazzo i cui genitori (o lui stesso) pagano per l'istruzione da ricevere?]
*gli studenti sanno che la preparazione nella scuola pubblica è così mal considerata da qualsiasi datore di lavoro che avere 100 o 60 al diploma è indifferente per il di cui sopra datore di lavoro. Da qui segue la preparazione supplementare (e INCREDIBILE, se ci pensate, eh, eh) di master, corsi nelle aziende stesse, test, colloqui ecc. (pensateci, questo è davvero incredibile, ma questo nessuno lo pensa).

Ovviamente questo atteggiamento deve essere esteso non solo alle medie barra superiori, ma all'università soprattutto, la più vicina al campo lavorativo.

Ovviamente è sottointeso che l'obbligo di frequentare la scuola fino al tot di anni è una delle merdate più grandi mai pensate dall'essere umano (anche se quest'idea è così poco diffusa, ma non capisco perché)

lunedì 3 agosto 2009

Una breve considerazione su: iPod apple, informazione, danni (da un punto di vista semi-libertario)

La definizione di semi-libertario deriva dalla mia diciamo così timidezza e insicurezza: non sono abbastanza coraggioso o abbastanza sicuro di essere un libertario; anche se lo fossi (inconsapevolmente), non sono completamente certo che l'approccio di seguito utilizzato per l'analisi di iPod, informazioni e danni sia completamente libertario. Insomma, sono delle considerazioni fatte da ME, e forse io sono libertario, ma non ne sono sicuro; da cui l'espressione -semi-libertario-.

L'iPod di una ragazzina le esplode in mano e questa (la ragazzina) chiede un risarcimento. La apple afferma di poter risarcire unicamente il prezzo dell' iPod, ma a condizione che la faccenda rimanga -sotto silenzio-. Le implicazioni qui sono molteplici: il diritto della ragazzina di chiedere un rimborso, il dovere dell'azienda di rimborsare, nel contempo il diritto (?) dei cittadini ad essere informati per eventuali pericoli, il dovere (?) dell'azienda di informarli e di essere trasparente e di dover rimborsare alla ragazzina gli eventuali danni fisici a parte il prezzo dell'oggetto stesso senza avviare manovre che a prima vista possono sembrare truffaldine perché danneggiano tutta la comunità di ignari consumatori di prodotti mele-dotati. Insomma, un casino così grande che ci ritroviamo un po' spaesati. L'approccio definito (da me) semi-libertario (che forse, come detto sopra, è un approccio TOTALMENTE libertario, ma io non lo saprei) può esserci utile, anzi utilissimo, illuminante.

Il problema che qui affronto (e che raramente ho visto affrontare nei varii paper libertari) è quello dell'informazione. Una azienda può mettere in commercio materiale difettoso senza informare i clienti? Un innamorato ideologicamente cieco per la liberà risponderebbe senza dubbio con un SI' a tutto petto. Anche se questa risposta può apparire estremamente strana e immorale, io credo che sia quella giusta: vediamo infatti cosa accade in una società libera di questo tipo senza l'intervento bollino-statale.

Il punto importante che vi invito a considerare attentamente lasciando perdere la sua ovvietà è che l'informazione può avere un certo valore per l'individuo. Per un individo sapere che l'iPod potrebbe scoppiargli in mano o che una televisione blocca automaticamente i canali erotici può essere estremamente importante. In poche parole vi è una domanda di informazione, domanda intesa in questo senso: le persone sono disposte a sacrificare qualcosa in cambio di informazioni per loro importanti.
Quando x vale qualcosa per qualcuno è possibile che qualcun'altro offrirà x per qualcosa. -Devo- mantenermi sul vago, anche se è ovvio che il qualcosa più usato sono i soldi. Comunque non solo: i blogger che danno informazioni utili che hanno valore per qualcuno potrebbero ad esempio farlo perché vogliono essere letti e provano un piacere infantile ma comprensibile nello scalare una classifica. Il punto è che questa domanda viene in qualche modo soddisfatta.
Faccio notare velocemente come non tutta l'informazione merita di essere divulgata, semplicemente perché ad alcune persone non interessano alcune cose, e le cose che interessano o meno sono semplicemente soggettive.

Veniamo al caso pratico: quanto vale l'informazione che l'iPod potrebbe scoppiarci in mano? Il valore cambia ovviamente da persona a persona. Per la apple a quanto pare questa informazione non è tanto importante, infatti decide di spendere solo 162 sterline.
La ragazzina invece pensa di poter guadagnare di più diffondendo l'informazione: è una piccola imprenditrice perché SA che questa informazione potrebbe interessare molta gente e valuta il suo silenzio > di 162 sterline. Possiamo facilmente immaginare che effettivamente la richiesta di essere informati su iPod scoppiettanti può valere un bel po' per diverse persone [aggiungo qui che, se non si fosse capito, tali informazioni vengono divulgate tramite i mezzi soliti cioè stampa blog urlatori che guadagnano di più se scrivono/dicono cose che -interessano- alla gente]. La domanda di mercato (e cioè la richiesta di avere informazioni) viene automaticamente soddisfatta, senza che nessuno sia costretto coercitivamente a fare qualcosa o a stampare un certo bollino.

A questo punto i consumatori sono "consapevoli", e cioè possono effettuare scelte razionali: possono decidere se il rischio che un iPod scoppi in mano valga il valore dell'iPod stesso o se invece no. Ciò non è banale e non è richiesto l'intervento di qualcuno per togliere dal mercato un prodotto potenzialmente pericoloso. Possiamo senza dubbio immaginare mister X desideroso di vivere una vita spericolata e circondarsi quindi di oggetti pericolosi. Perché tale mister X non potrebbe valutare il rischio come un fattore positivo? D'altro canto se molte persone si lasciano convincere a non comprare prototti non sicuri la apple dovrà aumentare la sicurezza dei suoi congegni. La sicurezza non è un valore assoluto, e la sicurezza ASSOLUTA non è (forse) possibile né (sicuramente) auspicabile. Il "limite" di sicurezza viene scelto dal mercato automaticamente.



E se la apple avesse offerto un prezzo "adeguato", cosa sarebbe accaduto?
Quanto deve offrire la Apple per comprare il silenzio della ragazzina? Avrebbe dovuto offrire -un valore maggiore dell'informazione stessa! Questo è incredibilmente giusto e corretto e non porta a nessuna conseguenza immorale. Se la ragazza accetta ad esempio 10 000 euro per il suo silenzio, vuol dire che ella aveva valutato il prezzo per il popolo di ottenere la suddetta informazione inferiore a 10 000 euro [questo in quanto, se fosse stato altrimenti, alla ragazza sarebbe convenuto -divulgare- l'informazione]. Ciò vuol dire semplicemente che, per la massa di persone desiderose di informazioni, l'informazione suddetta non è -abbastanza importante-.
Non c'è alcuna motivazione razionale per cui l'interesse di una certa parte della popolazione (e cioè quelli interessati alla salvaguardia dei loro arti durante la fruizione di un certo prodotto) debba essere moralmente superiore e favorito rispetto all'interesse di una ditta (formata anch'essa da individui che pensano amano e mangiano come gli altri). In questo caso, il valore del silenzio per la ditta è maggiore del valore di essere informati della seconda, il che, ricordando che l'informazione non ha un valore assoluto, è giusto e bello.
Quindi la morale è: non preoccupatevi di morire intossicati al prossimo morso, non preoccupatevi che il vostro pc possa esplodervi in faccia, non preoccupatevi di queste cose. Se c'era da sapere qualcosa di importante* l'avete probabilmente saputo.

*sebbene questo può sembrare soggettivo fino alla dispersione, faccio presente che per gli esseri umani è più o meno chiaro quali sono le informazioni importanti e quali no: quelle sulla salute, ad esempio, escono sempre a galla.
Inoltre il potere totale dei consumatori (espresso tramite la loro normale sete di informazione e quindi attraverso la loro azione di comprare/visualizzare giornali/blog (ecc)) è elevato, essendo un gruppo talmente numeroso da neutralizzare (in genere) il potere in termini di danaro della singola azienda (ciò doveva apparire ovvio già da prima).

Questo post incredibilmente ferraginoso era nella mia mente molto più illuminante.


[ es pratico: vorrei far notare come tutte le persone che attaccano il McDonald perché "chissà cosa ci mettono dentro" SANNO che il McDonald ha una cattiva reputazione sulla qualità del cibo utilizzato e possono compiere delle scelte razionali in merito a frequentare o no tali postacci. Non lo sanno in virtù di una magia che conferisce loro la conoscenza infinita, ma lo sanno perché per l'individuo avere informazioni su ciò che ficca in bocca è abbastanza importante, e quindi è sbucato fuori qualcuno disposto a vendere tale informazione -film contro il mcd. ecc.- comunque sia io, consapevole dei rischi, continuerò ad andarci]

venerdì 31 luglio 2009

Vendo i tre volumi de "La Rivolta di Atlante", il grande romanzo di Ayn Rand sulle bellezze del capitalismo e sulla forza dell'uomo-individuo.

Il tema + L'uomo che apparteneva alla terra + L'atlantide (in totale sono più di 1200 pagine)

sono ovviamente tenuti in ottimo stato. Comprandoli da qualche parte li paghereste tutti e tre 55.80 €. Io li vendo al vantaggioso prezzo di 30 €. E' il momento di approfittarne.
Fatemi sapere via mail o commenti.

mercoledì 29 luglio 2009

questo post fa veramente schifo (S. Maruo)

-

vi assicuro che questo post fa schifo, e siete persone impressionabili vi consiglio di non leggerlo. Fa schifo anche a me.

L'altro giorno una mia amica mi fa conoscere Suehiro Maruo, un autore che neanche lei conosce bene, e cioè conosce solo questa sua simpatica opera:






vi posso assicurare che questa è la cosa meno schifosa che trovate se scrivete il suo nome in google. Qui alcune sue creazioni.

Comunque, spinto dalla curiosità e dalla perversione, mi sono procurato un suo fumetto. Ecco le cose che ho trovato nel suo fumetto:

(sottointendiamo scopate varie, stupri, orge etero gay e misto ecc.)
donne che mangiano rane
donne che partoriscono rane
donne che mangiano serpenti
donne che cacciano topi dalla figa (un sacco di topi!)
donne uccise tramite martello infilato nel culo
leccate di occhi
tagli di cazzi
utilizzo di cazzi tagliati per procurarsi orgasmi
bruciature di culo
cagate in bocca
sesso con morti
sesso con sorelle
sesso con sorelle morte
dinamite nel culo
fiammiferi nel culo
procedura strana consistente nel fare infuocare il culo della vittima tramite lente abbinata a raggi solari
legature/pinzature
coltelli negli occhi
sesso con persone insanguinate senza occhi pieno di sangue ovunque che gli esce soprattutto dalle orbite
moncherini di arti inferiori
donne che si chiavano un moncherino dell'arto inferiore di un ragazzo morto
(ah no, stava solo dormendo, scusate, errore mio)
coltelli in gola durante chiavate di moncherini
teste nelle fighe (il ragazzo esploratore in questione afferma: "è tutto buio qui")


uhm...


-il mondo è strano.
-lo è sempre stato...
-già



sabato 25 luglio 2009

Gilioli ci dà notizia di essere "radicalmente libertario".
uhm

mercoledì 22 luglio 2009

berlicche:

"
Quando, esattamente, la Chiesa si sarebbe contraddetta?
"
http://berlicche.splinder.com/post/20979419#comment


domenica 19 luglio 2009

Una barzelletta presa da un libro di cui non vi dirò il titolo: (... continua)

...in tal modo, se l'avrete tenuta a mente, quando e se leggerete il libro in questione [e cioè il libro da cui è prelevata -la barzelletta barra storiella che segue- per essere inserita in questo post], e ritroverete quasi per caso questa barzelletta/storiella, sentirete una sensazione particolare. <-dovuta all'attivazione di alcuni neuroni

Dunque, tre tizi vanno in campeggio nei boschi, e uno dei tre accetta di occuparsi di far da mangiare per tutti, però dice che se uno degli altri due si lamenterà per il suo modo di cucinare dovrà automaticamente prendere il suo posto ai fornelli.
Sicché il cuoco prepara da mangiare, e quand'è pronto si siedono tutti e tre e mangiano, e gli altri due dicono che buono e sono molto contenti. Passano i giorni e a un certo punto il cuoco si stufa di cucinare, e spera che qualcuno si lamenti e quindi sia costretto a prendere il suo posto, ma nessuno si lamenta. Sicché il cuoco comincia a scuocere apposta le pietanze, o a bruciarle, o a servirle mezze crude. Ma gli altri due campeggiatori mangiano tutto e si sforzano di non lamentarsi. Ben presto il cuoco arriva addirittura a mettere il sapone nel caffè e a spargere manciate di terra su tutto quel che prepara, ma niente, gli altri due continuano a non lamentarsi.
Sicché alla fine il cuoco non ce la fa proprio più a star sempre lì a cucinare per gli altri due, e allora va nel bosco e, trovata un'enorme cacca di alce, la prende, la mette sulla griglia, e, quand'è cotta, la porta a tavola, insieme a una cuccuma di caffè al sapone. Gli altri due cominciano a mangiare, e il cuoco li guarda speranzoso, e i due mangiano molto lentamente, e ogni tanto si guardano e fanno delle smorfie. A un certo punto uno dei due mette giù la forchetta e dice al cuoco: "Ehi, Joe, mi spiace ma devo proprio dirti che questa roba sa di cacca di alce. Però ottima"

venerdì 19 giugno 2009

non so proprio qual è il titolo giusto.

Mi arrivò una telefonata da un numero non registrato, e il cuore mi balzò in gola. Era davvero lui, e mi chiese chi ero e cosa volessi. Ero io, gli dissi, ero una persona eccezionale e volevo parlargli urgentemente. Di cosa?, mi chiese. Di come dare un senso a questa sua vita fallita.

Tre giorni prima mi trovavo a questo comizio napoletano. Avevo preparato tutto a dovere, ovviamente, con il mio bigliettino nella tasca e la mano nella tasca che raccoglieva il biglietto nel palmo della mano. Mi presentai lì un'ora e mezza prima, perché volevo assolutamente assicurarmi di essere in prima fila, e ci riuscii. Dopo che ebbe parlato (non credo di averlo neanche ascoltato, ero tutto puntato verso la fine, dovevo sfruttare quell'occasione) scese dal palco e prese tutte quelle mani e anche la mia. Nella mia mano c'era questo foglietto, lui se ne accorse e se lo ficcò in tasca senza dare a vedere. Magari qualcuno se ne accorse, ma che m'importa? Lui cercò di non osservarmi più del dovuto e continuò a stringere mani. Nulla mi era mai riuscito così alla perfezione. "Dobbiamo metterci in contatto. Mi telefoni al..", e non ci avrei mai sperato, davvero, eppure lo fece. Come mai? Forse perché era curioso, della curiosità di un vecchio che non ha nulla da perdere, ma da guadagnare qualche minuto di svago, minimo.

Quando arrivai in quel suo alloggio nella periferia romana consegnai all'istante la mia pistola, perché senza dubbio il presidente non escludeva che potessi essere un pazzo di quel tipo. Mi accolse e io entrai, lui era seduto dietro la sua scrivania, mentre mi osservava curioso. Aveva ottant'anni e tutta la tristezza perversa di un ottantenne al potere. Mi scrutò a lungo e disse che non si ricordava di me, e io gli dissi così dev'essere, perché non ci siamo mai conosciuti, ma ora mi conoscerà bene. Parla, e io parlai e gli parlai a lungo, ed ecco ciò che gli dissi:

lei è vecchio e ha avuto una vita pienamente compiuta. Dal nulla è diventato non solo un uomo ricco, ma un uomo potente, pieno di tutto. Ho detto che avrei voluto dare senso a questa sua vita fallita, ma non è una vita fallita, è una vita vittoriosa. C'è qualcosa che la turba?, dissi all'improvviso, e lui mi disse di proseguire.

C'è qualcosa che abbia ancora desiderio di fare? Quelli come lei ricordano cos'è un desiderio di quand'erano bambini? C'è qualcosa che non ha fatto ma che vorrebbe fare, un sogno che ha trattenuto e che ora dichiara impossibile, uno di quei...quelle cose che lei non conosce ma a cui aspirava, ancora vent'anni fa, ma che poi... è diventata sempre più soffusa. Lei ricorda che c'era qualcosa che voleva ma che non ha ottenuto, e ha soppresso da anni questo desiderio. Da quanto?
Cosa voleva? l'ha dimenticato, e ha preso non il potere che lei desiderava, ma il potere che gli altri desideravano dargli, ed è diventato il presidente del consiglio.

-mi sembrò di essere un po' ridicolo, e magari stavo sbagliando, la mia analisi della sua persona era scorretta, continuai a fatica e sperai che lui non ridesse, perché ero molto timido-

dovete sapere che, come tutti gli esseri umani, al presidente non piaceva essere odiato. Si pensa che a queste persone, ma anche a persone della sua età, con una pila di odii così alta accumulata con tanta perseveranza durante una vita sporca, l'odio sia come un'acqua quasi piacevole, ma almeno per lui non era così e ogni volta che sentiva una offesa rivolta a lui o al suo operato se ne dispiaceva. Ovviamente nel suo lavoro non era spinto da scopi umanitari, ma perché lo odiavano così? Chi avrebbe fatto diversamente al suo posto, io?
. il più terribile timore era comunque quello di essere odiato dopo la sua morte. Poteva infatti sempre recuperare finché gli fosse rimasto un minuto di vita, un po' di forza nella penna e la sostanza adatta nel cervello, ma da morto cosa poteva fare? I morti hanno la reputazione che si meritano, soprattutto se sono stati al potere per mezza vita. E così anche lui aveva paura di essere odiato, ma soprattutto di morire E di essere odiato. Cosa propone questo ragazzo? Cosa voglio?, si chiedeva.

Le propongo di fare qualcosa di grande, e cioè di essere la prima persona a liberare questo paese dallo Stato. Il presidente del consiglio inarcò un sopracciglio in maniera comica. La prima cosa che dovrà fare è prendere tutto il potere possibile nelle sue mani. Questo costerà tante vite, ma lei non pagherà mai. Non c'è alcun altro modo per fare una azione incredibile, che mettere un solo cervello a capo di quest'azione. Si liberi della sinistra, dunque, e vada.
Il secondo atto deve essere quello di stipulare un contratto con gli italiani, ma questo sarà un contratto con se stesso. Deve affermare che, dal momento in cui firma il contratto, lascerà il suo posto da dittatore entro cinque anni. Nessuno ci crederà, ma lo faranno se lei aggiunge che, in caso che ciò non avvenga, lei cede il diritto sul proprio corpo, e cioè afferma che se entro cinque anni non avrà lasciato la sua carica nessuno avrà il diritto di rivendicare l'ipotetico assassinio della sua persona. Come ho detto, queste serve a lei più che agli italiani: se lei vuol fare questa cosa di grande, lei deve frustare la sua ambizione che l'ha portata qui, e deve costringersi a lasciare il potere. Questa brama le è stata utile ed è stata utile a me, ma non le sarà utile per sempre.

Poi gli spiegai come avrebbe dovuto agire. Avrebbe dovuto cancellare uno ad uno ogni organo statale. Questo è un compito impossibile per un parlamento, ma facile per un sol uomo. Da dittatore non avrebbe avuto alcun problema a proclamare lo scioglimento innanzitutto dell'organo di polizia. L'avrebbe annunciato a avrebbe invitato tutti a darsi da fare per trovare altri metodi di protezione, e dopo un anno, mettiamo, la polizia sarebbe stata sciolta. Così avrebbe agito per tutto, dalle scuole alle poste. Infine avrebbe sciolto l'ufficio esattoriale, non prima di aver raggruppato la maggior ricchezza che riteneva adatta a vivere confortevolmente gli ultimi anni da Persona Eccezionale quale sarebbe divenuta (così gli dissi, infatti, e su questo avevo intenzione di far leva). E l'euro?, mi chiese; questo non ci interessa, gli dissi, se la vedranno loro, aggiunsi.

Mi chiese altre cose, ma vidi che il suo cervello lavorava bene. Questa persona, perversa, maliziosa, immorale e testarda come un bambino, non era nient'altro che una persona che aveva sempre usato il cervello per ciò che più gli interessava, e ci era riuscito. Sapeva più cose di quanto dimostrava durante i comizi pubblici e durante i dibattiti televisivi, e comprendeva perfettamente ciò che gli dicevo, e non ascoltava questo discorso per la prima volta. Capii che, dietro la maschera di corruttore del popolo, dietro quell'alone di clown malandato con una frusta nella mano e un capo di biancheria intima nell'altra, si nascondeva un genio egoista; non ne fui poi tanto sorpreso, ma affascinato, sì.

Dopo aver ascoltato tutto questo, mi chiese: tu cosa vuoi? Io gli risposi: io sono pazzo, e non voglio nulla. Sono così affogato nella mia ideologia che non capisco perché faccio ciò: mi ci trovo e agisco, come mi hanno insegnato a fare. Ho smesso di pensare. Potrei risponderle: lo faccio per me, ed è vero, ma lei mi fraintenderebbe. Non lo faccio perché penso che la libertà sia una cosa bellissima, lo faccio perché NON PENSO, e ne sono consapevole e anzi NE SONO FIERO, perché ci voleva proprio un uomo come me, un uomo impregnato di ideologia, intelligente ma incapace di pensare, che potesse tentare questa follia.

Stettimo un po' in silenzio, poi lui si alzò e mi disse: lei mi ha convinto. Diventerò l'uomo più importante di sempre. Non sarò Mussolini o Stalin o Obama. Sarò Dio.
Dettò ciò aprì il cassetto della sua scrivania, prese una pistola, sparò e mi uccise. Non potevo dire che non ci avessi pensato, quindi non me ne dispiacqui poi tanto.

I primi tre anni procedettero in maniera incredibile. Tutto andò così come io gli avevo spiegato, anzi vidi che lui conosceva le cose ancor meglio di me, e attuò il mio piano nella maniera migliore possibile. Abolì la realtà nell'ordine giusto, fece ciò che doveva fare senza mai avere dubbi, procedeva come uno squalo. Aveva una tale influenza che ebbe bisogno di uccidere qualcuno, ma non poi tanto, e nessuno avrebbe potuto paragonarlo ad un dittatore sanguinario. Gettò la mascherà da rattuso a caccia di figa e si mise quella da Uomo di Ferro, l'uomo con un obiettivo che avrebbe salvato l'umanità, e cioè, dal suo punto di vista, che avrebbe salvato esso stesso. L'avrebbero sì odiato, ma sarebbe diventato immortale, e l'odio sarebbe scivolato via come accade per gli immortali e poi sarebbe stato adorato.

Il quarto anno le cose rallentarono, e così proseguì il quinto anno. Passò anche il quinto anno, e tutto era pronto a cadere ma ancora non cadeva. Il Presidente andava in giro e affermava di essere Dio, e c'era quasi riuscito. Il mondo era alle soglie dell'altro mondo, ma il Presidente esitava ad aprirgli il cancello. Otto giorni dopo il quinto anno di Presidenza un Uomo della Folla si ricordò del contratto stipulato con gli italiani, sparò e uccise il Presidente, e nessuno poteva rivendicare la sua morte.
Le porte del cancello si aprirono.