giovedì 20 agosto 2009

alcune obiezioni alla privatizzazione delle scuole (e relative risposte)

ecco tutti i punti importanti presi dai miei commenti al blog di galatea. Forse i punti più interessanti sono il 7 e l'8.




1) le linee di giudizio devono essere imposte dallo stato (rispettando comunque l'autonomia di insegnamento), altrimenti ogni scuola farà come meglio crederà e insegnerà cose inutili/stupide/dannose.

la frase principale e quella tra parentesi sono contradditorie tra loro. I maggiori casi di scuole faziose che trasmettono informazioni false o manipolate si riscontrano proprio quando lo stato dà linee guida su ciò che è bene insegnare e ciò che è meglio evitare “per il bene della società e dell’educazione dei bambini”. O mi sbaglio?

(per la scuola che insegna come "meglio crede", vedi post precedente e punto 3)

2) le scuole private non favorirebbero il multiculturalismo: si creeranno delle scuole per soli cristiani, altre per soli ricchi, altre per soli poveri

Se c’è una richiesta di classi diversificate con docenti di fede religiosa o perché no politica diversa tra di loro, e se la gente è disposta a spendere per ottenere classi diversificate ecc., allora qualche imprenditore farà classi del genere. Domanda: cosa impedisce ad uno stato di licenziare tutti i professori che non si attengano alla politica dello stato stesso? (i richiami sono evidenti).

Friedman nota (vedi post precedente) come anche dalla scuola pubblica possa sorgere un ghettizzazione tra scuole per ricchi (quelli che vivono nei quartieri ricchi) e scuole dei ghetti. Ricordo ancora che le maggior ghettizzazioni e discriminazioni sono storicamente opera dello stato.

Inoltre vorrei aggiungere che non è detto che una altissima diversificazione sia auspicabile. Non ci trovo nulla di male se qualcuno vuole stare in una classe di soli maschi, o di soli musulmani, o voglia avere professori non pazzi. Saranno pure cazzi suoi.

3) solo lo stato ovvero una istruzione centralizzata può sapere quali sono le materie utili e le materie che possono formarti, darti un metodo di studio, una visione del mondo ecc. Ci sono alcune materie apparentemente inutili (come la storia greca) che in realtà servono per affinare le suddette capacità. Nessun privato insegnerebbe queste materie apparentemente inutili che non hanno un ritorno economico!

Come tu dici “peccato che le materie apparentemente inutili servano ad apprendere magari un corretto metodo di ragionamento, o aiutino a comprendere meglio il mondo in cui siamo immersi”
se queste materie apparentemente inutili sono utili (e cioè formano cittadini migliori che aumentano la reputazione della scuola) queste materie saranno favorite. Non perché l’imprenditore è un gran filantropo e sa risconoscere quali materie apparentemente inutili siano invece utili (lo stato ha questa conoscenza? Come?) per il metodo di ragionamento e la comprensione del mondo . Semplicemente alcuni potrebbero insegnare la logica aristotelica e altri no. Gli studenti che escono alla prima scuola potrebbero essere più bravi ad argomentare i loro discorsi: potrebbero avere più opportunità di lavoro o avere una vita più bella: l’istituto ne guadagnerebbe in reputazione ecc.
Non è detto che vada così. Potrebbe darsi che imparare la logica aristotelica non serva a niente. In tal caso non vedo motivo per cui si debba continuare ad insegnarla.
(il discorso di “apparentemente inutile ma in realtà utile” quindi viene disinnescato dal funzionamento stesso del libero mercato)

3b) Tu mi dici: sono utili solo le materie che permettono a chi le conosce di diventare ricco. Einstein non divenne particolarmente ricco, quindi ne deduciamo che era un cretino perditempo?

Non ho detto nessuna delle due cose. Ho detto: i genitori mandano i loro figli in scuole per far imparare qualcosa che possa fruttare (non solo a livello economico, ma anche, ma non solo).

Di certo l’università che sfornò un Einstein ne guadagnò di reputazione. Le università private sono interessate a sfornare Einstein, giuro. Le pubbliche no. (mi si dice che Einstein studiò in una scuola pubblica. Copincollo da wikipedia: "Albert [...] per quanto desse ai familiari segni di ingegno precoce, non si distinse a scuola. Giunto alle scuole medie, trovò disgustoso il sistema di insegnamento tedesco, e entrò in conflitto coi professori che da parte loro lo maltrattavano. )

Il mio ovviamente era un discorso generale: università che sfornano genii (nessuno ha detto GENII ECONOMICI) avranno una grande reputazione. Ciò è innegabile.



4) solo lo stato può "scandagliare" un bambino abbastanza a fondo da vedere quali sono i suoi talenti e le sue inclinazioni e coltivarli. Es. : un padre stonato non scoprirà che il figlio è un possibile mozart. La scuola, con un corso di musica, sì, e lo valorizzerà.

Qui c’è la solita pretesa che lo stato abbia una miglior conoscenza della famiglia o dell’individuo e che, quindi, sappia “cos’è meglio per te” (in questo caso cos’è meglio insegnarti). Questo discorso però può essere esteso: cosa ti dice che il bambino in questione non abbia una forte propensione per gli scacchi? O per la fine arte del mosaico? O per lo studio della pornografia bizantina? A rigor di logica (cioè della logica del tuo ragionamento del presente punto 5), lo stato dovrebbe dare una infarinatura generale di TUTTO, in modo da poter ricercare il talento particolare del bambino. Cosa ovviamente impossibile; ma così come la scelta di cosa potrebbe essere utile per il bambino è arbitaria per il genitore (che magari è stonato quando il bambino è un mozart, appunto, o per un certo caso non conosce le mosse degli scacchi quando il bambino potrebbe essere un grande scacchista) lo è quindi anche per lo Stato. Non vedo perché il secondo si debba sostituirsi al primo (perché si pensa che gli errori e le arbitrarietà dello stato siano meglio degli stessi dei genitori (o dell’individuo))



5) [questo è un problema di interesse più generale, non ridotto a quello della scuola pubblica/privata] E' ingiusto che alcuni nascano con tante ricchezze perché hanno genitori ricchi e altri no. Lo stato dovrebbe riequilibrare tutto. Se fosse una gara podistica, sarebbe giusto che alcuni partissero a piedi e altri con delle ferrari?

Permettimi di citare ancora Friedman che, come avrai capito, è per me particolarmente illuminante (sottolineo di volata che non cito friedman perché ciò che dice lui è vero, ma perché lui dice esattamente ciò che voglio dire ma meglio):

“Molto del fervore morale che sta dietro lo sforzo per l’uguaglianza di risultati deriva dalla diffusa convinzione che non è equo che alcuni bambini debbano avere un grande vantaggio sugli altri solo perché è capitato loro i avere genitori ricchi. Certo che non è equo! Tuttavia, l’ingiustizia può prendere diverse forme. Può prendere la forma di eredità di beni: obbligazioni e azioni, case, fabbriche; può anche prendere la forma di eredità di talento: sensibilità per la musica, forza, genio matematico. Si può interferire nell’eredità di beni più direttamente che nell’eredità di talento. Ma da un punto di vista etico, qual è la differenza tra le due? Eppure molti disapprovano l’eredità di beni ma non quella di talento.

Esaminiamo lo stesso problema dal punto di vista dei genitori. Se vuoi assicurare a tuo figlio un reddito più alto, puoi farlo in diversi modi. Puoi pagargli un’istruzione che lo metta in grado di esercitare un lavoroche dia un reddito maggiore; oppure puoi affidargli un’azienda che gli frutti un reddito più alto di quello che potrebbe guadagnare come lavoratore dipendente; oppure puoi lasciargli delle proprietà, il cui reddito lo metta in ggrado di vivere meglio. C’è qualche differenza etica tra questi tre modi di usare la tua proprietà? O ancora, se lo stato ti lascia del denaro da spendere, detratte le imposte, lo stato stesso dovrebbe permetterti di spenderlo in una vita sregolata ma non di lasciarlo ai tuoi figli?
I problemi etici implicati sono sottili e complessi, e non possono essere risolti con una formula semplicistica come “parti eque per tutti”.
Invero, se dovessimo prendere sul serio questa formula, ai giovani con minori doti per la musica dovrebbero esser impartita un’educazione musicale estremamente approfondita, in modo da compensarli dei loro svantaggi ereditari, e a quelli che hanno maggiori attitudini, dovrebbe essere negato l’accesso a una buona educazione musicale (fine della cit. di friedman)

[in un racconto si diceva, in nome dell'egalitarismo, che le persone più agili dovessero andare in giro con una palla al piede e quelle più dotate musicalmente dovessero essere assordate in modo da riequilibrare il loro ingiusto talento. Faccio notare come anche il talento sia in parte una eredità genitoriale. Inoltre ci sono anche fattori da considerare: i bambini potrebbero partire più avvantaggiati perché i genitori possono essere più intelligenti o più interessanti o più inclini al ragionamento. Cosa si fa in questo caso? Si crea un "centro genitori interessanti", i bambini vengono prelevati e ficcati lì in modo da dare a tutti le stess possibilità?]

Insomma una totale eguaglianza di partenza non è né possibile (anche per altri motivi che sinceramente è troppo lungo riassumere qui) né desiderabile.

Seguiamo il tuo esempio della gara podistica, se proprio vuoi. Ti sembra normale che ad ogni cambio di staffetta (e cioè ad ogni passaggio genitori-figli) i giocatori si ritrovino a ricominciare tutto da capo?
A me sembra normale che se un genitore si “metta a correre” più degli altri il figlio possa esserne avvantaggiato. Solo chi è mosso dall’individia può desiderare altrimenti.

C’è sempre il ragionamento di fondo, comunque: questi soldi pubblici, questi soldi “di tutti”, vengono prelevati in maniera leggittima? La risposta non può che essere un vigoroso NO. I soldi pubblici vengono prelevati in maniera illeggittima, punto. Ti sfido a dimostrare altrimenti. (velocemente: se io voglio x e tutti sono d’accordo che io debbo avere x io ho il diritto di prendere x da te?)



6) [per quanto riguarda l'obbligo di istruzione fino ad una certa età] Non mandando i bambini a scuola non solo ne risente la loro istruzione, ma ne risente anche la società. Quanti potenziali Nobel per la medicina ci sono stati tra i bambini mandati a lavorare che non hanno potuto sviluppare le loro inclinazioni?


Qui pretendi, come prima, di avere una conoscenza migliore e assoluta e di sapere cos’è meglio per la famiglia o per il ragazzo, e di poter prevedere chi diverrà nobel e chi diverrà un vagabondo, ma io posso farti un ragionamento analogo:
immagina un ragazzo che, lasciato a se stesso (cioè senza educazione scolastica), riesca a diventare un grande industriale che fornisce l’umanità di servizi preziosissimi.

Insomma, riferirsi a “genii potenziali” è un ragionamento che non funziona (assomiglia al ragionento di qualcuno sui feti che vogliono fare gli astronauti, eh?)

[inoltre questo presuppone l'idea che obbligare qualcuno a fare qualcosa per il bene comune sia giusto. Io sono un grande genio della medicina, ma sinceramente questo lavoro non mi piace. Puoi tu obbligarmi in nome del bene comune a studiare medicina? Ovviamente la risposta è no]


7) I ragazzi ricchi, anche se cretini, sarebbero comunque portati fino al diploma (tanto le famiglie pagano!) e quelli poveri, invece, subito avviati al lavoro.


I ragazzi ricchi che prendono un diploma senza merito, ammettendo che il valore legale del diploma fosse abolito, che possibilità avrebbero di trovare lavoro? Hai appena detto che sono cretini, e non sarà un pezzo di carta a cambiare questo stato (questo modo di ragionare, e cioè diploma=lavoro, può nascere solo frequentando società così malate di burocrazia da non accorgersi della fallacia. La realtà è che le aziende vogliono competenza, quindi competenza=lavoro. La scopo delle scuole [delle scuole che puntano a creare lavoratori] sarà quindi scuole=competenza, non scuole=diploma). Certo, possono sempre lavorare nell’azienda del padre e (come sopra) a parte il senso di invidia non c’è nulla di ingiusto in ciò. (se sono abbastanza incapaci possono far fallire tutta la fortuna paternza [cosa decisamente comune], rendendo tutti voi molto sogghignanti e soddisfatti, immagino).


8) E se uno è così povero da non poter pagare l'istruzione, anche volendola?


Se io non posso pagare per una macchina ultimo modello? Ho il diritto di averla rubandotela (perché prendere i soldi dai ricchi tramite l’imposizione fiscale è la stessa identica cosa)? E se per me avere la macchina vale quanto per te andare a scuola e avere l’istruzione? Il valore dell’istruzione è assolutamente maggiore di quello di avere una macchina fiammante? Se sì, vuol dire che abbiamo trovato un oggettivo assoluto? Complimenti!

[e ancora, che colpa ne hai tu se hai una bella macchina e io una vecchia 500? A parte che io sono invidioso, cosa ne possiamo dedurre? Se tutti fossero d'accordo che io debba avere la tua ferrari o un pezzo di essa contro il tuo consenso, sarebbe giusto costringerti a cedermela?
Anche non avere una bella macchina potrebbe portarmi all'emarginazione sociale. Potrei addirittura suicidarmi, per una bella macchina, ecc. ecc. ecc.]

Sullo stesso punto, Astrolabio dice alcune cose interessanti:

c’è da dire che gli imprenditori, contrariamente a quanto sostiene glatea hanno tutto l’interesse a fare sconti ai clienti più poveri, o a investire in formazione, in borse di studio, e le banche hanno interesse a concedere prestiti per studenti brillanti che vogliono comletare gli studi.

io come istituto scolastico ho intresse che chi esca dalla mia scuola sia brillante, far uscire un povero intelligente dalla mia scuola fa sì che migliori la percezione del brand dell’istituto perchè chi lo assumera o chi avrà a che fare con lui si renderà conto che sarà una persona con grandi potenziali e chiedendo dove si è diplomata si senirà rispondere “dall’istituto scientifico Hogsworth” “a be certo dall’istituto hogsworth, si vede che li sfornano sempre i migliori”

Inoltre anche se non fosse particolarmente sveglio ma comunque dotato pagherebbe meno: un cliente in più che paghi più di quello che costa conviene comunque anche se paga meno degli altri, l’alternativa sarebbe comunque un cliente in meno.
chi pagherebbe?
beh, visto che l’istituto hogworth ha questa fama spettacolare, i ricchi manderebbero i loro stolidi rampolli a farsi insegnare un minimo di come si sta al mondo, ma siccome sono stolidi le loro rette sarebbero ben alte.

ma usciti dalla hogworth, cosa fa lo studente povero? vorrebbe studiare ma non ha i soldi, va in banca, chiede un prestito.
la banca chiede al giovine squattrinato a cosa gli servono i soldi.
il giovine studente risponde ingegneria, la banca si fa 4 conti. si rende conto che questo tizio uscito dalla hogsworth col massimo dei voti probabilmente finirà gli studi, e avrà quindi un buon reddito, quindi la banca gli paga la retta che si ripagherà con un tasso di interesse finita la laurea.

ok ametto che in questo sistema classista vengono fatti fuori gli studenti poveri e stupidi che vogliono fare il dams.
Sinceramente non vedo tanto la negatività della cosa, vedendo tali menti allocate in maniera migliore da altre parti (tipo settore agricolo o industriale)


Mi sembra proprio che non possano esistere altre obiezioni. (le contro obiezioni di galatea, a mio parere, non fanno che ripetere gli stessi problemi cui queste mie obiezioni rispondono. Se vi interessa andate nel suo post, è il commento del 19 agosto ore 6.44)

12 commenti:

Galatea ha detto...

Caro Vaaal,
ti faccio notare che i punti messi da te in grassetto, e che sembrano riprese parola per parola delle mie obiezioni, in realtà sono stati da te malamente riassunti (per altro, infilandoci un sacco di errori di sintassi) Ti pregheri per lo meno di correggere questi ultimi, nonché gli svarioni lessicali che mi attribuisci. Per esempio, io ho scritto: "Al fine di poter rendere omogenee le valutazioni e dare comunque una garanzia di base alle famiglie, è ovvio che lo Stato deve fornire delle linee di indirizzo che stabiliscano (sempre rispettando l’autonomia dell’insegnamento, garantita dalla nostra costituzione) cosa vada insegnato e quando." che è ben diverso dal sostenere, come tu riporti, che "solo lo stato ovvero una istruzione centralizzata può sapere quali sono le materie utili", una fesseria che io non ho mi sogneri mai di scrivere, nè approverei.

Galatea ha detto...

Altra sciocchezza che mi attribuisci è la seguente: "E' ingiusto che alcuni nascano con tante ricchezze perché hanno genitori ricchi e altri no. Lo stato dovrebbe riequilibrare tutto."
Non penso niente del genere e non l'ho mai sostenuto. Quello che avevo scritto è:"In un sistema di libero mercato, quello che piace a te e che io sono dispostissima a sostenere, i migliori devono poter emergere. Ma quello che tu ipotizzi non è un sistema di questo tipo. L’individuo x deve avere, in partenza, le stesse possibilità di sviluppare la propria intelligenza. Quindi io, Stato, devo garantire a tutti di poter partire alla pari, altrimenti non sarò in grado di scegliere o di selezionare quelli veramente migliori." Il che è perfettamente in linea con le teorie liberiste. IL problema, come ti ho fatto già notare, è che purtroppo, e i tuoi riassunti malaccorti lo dimostrano, tu non sei in grado di riassumere correttamente quanto viene affermato dai tuoi contraddittori. Se sia per una questione di incapacità o, sospetto a questo punto, di malafede, non saprei.

Vaaal ha detto...

stavo scrivendo un lungo commento quando ho letto

la tassazione, quindi, non è un furto, ma una sorta di quota associativa: vuoi far parte del club? paghi, come pagheresti la tessera di iscrizione. ... Se non ti va di pagare le tasse di uno Stato, sei liberissimo, anche subito, di trasferirti in un’altro dove non se paghino


Vabè, meglio risparmiare tempo per cose più interessanti.

(ps: nessuno dice che gli errori nel post siano tuoi. Sono tutti miei. Contenta? Il fatto che tu mi faccia notare almeno una volta a commento la mia mancanza di cultura mi fa venire i brividi. Lasciamo stare, ognuno usa la spocchia che gli hanno insegnato a usare)

Galatea ha detto...

Non è spocchia, Vaaal. E' che chi non sa usare con precisione il linguaggio, finisce col non riuscire ad esprimere correttamente quello che vuole sostenere, e fraintende sistematicamente quello che dicono gli altri. Il lessico è una cosa precisissima, soprattutto per chi vuole fare un dibattito serio. Ti segnalo la tua mancanza di cultura e i tuoi errori perché così puoi porvi rimedio. Se vuoi, beninteso. Sennò resta pure ignorante, ma non t'arrabbiare se gli altri te lo segnalano.

Maurizio ha detto...

Mi è arrivato oggi il libro "Crisis of Abundance" di Arnold Kling. Riguarda la sanità, non la scuola, ma mi sembri appassionato ad entrambe le questioni, quindi te lo segnalo. :)

Complimenti per questi post.

Vaaal ha detto...

Ciao Maurizio, grazie.

Emanuele ha detto...

Noto che sei un fridmaniano! Bel post! Tocchi molti punti dolenti delle posizioni pro scuola pubblica, ma su uno avrei qualcosa da aggiungere. Come si nota in molti altri settori, un sistema di scuole private sarebbe molto più vario. Il mercato della formazione non vuole solo scuole più efficienti e rispondenti all'offerta di lavoro, ma pretende qualcosa di più. Credo che, una volta sconfitto il virus della formazione di stato, godremmo di un' offerta formativa più varia e di qualità. Insomma, la logica aristotelica sarebbe non solo salva, ma anche meglio approfondita e conosciuta. Ovviamente anche questo non fosse vero, sarei comunque favorevole a un sistema di scuole private, perché queste non sono solo più utili, ma anche più giuste - io sono più rothbardiano ;-)
Sulla durata della formazione scolastica sono del parere che oggi sia assolutamente esagerata, ma non credo che se domani sparisse la scuola pubblica, ci ritroveremmo senza educazione. Immagino anzi che questa diventerebbe una questione coinvolgente per le famiglie e che rimetterebbe al centro l'individuo.

Vaaal ha detto...

sono d'accordo con la tua considerazione.

Non credo di essere un friedmaniano, ho solo citato friedman perché portava delle argomentazioni interessanti : D

"Ovviamente anche questo non fosse vero, sarei comunque favorevole a un sistema di scuole private, perché queste non sono solo più utili, ma anche più giuste - io sono più rothbardiano ;-)"

sono d'accordo, il problema è che come fa notare D. Friedman (nell'ingranaggio della libertà) con l'argomentazione libertaria si riesce a convincere poca gente.
Molti credono che una limitazione parziale (?) della libertà possa valere alcuni "servizi" altrimenti non disponibili.

Il metodo migliore è secondo me dimostrare che i servizi ottenuti sacrificando la propria libertà possono essere ottenuti anche SENZA sacrificare la propria libertà, e in modo migliore.

Ciao : )

Anonimo ha detto...

rispetto al problema generale del "riequilibrio" (punto 5), e solo su questo, mi sembra che si trascuri una cosa.
ci sono probabilmente molti casi in cui questo bisogno di riequilibrio, come dici, può essere legato a una futile e controproducente invidia, su beni secondari o come reazione magari esagerata alla constatazione delle presenza di differenze economiche pre-esistenti "per natura".
altri casi in cui il bisogno è di beni primari (escludo qui doti genetiche, predisposizioni, ma parlo di mangiare, bere, avere un vestito, avere una casa, cure mediche per emergenze, ecc insomma non parlo di ferrari, tv o telefonini), e sarebbe come minimo prudente, non dico generoso o empatico (d'altronde perché uno dovrebbe esserlo se non ha niente in cambio da questa gente), fare in modo che questi bisogni primari e minimi siano soddisfatti, magari non obbligatoriamente (=tasse) ma su donazione se si preferisce, o creando delle possibilità di reintegrazione sociale.
tuttavia diventa appunto un problema di ordine pubblico assicurare una vita decente ai casi diciamo peggiori.
certo, la situazione è ben diversa da quella in cui si sono verificate in passato rivoluzioni: ora c'è l'anestetico televisivo, divertimenti ovunque, informazione, colossei eccetera per cui un grande coinvolgimento (almeno di questa larga fetta di popolazione che è però evidentemte relativa ai bisogni secondari) lo vedo difficile.
tuttavia far sentire più partecipi e ascoltati anche quei pochi che contano zero e non appartengono alla fetta ovattata medio-bassa è molto importante perché chi conta poco finisce per contare molto, chi è represso s'incazza e così via, mentre (ammettendo che resti solo depresso e innocuo) perlomeno la sua esistenza potrebbe essere trasformata in senso più costruttivo. si trascura forse un po' cinicamente l'importanza strategica, al di là di quella buonistica o emotiva, del mantenimento dell'equilibrio del sistema. è un estremismo anche il puro liberismo, o l'assistenzialismo su tutto, così come il comunismo o il fascismo o tutto ciò che finisce simbolicamente in -ismo (tutto ciò rispetto al costruire equilibri più stabili, cooperanti, duraturi... ammesso che ciò sia bene).
si dirà pure: ma come mi sono fatto un culo così ho lavorato ottenuto eccetera, e mi vogliono portare via qualcosa (=rubare)... ma non possono fare lo stesso loro? forse non sempre... ma cosa vogliono? tutti ereditano qualcosa; anche niente, ma sono fatti loro e non è così brutto non avere niente.
però è il "sono fatti loro" che mi sembra non regga, in tutto ciò che ho scritto finora. io bè sarò deviato dal fatto di aver conosciuto anche gente che dà qualcosa anche se non ha niente, e che non si approfitta o ruba o altro come giustificazione della propria condizione, altri e forse la maggioranza non ragiona così, è egoista e ignorante, ma secondo me la maggioranza pensa così anche perché si sente isolata, cioè non c'è un collante sociale ed è anche difficile che ci sia o sembra indesiderabile (magari ha conosciuto solo brutta gente tale a loro, di cui necessariamente non si può fidare). bè questo non è per sostenere che la gente sia buona di natura o che tutti possano diventare potenzialmente buoni.
uhm, sto divagando e mi sono perso...
scusate se sono un po' sempliciotto eheh...
ciao, mieler.

Vaaal ha detto...

ciao mieler, provo a formalizzare il tuo ragionamento

-nella prima parte affermi che "sarebbe come minimo prudente ... fare in modo che questi bisogni primare e minimi siano soddisfatti, magari non obbligatoriamente ... ma su donazione-

non ho nessun problema ad ammettere questo. Dire che rubare (tramite tasse) è illegittimo non vuol dire che donare liberamente sia male. Ovviamente è bene.

Se ho capito bene prosegui in questo modo:

conviene risollevare le persone in condizioni difficili perché questo potrebbe venire a vantaggio nostro.
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Questo punto mi sembra difficile da sostenere, e non tutti potrebbero accettarlo: qualcuno potrebbe preferire correre il rischio di essere derubato di tanto in tanto che essere tassato dallo stato (come pare bene allo stato, con tutte le conseguenze negative in mancanza di libertà, ricordando sempre che una tassa buona si trasforma facilmente in una tassa cattiva eeeeccc..)
[evitare di pensare che lo stato sia Dio, che può fornire giustizia senza violare i diritti di nessuno]


Quindi a mio parere ognuno si può fare i propri calcoli. Se lo ritengo giusto (e anche vantaggioso per me) posso finanziare una associazione di beneficenza in modo da disincentivare il furto. (sto semplificando, ovviamente, ma il ragionamento è questo)


Spero di aver centrato il punto. Ciao!

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

imparato molto

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