domenica 30 marzo 2008

Doko

Questo post è da leggere chiudendo gli occhi.



Lo studente Doko andò da un maestro Zen e disse "Sto cercando la verità. In quale stato mentale debbo esercitarmi per trovarla?"
Disse il maestro: "Non esiste la mente, per cui non puoi metterla in alcuno stato. Non esiste la verità, per cui non puoi esercitarti per essa".
"Se non c'è mente da esercitare, né verità da trovare, perché questi monaci si riuniscono ogni giorno davanti a te per studiare lo Zen ed esercitarsi per questo studio?".
"Ma io qui non ho un palmo di spazio," disse il maestro "come possono i monaci riunirsi? Io non ho lingua; come posso chiamarli a raccolta e insegnar loro?".
"Oh, come puoi mentire così? chiese Doko.
"Ma se non ho lingua per parlare agli altri, come posso mentire a te?" chiese il maestro.
Doko dirre allora tristemente: "Non riesco a seguirti. Non riesco a capirti".
"Io non riesco a capire me stesso" disse il maestro.

giovedì 27 marzo 2008

C'è posta per te

Nel 2020 mi arriverà una mail che mi sarò mandato il 27 Marzo del 2008.
E' possibile grazie a time machine, che ho trovato sul blog di Massimo Mantellini. Mi sono scritto cose bellissime che in futuro leggerò.

Inizialmente non sapevo che raccontarmi, poi le cose sono uscite da sole, e così ho voluto riassumere la mia situazione attuale, i miei propositi, cosa mi piace di quest'oggi, cosa cambierei, cosa spero di diventare.
Mi sono ricordato cosa sto studiando attualmente, cosa sto leggendo, quali film vedo, con quali persone esco, con quali persone mi trovo bene, con chi chatto, quali blog frequento, cosa faccio durante la giornata, di che orientamento sessuale, religioso e politico sono.
Da questo si dovrebbe anche dedurre il mio stile di scrittura, di cui mi sono dichiarato particolarmente soddisfatto.
Ho scritto al me del futuro com'è la mia situazione familiare, la mia salute, e in genere come mi sento in questo periodo.

Mi sono scritto una mail nel futuro, che ho concluso così: Voglio dirti altro di me, Valerio. Ascoltami.

E' molto lunga. Ora clicco su "Send This Email to the Future".

[...]

Non mi sono riletto, e spero di dimenticare. Nel 2020 sarò magari morto, magari non si sarà avverato nulla dei miei propositi, il mondo sarà diverso, ma molto poco, e io di certo sarò diverso di molto.

Vi immaginate, quel primo gennaio del 2020, quando cliccherò su "Invia/Ricevi"?
Vi immaginate?

martedì 25 marzo 2008

...come dei giocatori di scacchi

Il libro di Michel Imberty, "le scritture del tempo", vuole dimostrare in chiave psicoanalitica come lo stile (di un compositore di musica classica) possa essere inteso come testimonianza dell'atteggiamento inconscio dell'uomo di fronte alla morte. Una ipotesi veramente interessante che, sebbene inizialmente possa creare qualche sospetto sulla sua validità, si rivela abbastanza convincente dopo un'analisi accurata condotta su bellissimi dati sperimentali. Nonostante le cose che dirò di seguito, mi sento di consigliare il libro per l'eleganza delle argomentazioni e per l'interesse che possono suscitare alcuni risultati sperimentali se interpretati attraverso l'ottica dello psicoanalista.
Quello che mi interessa ora è notare come durante tutto il libro serpeggi l'aria di una certa ostilità verso la musica contemporanea. Lo psicologo basa la sua analisi principalmente su frammenti di Brahms e su quelli del ben più moderno Debussy dimostrando una ottima conoscenza dei suddetti e in una certa misura di amarli. La mancanza di riferimento a qualsiasi cosa venga dopo Debussy fa però presagire qualcosa, finché verso la fine l'autore davvero non resiste più lasciandosi andare in una sfuriata contro i modernismi che dura una cinquantina di pagine. Tra le varie cose riporto: "l'artista contemporaneo si difende dall'invecchiamento e dalla morte attraverso l'invenzione di codici nuovi [...] adorni di tecnica e di algebra: invece di dominare il tempo, come cercavano di fare i classici della simmetria tonale, egli domina solo una sintassi vuota, una tecnica. [...] Un'epoca a tal punto sommersa da nuovi linguaggi è un'epoca votata alla morte della sua cultura". Imberty non risparmia nulla, dall'alea all'happening alla composizione al computer.
Ad un certo punto però dice qualcosa che, se estrapolata dal contesto, potrebbe quasi sembrare un complimento. E' una frase così bella che mi andrebbe proprio di farvela conoscere, indipendentemente dal significato negativo che l'autore vorrebbe trasmettere.
"La conoscenza, nello spirito del pubblico e di certi compositori [contemporanei], si è sostituita all'ascolto irrazionale e spontaneo, il piacere musicale è diventato il piacere intellettuale dei giocatori di scacchi [...]. Il compositore è uomo di scienza" p.247

Sì, Michel, è proprio quello che ho sempre pensato.

Un noto compositore di musica contemporanea

domenica 23 marzo 2008

Dialoghi Sacri 8

M: Che ti prende? Come va? Come ti chiami?

V: Ciao, sto bene, ma come sempre...

M: Ma da quanto tempo hai iniziato a segnarti le cose? E perché?

V: E' semplicemente paura. Che brutta frase, scusami! Una volta ho chiesto ad una mia amica se avesse mai letto "l'uomo senza qualità". Mi rispose che non si ricordava. Come è possibile?! Io me lo ricorderei. Ma lei sapeva chi fosse Moosbrugger, e comunque non era sicura di aver letto il libro. Mi risultò inconcepibile. La cosa più tremenda è che non è affatto inconcepibile (a quanto pare)!

M: Non mi sembra nulla di così grave. Aspetta, ora sì.

V: Questi dialoghi mi stanno stufando. Non ricordo mai i precedenti. Che collegamenti posso fare se non ricordo nulla? Sto scherzando, qualcosa ne ricordo, non meno di molte altre persone, e mi sento molto bene. Mio nonno però legge sempre la stessa pagina dello stesso libro. No, alcune volte va anche avanti, arriva chessò al secondo capitolo, ma poi si distrae e ricomincia tutto da capo. Prima dell'incidente pensai che ad un uomo con scarsa memoria bastasse un solo libro. Una sola emozione per tutta la vita, che si ripetesse di continuo, avrebbe potuto rendere uno smemorato felice. In effetti è così, ma non so quanta felicità o emozione possa dare l'incipit di Quo vadis riletto circa cinque volte al giorno. Ho già proposto di presentargli qualcosa di più avvincente, magari un piccolo raccontino di poche pagine. Forse è ancora troppo lungo.

M: ...

V: Ma se l'intelligenza è un'unione tra memoria e capacità di collegamento, che intelligenza ci può essere in uno smemorato? E' una specie di stupido per natura, al pari di altri... Mio nonno è intelligente? Lo è mai stato? Credo di sì. Ma ora non lo è più. Per fortuna un uomo non si giudica dalla sua intelligenza.

M: Un uomo non si giudica affatto. Parli e parli, ma mai che ti decida a comprarti un'agenda. Collezioni brutte figure o cosa? Ogni volta dici che non succede mai, che è la prima volta. Ma sei patetico!

V: Torniamo a mio nonno. Ho pensato di dargli un segnalibro. Non prendermi per stupido, ma tu ricordi perfettamente tutto ciò che precede il punto in cui sei arrivata? Io no, ma continuo comunque a leggere. Così si potrebbe arrivare alla fine senza conoscere né l'inizio né lo svolgimento, né la frase precedente a quella conclusiva. E' una vita di frammenti, di istanti che si susseguono senza alcun collegamento gl'uni con gli altri. Mio nonno è un debussysta! Hai già visto Memento? Vedilo!

M: Me l'hai già chiesto decine di volte. Me l'hai già consigliato. L'ho già visto. Mi è piaciuto tantissimo.

giovedì 20 marzo 2008

Un altro post poco impegnativo (mi si consenta...)

Ma che bella giornata oggi. Vorrei memorizzarla.
[...]
Fatto.

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"A quanto pare siete molto felice, Kirillov?"
"Sì, molto felice" rispose l'altro, come se dicesse la cosa più comune del mondo.
"Eppure ancora così recentemente eravate afflitto; eravate arrabbiato con Liputin?"
"Uhm... adesso non rimprovero nessuno. Allora non sapevo ancora di essere felice. Non avete mai visto una foglia, una foglia d'albero?"
"Sì."
"Non molto tempo fa ne ho visto una gialla, con un po' di verde, marcita sui lati. Il vento la portava. Quando avevo dieci anni, d'inverno, chiudevo apposta gli occhi, mi immaginato una foglia, verde lucente con le nervature e il sole che brillava. Riaprivo gli occhi e non credevo a nulla, perché quella era molto bello e li chiudevo di nuovo"
[...]
"E quando avete saputo di essere tanto felice?"
"La settimana scorsa, martedì, no, mercoledì, perché era già mercoledì quella notte"
"E in quale occasione?"
"Non, ricordo, così... camminavo per la stanza... non importa. Fermai l'orologio. Erano le due e trentasette."

-Dostoevskij F.M., I demoni -

Probabilmente è un passo che conoscete già. Ma... sì, ricordiamolo. Sì.

mercoledì 19 marzo 2008

Il segreto di pulcinella (Dei blogger timidi, un tantino insicuri)


una cernia

Spesso il blogger si sente anche un pò intimidito. e' arrivato il momento di scrievre qualcosa,oppure ci si dice "si, questo è qualcosa da scrivere". E' un bisogno di condivisione.


Ed ecco che allora si fà attenzione alla forma e alla grammatica esi inserisce qualche immagine, si taglia qui e lì per non appesantire troppo il testo,si inseriscono i links da cui si è presi spunto dttagliatamente si controlla ogni citazione. Si rilegge il tutto due-tre volte. Importantissimo aspettare un pò prima di pubblicarlo, perchè "Il primo segreto (dello scrivere!) è il riposo nel cassetto"*. Deve essere un intervento bello (con un titolo accattivante.), e coerente,interessante, il nostro visitatore ideale dovrebbe aggiungerli alla sua lista di condivisione e insomma quando ha finito deve sorridere tantissimo o almeno deve provare qualcoas. Spesso il bloger si sente intimidito perchè ha molta responsabilità.
Altre volte no.


*C. Levi in una lettera qui

lunedì 17 marzo 2008

D. D. Šostakovič - Suite sui versi di Michelangelo Buonarroti

Le avanguardie, sì, ma anche dell'altro.

Šostakovič D.D. (1906-1975)

Una delle espressioni più notevoli di costruzione musicale con i mattoni marci del tonalismo è da cercare nella produzione Šostakovič, celebre compositore russo etichettato per molto tempo come grigio burocrate staliniano, buono solo a sfornare sinfonie volte a celebrare la grandiosità russa .
No. Questa linea di pensiero è per fortuna caduta, e Šostakovič inizia ad essere conosciuto ovunque come autore degno del massimo rispetto. Secondo Noseda (direttore dell'orchestra che esegue i brani presentati) in madrepatria il confronto tra il più famoso Prokof'ev e Šostakovič non regge: il primo è un grande compositore, ma il secondo è un compositore geniale.

L'ombra in cui è stato avvolto per anni è più che giustificata: il periodo del controllo culturale, le accuse di formalismo, l'imposizione di un certo realismo socialista unito alla condanna di qualsiasi "deviazione" artistica erano messe in atto dal pugno di ferro di Ždanov. Così dapprima Šostakovič venne criticato e oscurato a causa della sue composizioni fin troppo provocatorie (ricordiamo l'articolo Caos anziché musica, dove veniva attaccata e censuarata l'opera Lady Macbeth del distretto di Mtsenk) e poi venne inserito nel meccanismo stesso dell'impero, prendendo parte al consiglio supremo sovietico e scrivendo articoli che poi verranno indicati come falsi, cioè spacciati per scritti dal compositore, che invece non li riconosceva affatto.


Ma passiamo a noi. Šostakovič è oggi conosciuto come formidabile sinfonista e, insieme a opere grandiose dove veniva impiegato un largo numero di esecutori, risultano egualmente celebri le sue composizioni da camera, in principal modo i quartetti (indicativo notare che sono stati composti quindici quartetti e, del pari, ben quindici sinfonie).
In realtà Šostakovič ha prodotto un mucchio di roba: la sua ultima composizione è segnata come op.147. Certo, molti brani sono "minori" (come alcune musiche per film e, a mio parere, anche qualche concerto), altre sono incredibilmente famose (il secondo valzer della seconda jazz suite, utilizzata in eyes wide shut e in un numero indefinito di pubblicità e programmi televisivi), mentre altre sono ingiustamente meno famose.

Per questo gruppo vorrei quindi proporre gli ultimi due numeri delle Liriche sui versi di Michelangelo Buonarroti op. 145, appartenenti cioè al tardo periodo del compositore. Le composizioni sono pensante sulla traduzione russa di Abram Efros e sono dedicate ad Irina Šostakovič, terza moglie di dell'autore. Sono in totale undici lieder che rimangono in verità piuttosto anonimi fino al settimo, quando una inaspettata forza inventiva fa di questa composizione un piccolo gioiello.

Il testo di Michelangelo Buonarroti:

10 MORTE

Di morte certo, ma non già dell'ora,

la vita è breve e poco me n'avanza;

diletta al senso, è non però la stanza

a l'alma, che mi prega pur ch'i' mora.

Il mondo è cieco e 'l tristo esempro ancora

vince e sommerge ogni prefetta usanza;

spent'è la luce e seco ogni baldanza,

trionfa il falso e 'l ver non surge fora.

Deh, quando fie, Signor, quel che s'aspetta

per chi ti crede? c'ogni troppo indugio

tronca la speme e l'alma fa mortale.

Che val che tanto lume altrui prometta,

s'anzi vien morte, e senza alcun refugio

ferma per sempre in che stato altri assale?


Quest'ultimo brano ha davvero un carattere conclusivo, anche per la riproposione del tristissimo tema a due voci delle fanfare presentato in apertura della raccolta nel primo pezzo dell'opera. Un degno finale, quindi. Invece no, e si aggiunge un' ulteriore lirica, dal titolo emblematico, facendo raggiungere il numero 11, significativo anche per altre creazioni di Šostakovič:

11 IMMORTALITà

Qui vuol mie sorte c'anzi tempo i' dorma:

Nè son già morto: e ben c' albergo cangi,

resto in te vivo, c' or mi vedi e piangi;

se l'un nell' altro amante si trasforma.

Qui son morto creduto; e per conforto

del mondo vissi, e con mille alme in seno

di veri amanti: adunche, a venir meno,

per tormen' una sola non son morto.


In questo caso il tema ingenuo e bellissimo che viene riproposto così spesso può sembrare una specie di parodia del tema dell'ultimo tempo della quinta sinfonia di Beethoven. No: Šostakovič adulto che percorre i suoi ultimi passi guarda alla sua giovinezza e alla sua infanzia, e ripropone un tema da lui inventato quand'era bambino.

Sì.

-Ascolta "Morte"*
-Ascolta "Immortalità"*

*Dal cd CHANDOS: SHOSTAKOVICH, words of MICHELANGELO. Idar Abdrazakov, basso, BBC Philharmonic, G. NOSEDA. Puoi acquistarlo qui.

mercoledì 5 marzo 2008

Monty Python - Germania vs. Grecia

Questa è dedicata in maniera particolare all'estinto.

Dunque, sì, questo spazio non dovrebbe essere un diario personale, ma ci tenevo a dire che il 5 marzo ho suonato le variazioni goldberg. Tutto ok, sono soddisfatto, ma non sono riuscito ad ottenere alcuna registrazione soddisfacente. Vi saluto.