venerdì 25 settembre 2009

“Se non vuoi un uomo infelice per motivi politici, non presentargli mai i due aspetti di un problema, o lo tormenterai; dagliene uno solo; meglio ancora, non proporgliene nessuno. Fa’ che dimentichi che esiste una cosa come la guerra. Se il Governo è inefficiente, appesantito dalla burocrazia e in preda a delirio fiscale, meglio tutto questo che non il fatto che il popolo abbia a lamentarsi. Pace, Montag. Offri al popolo gare che si possano vincere ricordando le parole di canzoni molto popolari, o il nome delle capitali dei vari Stati dell’Unione o la quantità del grano che lo Iowa ha prodotto l’anno passato. Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di “fatti” al punto che non si possano più muovere tanto sono pieni, ma sicuri d’essere “veramente ben informati”. Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno.”

- Ray Bradbury, Fahrenheit 451

(
via the diamond age)
(via alkemilk) (via ilgobbomalefico)



----e tanto per rovinare questo post, riporto un frammento di conversazione che ho sentito ieri

"la società è malata... ci sono ... hai sentito il telegiornale? Le guerre tra bande... ci sono i... come si chiamano? I Nemo... contro i Russi!"

(nemo= emo; russi=truzzi)

(SIC!)

martedì 22 settembre 2009

telefilm

avviso i gentili utenti che ieri 21 Settembre è andata in onda la prima puntata della terza stagione di The Big Bang Theory!

Potete -procurarvi- l'episodio qui e i sottotitoli qui (quando saranno pronti, credo in giornata)

Ricordo che ieri è andato in onda anche How I Met Your Mother che continuerò a seguire speranzoso, sempre che anche questa quinta stagione non si confermi assolutamente stupida e inguardabile come la precedente.

La quarta stagione del fantastico 30 rock* andrà in onda solo il 15 Ottobre.
*30 rock si è aggiudicata in questi giorni l'emmyaward come miglior serie comedy e Alec Baldwin ha vinto anch'esso un emmy come miglior attore protagonista comedy.

Per l'ultima serie che seguo, Breaking Bad* (quella che attendo di più) [terza stagione], dovrò aspettare il 2010 :-s
*anche Bryan Cranston ha vinto un Emmy (miglior attore protagonista Drama). Meritato!

Comunque Big Bang Theory è ASSOLUTAMENTE da guardare. Ecco un video:






domenica 13 settembre 2009

2 semi-semi-fobie

Ecco le mie due semi-semi fobie, cioè terrori paralizzanti ma facilmente occultabili, cioè più che altro piccole manie, ecco, diciamo piccole manie perché il termine fobia è pieno di così tanti significati da risultare imbarazzante. Inoltre in entrambi i casi credo che queste manie non siano tanto "particolari" da poter essere considerate fobie. In altri termini sono delle storture abbastanza diffuse da rientrare almeno ai confini della normalità ("ai confini della normalità", aspettatevelo su italia1 condotto da enrico ruggieri)

Prima piccola semi mania (dicotomizzata in due punti): non riuscire assolutamente a sopportare a) di affacciarsi al balcone b) di guardare qualcuno che, in piedi, si affaccia al balcone. Il primo punto è risolvibile semplicemente non affacciandosi al balcone, cosa che può risultare piuttosto fastidiosa per chi, da basso, chiede il semplice favore di "acalare il panaro" per prendere-dare questo o quello (chiavi di casa/portafoglio/telefonino). Il secondo punto invece è decisamente più socialmente complicato. Mettiamo che io stia leggendo tranquillo nella mia camera e a mia madre venga in mente di dover stendere i panni, cosa che io vi giuro non riuscirò mai a fare, ebbene in quel momento non c'è altro da fare per me che seguire una di queste tre alternative:
a) chiedere gentilmente a mia madre (o all'affacciatore di balconi di turno) di smettere di fare ciò che sta facendo e rientrare;
b) cercare di trattenersi per non fare la figura dell'idiota, con conseguente inizio di tremori, pensieri fissi e terribili, risposte da freezing e via dicendo (ovviamente rimarrò lì con il libro in mano facendo FINTA di leggere, pensando solo LEVATI DI LI', CAZZO);
c) fuggire letteralmente in un'altra stanza: seguendo l'utile idea berkeleyana del "se non lo vedo non esiste".

Può essere che durante un party [insomma se dico festa sembra una cosa da bambini, neanche party mi piace tanto, ma meglio di festa] ci mettiamo tutti comodamente FUORI AL BALCONE, non c'è nulla di male, ma, per piacere, STATE SEDUTI, vi prego, non state in piedi. E, VI PREGO, quando con grande sforzo supero "l'imbarazzo sociale di esprimere una parte di sé che avresti preferito far rimanere nell'ombra ad alcune persone", cioè quando vi confido il mio terrore istintuale di vedere persone affacciarsi al balcone, NON SPORGETEVI ANCORA DI PIU' A MO' DI "MI STO BUTTANDO GUARDAMI HAHA", mi fa impazzire.


---
Seconda semi semi fobia ovvero piccola mania: non riesco assolutamente a rispondere a telefonate di persone con cui non ho mai parlato -a voce- prima. Conosco alcune persone che, dopo diverse conversazioni su msn, dopo aver stretto anche un'amicizia più o meno solida, propongono il fatidico passo "dai ora ti telefono" che corrisponde più o meno ad un "dai vengo a far l'amore con te e resto a dormire a casa tua". Da notare che non ho problemi a parlare con sconosciuti totali (ovvero numeri anonimi), il problema è proprio con le persone che ho conosciuto (per così dire) "a metà": scrivere è una cosa, parlare è un'altra (applausi).
(Le persone) Quando parlano presentano diverse piccole caratteristiche specificatamente verbali che su una finestra vengono completamente celate; il problema qui non è nello scoprire e nel trovarsi o più propriamente non trovarsi a proprio agio con queste completamente nuove caratteristiche persona-specifiche, cosa che già di per sé potrebbe portare all'affacciarsi (!) di sommerse paure che si ricollegano con il problema che l'umanità è bella sì, ma che stia alla distanza di sicurezza, grazie; il problema è nell'immaginare che qualcuno debba scoprire in me queste piccole sotto manie prettamente verbali e debba LUI (l'interlocutore telefonico semi-conosciuto di turno "Dai Ora Ti Chiamo") sforzarsi di sopportarle per trovarsi a proprio agio con qualcosa che, PER LUI, è completamente nuovo e, PER LUI, pieno di "informazioni da giudizio sociale".
Immaginare che qualcuno possa scoprire questi aspetti nel mio modo di interfacciarmi al mondo della "chiacchierata al telefono", ovvero immaginare che qualcuno possa analizzare e trovare fastidiosi o non all'altezza (rispetto a quel me su internet) i miei tentativi di rendermi simpatico, di rendermi accettabile, di rendermi un tipo "guarda sono almeno simile a quello che hai conosciuto su internet" oppure considerare il problema che tutte le diverse componenti che concorrono a rendere una telefonata -frizzante, piacevole, scevra da imbarazzanti punti morti, insomma una telefonata viva, corporea- , considerare che queste componenti e la presenza di queste componenti e il grado di presenza di queste componenti IN ME sono fino a quel momento completamente oscure per l'interlocutore di turno a causa del fatto che il mio sé-parlante è completamente diverso dal mio sé-scrivente; immaginare questo e considerare quest'altro rende per me una telefonata-con-persone-conosciute-ma-solo-su-msn piena di paure.
Mi sembra in pratica di parlare con uno sconosciuto che però conosce una quantità imbarazzante di cazzi miei; il che è vicino all'immaginare di parlare con uno sconosciuto che ha diversi motivi validi per giudicarmi e, nel caso, odiarmi.

sabato 12 settembre 2009

Ah-ah!

Mio fratello, che è "più o meno credente"*, deve sopportare di tanto in tanto qualche mia frecciatina (ma molto cordiale, sia chiaro). A volte anche la frecciatina diventa di cattivo gusto, anche per l'ateo più intransingente e meschino e, diciamo così, profondamente stronzo. Quello che voglio dire è che non saprei proprio come dirgli (al mio fratello più o meno credente), mettiamo, questa notizia:

Cattolico devoto schiacciato a morte in chiesa

Scrive il Telegraph che il 45-enne viennese Gunther Link, un cattolico molto devoto, ha pregato quando è rimasto bloccato in ascensore e subito dopo essere stato liberato è corso nella chiesa di St Joseph a Weinhaus per ringraziare Dio abbracciando un pilastro dal quale è caduta una pietra di 400 kg, uccidendolo sul colpo. (da miss welby)


Ad uno sguardo veloce smi sento già dire "ah-ah!", ora mi prenderò giuoco di lui, "ah-ah", chissà che faccia, "ah-ah", come funziona questo tuo dio (ed era anche molto devoto il cristiano poc'anzi, sottolineerò!)?

Mi sembra così di menare una frecciatina a me stesso, al mio buon gusto, alla mia convinzione [condivisa dall'umanità intera] che questo mondo sia (In Fondo) Un Mondo Giusto, insomma una frecciatina al cuore intero dell'umanità. Indipendentemente dal dispiacere, sinceramente minimo, della morte di quest'uomo, questa notizia mi (ci?) dispiace per un senso più generale, ma ci dispiace davvero, non con risatine o sghignazzatine o occhiolini o facile ironia velata da sarcasmo stile David Letterman Show, ma (ecco) ci fa piangere il cuore.

Come dicevamo, anche l'ateo più convinto, leggendo cose come queste, non può non dirsi: ma che cazzo, perchè!?

*questa definizione non deriva da una mia o sua perplessità. Essere "più o meno credenti" è proprio una categoria a parte, definita, con i suoi obblighi e i suoi privilegi, e conta milioni di fedeli.

martedì 1 settembre 2009

essere esseri umani oggi

Personalmente, credo che questo sia veramente un buon momento per un giovane che voglia cominciare a scrivere narrativa. Ho degli amici che non sono d'accordo. Al giorno d'oggi la narrativa di qualità e la poesia sono emarginate. E' un errore in cui cadono parecchi dei miei amici, questa vecchia idea secondo cui "Il pubblico è stupido. Il pubblico vuole andare in profondità solo fino a un certo punto. Poveri noi, siamo emarginati perché la tv, la grande ipnotizzatrice... bla bla bla". Ci si può mettere seduti in un cantuccio e piangersi addosso quanto si vuole. Ma è una stronzata. Se una forma d'arte viene emarginata è perché non parla davvero alla gente. E un possibile motivo è che la gente a cui si rivolge sia diventata troppo stupida per apprezzarla. Ma a me sembra una spiegazione troppo semplice.
Se uno scrittore si rassegna all'idea che il pubblico sia tropo stupido, ad aspettarlo ci sono due trappole. Una è la trappola dell'avanguardismo: si fa l'idea che sta scrivendo per altri scrittori, perciò non si preoccupa di rendersi accessibile o affrontare questioni di ampia rilevanza. Si preoccupa di far sì che ciò che scrive sia strutturalmente e tecnicamente all'avanguardia: involuto nei punti giusti, ricco di appropriati riferimenti intertestuali... L'opera deve sprizzare intelligenza. Ma all'autore non importa nulla se sta comunicando o meno con un lettore a cui freghi qualcosa di quella stretta allo stomaco che è poi il motivo principale per cui leggiamo. Sul fronte opposto ci sono opere volgari, ciniche, commerciali, realizzate secondo formule prestabilite - essenzialmente, il corrispondente letterario della tv - che manipolano il lettore, che presentano materiale grottescamente semplificato con uno stile avvincente perché infantile.
La cosa strana è che questi due fronti sono in lotta fra loro ma hanno un'origine comune, che è il disprezzo per il lettore: l' idea che l'attuale emarginazione della letteratura sia colpa del lettore. Il progetto che vale la pena di portare avanti è invece quello di scrivere qualcosa che abbia in parte la riccehzza, la complessità, la difficoltà emotiva e intellettuale dell'avanguardia, qualcosa che spinga il lettore ad affrontare la realtà invece che a ignorarla, ma che nel fare questo provochi anche piacere nella lettura. Il lettore deve sentire che qualcuno sta parlando con lui, non assumendo una serie di pose.
In parte, tutto questo ha a che fare col fatto che viviamo in un'epoca in cui abbiamo a disposizione una quantità enorme di puro intrattenimento, e bisogna capire come può la letteratura ricavarsi un suo spazio in un'epoca di questo tipo. Si può provare ad afforntare il problema di cosa sia a rendere magica la letteratura in maniera diversa dalle altre forme di arte e spettacolo. E a capire in che modo la narrativa possa ancora affascinare un lettore la cui sensibilità è stata in massima parte formata dalla cultura pop, senza diventare un'ulteriore palata di merda fra gli ingranaggi della culura pop. E' qualcosa di incredibilmente difficile, sconcertante e spaventoso, ma è un bel compito. C'è una quantità enorme di intrattenimento di massa ben realizzato e ben confezionato: credo che nessun'altra generazione prima di noi si sia trovata a fronteggiare una cosa del genere. Essere uno scrittore oggi significa questo. Credo che sia il momento migliore essere al mondo e forse il miglior momento possibile per fare lo scrittore. Certo, dubito che sia il più facile.


[...]


Siamo d'accordo un po' tutti che questi sono tempi bui, e stupidi, ma abbiamo davvero bisogno di opere letterarie che non facciano altro che mettere in scena il fatto che sia tutto buio e stupido? Nei tempi bui, quello che definisce una buona opera d'arte mi sembra che sia la capacità di individuare e fare la respirazione bocca a bocca a quegli elementi di umanità e di magia che ancora sopravvivono ed emettono luce nonostante l'oscurità dei tempi.
La buona letteratura può avere una visione del mondo cupa quanto vogliamo, ma troverà sempre un modo sia per raffigurare il mondo sia per mettere in luce le possibilità di abitarlo in maniera viva e umana.
Non parlo di soluzioni nel campo della politica convenzionale o dell'attivismo sociale. Il campo della letteratura non si occupa di questo. La letteratura si occupa di cosa cazzo voglia dire sentirsi un essere umano. Se uno parte, come partiamo quasi tutti, dalla premessa che negli Stati Uniti oggi ci siano cose che ci rendono decisamente difficile essere veri esseri umani, allora forse metà del compito della lettera è spiegare da dove nasce questa difficoltà. Ma l'altra metà è emttere in scena il fatto che nonostante tutto siamo ancora esseri umani. O possiamo esserlo. Questo non significa che il compito della letteratura sia edificare o insegnare, fare di noi tanti piccoli bravi cristiani o repubblicani. Non sto cercando di seguire le orme di Tolstoj o di John Gardner. Penso solo che la letteratura che non esplora quello che significa essere umani oggi non sia arte. Abbiamo tanta narrativa "di qualità" che ripete semplicemente all'infinito il fatto che stiamo perdendo sempre più la nostra umanità, che presenta personaggi senz'anima e senza amore, personaggi la cui descrizione si può esaurire nell'elenco delle marche di abbigliamento che indossano, e noi leggiamo questi libri e diciamo: "Wow, che ritratto tagliente ed efficace del materialismo contemporaneo!" . Ma che la cultura americana sia materialistica lo sappiamo già. E' una diagnosi che si può fare in due righe. Non è stimolante. Ciò che è stimolante e ha una vera consistenza artistica è, dando per assodata l'idea che il presente sia grottescamente materialistico, cercare di capire questo: come mai noi esseri umani abbiamo ancora la capacità di provare gioia, carità, sentimenti di autentico legame, per cose che non hanno un prezzo? E queste capacità si possono far crescere? Se sì, come, e se no, perché?

(preso da La ragazza dai capelli strani - D.F. Wallace - ed. italiana minimum fax ---- il testo completo degli spezzoni di intervista da cui ho preso gli spezzoni per questo post è qui <-lettura consigliata)




pensare che non ho ancora letto tutto di Wallace... questa è una cosa che mi rende felice.

Immaginarmi (cioè immaginare me stesso) nel momento in cui (prima o poi) finirò di leggere tutto ciò che ha scritto Wallace... sento quella sensazione di vuoto, già adesso.

ma pensare che non ho ancora letto tutto di Wallace... questa è una cosa che mi rende felice.