martedì 29 gennaio 2008

Dialoghi Sacri 6

T: Sì, le e-mail e le conversazioni su Messenger sono molto comode, per varii motivi.

M: Lo sai qual è il brutto? E' che non rimane niente.

T: Non direi. Io salvo tutte le conversazioni e le mail più importanti. Altro che "non rimane nulla", è proprio il contrario. Rimane tutto. E' tutto salvato.

M: Ah davvero? Scusami, ma non ho familiarità con queste cose.

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V: Oggi ricostruiamo la storia dei personaggi importanti con... documenti, lettere, filmati. Quando troviamo delle lettere di, mettiamo, un compositore, che erano inizialmente credute perse o altro, il mondo musicale gioisce. So di qualcuno che si sta impegnando tantissimo per ritrovare un vecchio video con John Cage e Mike Bongiorno al "Lascia o Raddoppia" . E pensa ai diari: quanto sono importanti per noi i diari di persone più o meno importanti, ma anche solo persone?

T: Praticamente ogni documento è prezioso. Ogni frammento di istante salvato è un miracolo.

V: Così pare. Però iniziamo a salvare troppe cose. Tutte queste conversazioni sono salvate, tutti gli avvenimenti più importanti vengono memorizzati e diffusi. Riusciamo a catturare sempre più cose, di tipi diversi: dall'astratto dei nostri pensieri fissati sulla carta, ai suoni e all'immagine. Ora pensa al futuro, e proietta questa capacità di -catturare- gli istanti nel futuro. Sempre meno informazioni scompariranno.

T: Vero, ci ritroveremo con tantissimo materiale inutile.

V: Ma a parte questo, c'è dell'altro. Come hai detto (o l'ho detto io?), oggi ogni cosa salvata e poi ritrovata è un miracolo. In futuro questi miracoli saranno sempre meno rari, anzi diverranno così comuni che non saranno nemmeno più degli "eventi". Non sarà più il "memorizzato" ad attirarci, quanto il suo contrario. Saremo felici quando vivremo momenti irripetibili, che saranno sempre rari. Gioiremo quando riusciremo a vivere un istante unico che nessun altro conosce. L'irripetibità sarà il nostro obiettivo. I filmini di famiglia saranno inutili, perché TUTTA la nostra vita sarà memorizzata. Ci illumineremo scoprendo qualcosa che non esiste in nessun luogo se non nei nostri ricordi, e conserveremo l'istante come un tesoro da non condividere con nessuno.

T: Dovrebbe nascere un movimento per l'isolamento. Cercheremo di nasconderci. Arriveremo al punto in cui questi momenti non saranno che nella nostra mente. E poi, neanche lì. In quell'istante smetteremo di essere liberi.

V: Mi sento estremamente triste.

domenica 27 gennaio 2008

Ricorda cosa ti hanno fatto ad Auschwitz

Il mio contributo personale per il giorno della memoria:

L. Nono - Ricorda cosa ti hanno fatto ad Auschwitz*

Composto nel 1966, è un pezzo inciso su nastro magnetico con voci di soprano, coro ed elementi elettroacustici, realizzato presso lo Studio di Fonologia della Rai di Milano.
Non ritengo necessario nessun ulteriore commento, a parte qualche indicazione generale (presa dal sito della Fondazione CEMAT, in particolare qui):

L’opera si compone di tre parti:

1. Il canto dell’arrivo ad Auschwitz
2. Il canto di Lili Tofler (clandestina della Resistenza, internata e assassinata)
3. Il canto della sopravvivenza

“L’opera non comporta l’uso di testo. Ho utilizzato unicamente il materiale fonico del coro e della voce del soprano. Secondo me, è necessario continuare a ricordare i crimini dei campi di concentramento del passato, ma anche quelli del presente. Ricordarli con la speranza, la volontà e la responsabilità di vederli scomparire. Un’utopia?” (Luigi Nono)

Non è una musica facile, è una musica dolorosa. L'unico consiglio che mi sento di dare prima di immergervi nell'ascolto: spegnete la luce, massimo silenzio, chiudete gli occhi.


*Upload effettuato sul sito MegaUpload: in alto inserire il codice, attendere il tempo richiesto, cliccare su Free Download. Il formato audio è mp3, quindi leggermente degradato. Puoi acquistare il cd qui. Il file è di 25.54 MB

giovedì 24 gennaio 2008

Mai più senza "Musique d'Ameublement"!

Oggi siamo abituati ad ascoltare, quando andiamo in un supermercato, oppure ci troviamo in un negozio o anche all'aereoporto, dal dentista, in ufficio, musica fatta per non essere ascoltata. Un sottofondo sonoro che funge a vari scopi, tra cui ovviamente invogliarci all'acquisto di prodotti, o rilassarci, oppure darci la giusta voglia di lavorare.
Incredibilmente gli albori di questo tipo di musica si situano quando non erano diffusi (e comunque erano difficilmente utilizzabili in questo modo) i mezzi di riproduzione sonora.
Il suo ideatore è "Esotérik" Satie (1866-1925), personalità irrestitibile del panorama artistico di inizio Novecento.
Come già altrove, Satie formula l'idea di questa musica secondo il suo stile di "conformismo ironico".

L. Balestrieri - Ascoltando Beethoven - 1900

Era già entrato nell'uso comune ritenere che non fosse più necessario ascoltare la musica "con la testa tra le mani" (riferimento questo al dipinto di Balestrieri che vedete più sopra). J.Cocteau affermava: "La musica non è necessariamente gondola, destriero, corda tesa; qualche volta è anche sedia". Satie, dal canto suo, non era particolarmente favorevole a questa svalutazione del prodotto artistico, e notava come la gente offrisse, di fronte a ciò che ascoltava, una disinvoltura difficilmente giustificabile. Quale la miglior risposta se non quella di riproporre queste idee così dubbie, ma sotto una diversa prospettiva?
Ed ecco che arriva la Musique d'Ameublement: musica d'arredamento, tappezzeria sonora, un semplice prodotto di consumo. Alcuni dei titoli che Satie dà a queste composizioni sono molto originali: Piastrelle foniche per un lunch, o per una festa di fidanzamento oppure Tappezzeria di ferro battuto, per l'arrivo degli invitati.
Stranamente, a differenza di molte altre provocazioni del compositore, spesso molto meno sensate (e forse per questo più interessanti per i suoi contemporanei), la Musica d'Ameublement riceve uno scarso appoggio da Cocteau e dall'associazione di "giovani promesse" che lo circonda.
La prima esecuzione di questa musica (allo scopo destinato, cioè come musica di intrattenimento mentre il pubblico semplicemente fa altro) ottiene un risultato disastroso, anzi meglio: tragicomico.


E. Satie 1922 - Foto M. Ray

Marzo 1920: durante l'intervallo di una commedia di Max Jacob il pubblico era preventivamente invitato semplicemente a farsi "gli affari propri", mentre gli strumentisti, distribuiti nella sala, avrebbero creato una semplice vibrazione sonora. L'effetto non fu quello desiderato né previsto: all'attacco della musica da parati tutti gli spettatori si diressero verso le loro poltrone. Inutilmente Satie gridava: "Ma parlate, che diamine! Circolate! Non ascoltate!". Non funzionò per niente!
Riporto qui di seguito il testo* di Satie del 1920, da leggere per la sottile ironia unita a quella esagerazione grottesca che caratterizza lo stile di quest'artista al di fuori di ogni classificazione

La "Musique d'Ameublement" è in sostanza un prodotto industriale.
L'abitudine, l'uso, vogliono che si faccia musica in circostanze con le quali la musica non ha niente a che vedere. Si suonano in codeste occasioni "Fantasie d'Opera", "Valzer" e simili, composti per tutt'altro fine.
Noi vogliamo produrre una musica dichiaratamente "utilitaria". L'Arte è un'altra cosa. La "Musique d'Ameublement" crea una vibrazione; non ha altro scopo. Ha la stessa funzione della luce, del calore e del comfort in tutte le sue forme.


La "Musique d'Ameublement" sostituisce vantaggiosamente Marce, Polke, Tanghi, Gavotte e via dicendo.


Esigete la "Musique d'Ameublement".

Niente più riunioni, assemblee e simili, senza "Musique d'Ameublement".

"Musique d'Ameublement" per notai, banche e via dicendo.


La "Musique d'Ameublement" non ha identità.

Niente più matrimoni senza "Musique d'Ameublement".

Disertate le case che non adottano la "Musique d'Ameublement".

Chi non ha mai ascoltato "Musique d'Ameublement", ignora la felicità.


Non addormentatvi senza ascoltare un brano di "Musique d'Ameublement", se volete dormire sonni tranquilli.



I collegamenti con J. Cage e B. Eno meritano un'attenzione particolare: cercherò di ritornarci in seguito.




*La traduzione è di Ornella Volta, tratta dal libro "Quaderni di un mammifero" che in maniera perfetta racchiude, commettandoli, tutti gli scritti del compositore.

martedì 22 gennaio 2008

Dialoghi Sacri 5

V: Ti ricordi? L'ultima volta abbiamo definito l'intelligenza.

T: Cosa? Abbiamo "provato" a definirla, e abbiamo fallito. C.V.D.

V: Sì beh, mi piacerebbe provare a definire qualche altra cosa. Ho letto un intervento interessante e credo che, insieme, a qualcosa potremmo arrivare. Qualcosa di fallimentare, ovviamente.

T: Che romantico! Comunque, una definizione di artista? Vediamo... l'artista è colui che viene definito artista. Da chi viene definito? Non so... dalla comunità che lo circonda, che gli piaccia o no: critici, altri artisti, appassionai d'arte, responsabili di musei, mostre, concerti e così via. Praticamente un artista è tale quando gli altri lo definiscono tale.

V: Fammi pensare. Permettimi di avere qualche dubbio, che è in realtà abbastanza ovvio: ci sono una marea, una infinità di "artisti" che, al loro tempo, non erano affatto giudicati tali. I cosiddetti "precursori", gli snobbati dalla società che sono stati classificati come artisti dieci, venti o cent'anni dopo la morte. Come la mettiamo?

T: Hai proprio ragione, questo complica tutto: metti in rilievo il fatto che la "comunità che circonda l'artista", di cui ho parlato prima, è variabile. Beh vedi, è molto semplice. Nel periodo in cui l'artista non è riconosciuto come tale, è semplicemente -incompreso-. Incompreso non vuol dire che smette di essere artista, semplicemente che non viene capito. Se è artista è artista.

V: Mmm.. può andare. In effetti se è artista è artista prima e dopo la sua rivalutazione.

T: E invece non va affatto bene. Facciamo un errore. Valutiamo il giudizio della "comunità" di oggi come più importante di quello della epoca passata. Ma perché dovrebbe essere così? Perché OGGI dovrebbe essere più -corretto- di IERI? Se è più avanti, non vuol dire che sia migliore, no? E in fondo se ci pensi moltissime persone, considerate "artisti" in un certo periodo, sono state completamente rivalutate in seguito, e magari gli è stato tolto il titolo. E anche se questo non accade, perché non presumere che possa "potenzialmente" accadere in ogni caso?

V: Mi sembra tutto correttissimo e bellissimo. Hai proprio ragione, abbiamo fatto un errore inziale: l'artista non può essere valutato in base alle circostanze, perché sono troppo variabili. E per fortuna l'abbiamo anche detto: "se è artista, è artista". E allora deve essere così. Dobbiamo trovare una definizione che non sia condizionata dal contesto, dal tempo... più o meno.

T: Bla bla bla. Non saprei proprio.

V: Ecco qui: l'artista è colui che crea l'arte.

T: Ma che idea geniale! Sposti solo la domanda. Allora, cos'è l'arte?

V: Ma è così ovvio! L'arte è la creazione dell'artista!

T: Ridicolo.

V: Aspetta, non è affatto ridicolo, ci credo davvero! Pensaci, in fondo perché è ridicolo? Se ci chiediamo cos'è l'artista, possiamo rispondere in quel modo, se ci chiediamo cos'è l'arte, possiamo rispondere in quell'altro.

T: Ma è una tautologia! Appena cerchiamo di definire una delle due cose in maniera più completa, entriamo in un melmoso paradosso.

V: Hai ragione, ma non voglio fare alcun passo indietro. E' una così bella soluzione! Perché dovremmo collegare le due definizioni? Lasciamole così, e funzioneranno benissimo. Non va avanti così il mondo? Non evita di impazzire solo grazie a dei compromessi? Non ignora i burroni sedendosi sull'orlo? Se vogliamo ogni parola è una tautologia, e allora che differenza fa se è una tautologia nascosta e poco limpida oppure così manifesta come nelle mie definizioni?

T: L'artista è colui che crea l'arte. L'arte è la creazione dell'artista. Beh, per lo meno suona bene.

domenica 20 gennaio 2008

Varèse: Ionisation VIDEO!

A proposito di Ionisation, come non mostrarvi questo video appena scoperto?



Con un grande Pierre e un montaggio bellissimo (nonché utilissimo)!

Dialoghi Sacri (o quasi) 4

T: Oggi sono andata in libreria e ho visto una cosa divertentissima: un libro che tratta di filosofia della scienza!

M: Uh... perché è così divertente?

T: E' fantastico, perché poi ho spulciato un po' in giro e ho trovato... senti un po': filosofia della musica, filosofia della religione, filosofia del linguaggio, filosofia della conoscenza, filosofia della mente, filosofia della psicologia, filosofia dell'immagine, filosofia della medicina, filosofia dell'architettura, filosofia della chimica, filosofia del design, filosofia dell'economia, filosofia della politica, filosofia dell'informazione, filosofia delle lingue, filosofia della cultura, filosofia della comunicazione, filosofia della cucina, filosofia dela matematica, filosofia della storia, filosofia della fisica, filosofia dell'arte...

M: E con questo?

T: Non noti niente? Ce n'è di tutti i tipi, e chissà quanti ne avrò saltati... Ne manca solo uno.

M: Ovvero?

T: La filosofia della filosofia! Sicuramente ci sarebbe qualcosa da scrivere.

M: Sembra irriverente ma interessante. Perché non ti ci metti tu?

T: Il mio scopo è proporre idee geniali. Sono gli altri che devono portarle a compimento. Io voglio solo il merito.

venerdì 18 gennaio 2008

Appunti della sua vita

Ora, beh, non vorrei annoiare nessuno:


Io considero infatti la musica, per la sua stessa essenza, impotente a esprimere alcunché: un sentimento, un'attitudine, uno stato psicologico, un fenomeno naturale, o altro ancora. L'espressione non è mai stata la caratteristica immanente della musica. La sua ragione d'essere non è in alcun modo condizionata dall'espressione. Se, come quasi sempre accade, la musica sembra esprimere qualcosa, si tratta di un'illusione e non di una realtà. E' semplicemente un elemento addizionale che, per una convenzione tacita e inveterata, le abbiamo attribuito, imposto, quasi un'etichetta, un protocollo, insomma una esteriorità, e che, per abitudine e incoscienza, abbiamo finito per confondere con la sua essenza.
La musica è il solo dominio in cui l'uomo realizza il presente. A causa dell'imperfezione della sua natura, l'uomo è destinato a subire il trascorrere del tempo - delle sue categorie del passato e dell'avvenire - senza mai poter rendere reale, e pertanto stabile, quella del presente. Il fenomeno della musica ci è dato al solo scopo di stabilire un ordine nelle cose, ivi compreso, e soprattutto, un ordine fra l'uomo e il tempo. Per essere realizzato, esso esige necessariamente e unicamente una costruzione. Fatta la costruzione, raggiunto l'ordine, tutto è detto. Sarebbe vano cercarvi o aspettarsi altro. E' proprio questa costruzione, questo ordine raggiunto, che produce in noi una emozione di carattere del tutto particolare che non ha niente in comune con le nostre sensazioni correnti e le nostre reazioni dovute a impressioni della vita quotidiana. Non si potrebbe meglio precisare la sensazione prodotta dalla musica che identificandola con quella prodotta in noi dalla contemplazione delle forme architettoniche. Lo capiva bene Goethe, che definiva l'architettura una musica pietrificata. p. 59-60


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E' impossibile per un uomo comprendere appieno l'arte di un'epoca anteriore alla propria e penetrarne il significato, al di là delle apparenze cadute in disuso e di un linguaggio che non si parla più, senza avere un sentimento comprensivo e vivente dell'attualità e senza partecipare, in modo cosciente, alla vita che gli palpita intorno. [...] Ecco perché ritengo che sarebbe più giusto, da un punto di vista pedagogico, cominciare l'educazione di un allievo dalla conoscenza dell'attualità, per poi risalire, solo in un secondo tempo, i gradini nella storia. p.79

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Ora, qualsiasi ordine richiede una restrizione. Ma sbaglierebbe chi l'intendesse come un ostacolo alla libertà! Al contrario, il "contegno", la restrizione contribuiscono al suo sbocciare e non fanno altro che impedire alla libertà di trasformarsi apertamente in licenza. p.128

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Il profano immagina che, per creare, occorra attendere l'ispirazione. E' un errore. Sono ben lungi dal negare l'ispirazione; tutt'altro. [...] Ma questa forza non si dispiega se non quando è posta in azione da uno sforzo, e tale sforzo è il lavoro. p.166

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Non mi si vedrà sacrificare ciò che amo e ciò a cui tendo per soddisfare le esigenze di quanti, nel loro accecamento, neppure si accorgono di invitarmi, né più né meno, a far marcia indietro. Lo sappiano bene costoro, ciò che essi vogliono è per me finito, e seguirli sarebbe far violenza a me stesso. [...] Io non vivo nel passato e neppure nell'avvenire. Sono nel presente. Ignoro cosa sarà il domani. Non posso aver coscienza che della mia verità di oggi. Sono chiamato a servire questa verità, e la servo con lucidità piena. p.168

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tratto da:
I. Stravinsky - Cronache della mia vita, ed. SE

martedì 15 gennaio 2008

Dialoghi Sacri 3

V: Vedi.

M: Non ho capito.

V: Sono due persone che parlano in maniera diversa. Ora?

M: Ora sì. Mi devi sempre dare un aiutino!

V: Ora te ne faccio vedere un altro...

M: Questo è quello di banca mediolanum.

V: Hahahaha! Vero, non ci avevo mai pensato.

M: Seriamente, è uno che si fa da sé?

V: ...se vuoi.

M: Detto terra terra.

V: No l'hai detto benissimo. Voglio dire, puoi darne questa interpretazione e mi sembra azzeccata. A parte questo, ti è simpatico?

M: E' originale. Tu ne hai un'altra?

V: No, proprio quella. Stavo pensando che a volte si può anche dire "non lo capisco ma mi piace", oppure "mi piace". Vogio dire...

M: A volte quando qualcuno mi chiede se qualcosa mi piace, non rispondo che mi piace se non so motivarlo. Se ci rifletti c'è sempre un motivo.

V: Certo che c'è. Ma spesso non lo si può esprimere. Un motivo che non si può esprimere non ha meno dignità di uno incarnatosi perfettamente nel mondo della realtà. Chiaro?

M: Sì, ma non capisco da dove sei partito, e dove vuoi arrivare.

V: Disfattista! Il piacere di parlare. A volte improvviso... nel senso che formulo delle cose valide proprio mentre parlo. Non facciamo nient'altro che questo quando pensiamo.

M: Ma non quando proviamo. Tornando a prima... ci devo pensare un po'. Motivazioni inutili. Me ne hai già parlato un'altra volta, o no?

V: Sì, ma io credo che la storia delle idee mi dia ragione. Vedi quante teorie, quante opinioni si sono succedute una dopo l'altra. Credi che la più recente sia la più vera?

M: Ma le idee sono morte e riformulate perché le persone vi hanno trovato delle falle. Voglio dire, quando un concetto sostituisce un altro, c'è sempre una motivazione.

V: Quindi credi che la più recente sia la più vera. Eppure ne abbiamo la smentita continuamente: tutte le cose si presentano vere o false, ora vere e ora false, oppure false e vere insieme. Insomma, in tutto questo guazzabuglio mi sembra difficile credere che una motivazione possa avere il sopravvento su un'altra. Tempo fa lessi una frase: "non è tanto importante la validità di una teoria, quanto il modo in cui questa teoria viene difesa." Difesa, espressa, spiegata, formulata.

M: E' proprio così, infatti.

V: Ma a me non sembra corretto. Insomma, a questo punto tutte le idee di, diciamo, un cerebroleso, sono sempre sbagliate. E' facile mettere una persona con problemi neurologici con le spalle al muro. Ma magari tutto ciò che dice ha senso, anche se non riesce a spiegare e spiegarsi il perché. Questo è uguale con un tipo un po' meno intelligente. Molti si divertono a convincere qualcuno della fondatezza di un'idea quando loro stessi si rendono conto dell'errore. In questo modo, per una persona, una teoria diventa vera solo perché non si è abbastanza "acuti" da scoprire l'errore. O almeno quello che chiamiamo errore.

M: Cioè, tutte le affermazioni sono false, o tutte vere? Aspetta... che sto dicendo?

V: Inizi a capire: hai appena messo tutte le affermazioni sullo stesso piano, indipendentemente dalla motivazione di queste. E' proprio così, sono sullo stesso piano, almeno a livello teorico. Una persona può pensare ora una cosa e ora un'altra, senza averne affatto una motivazione. E sarebbe nel giusto comunque.

M: Dici? Sarebbe una persona incoerente. Tu sei incoerente!

V: Infatti ho appena motivato il principio per cui le motivazioni sono inutili: questo spiega un po' tutto.

M: Che sbruffone!

V: Dovremmo tutti essere incoerenti. Fregarcene delle motivazioni, ed esprimere ciò che sentiamo. Oggi motivare qualcosa è più che altro un "giustificarsi". Cerchiamo giustificazioni al perché ci piace quella data musica, giustificazioni del come mai quel tal poeta è rimasto e gli altri sono stati cancellati dai libri, giustificazioni di un nostro interno modo di sentire, e tantissime giustificazioni al nostro agire perlopiù senza senso (ma non proprio). Rendiamoci conto: non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno. Possiamo dire ciò che vogliamo e siamo in diritto di non motivare. Possiamo non motivare! Oppure possiamo farlo. Ma è uguale.

M: E' un modo totalmente diverso di impostare problemi. Non li risolvi mai. Non arrivi mai a nulla di reale.

V: Mi è appena venuto in mente che le uniche motivazioni degne di questo nome sono quelle che vengono formulato prima dell'idea. Le altre sono giustificazioni. Però non mi sembra proprio corretto, quindi magari ignoralo.

M: Che discorsi. Senti un po', ma cosa sei, un mistico?

V: No, sono un disfattista!

sabato 12 gennaio 2008

Etichette

P: Vorrei che tu non completassi quel box in fondo.

V: Cosa? Che dici?

P: Il campo "etichette".

V: Perché mai? In qualche modo dovrò riempirlo.

P: Hai ragione. Ma anche no. Non farlo...

V: Non ti capisco proprio. Senza alcuna definizione che ti incastri in qualche argomento non sarai leggibile.

P: Cosa?

V: Voglio dire... appena andrai a finire in seconda pagina nessuno più farà caso a questo post. Sai bene che nessuno legge interventi troppo vecchi. Giusto qualcuno legge a stento i nuovi. E senza alcuna parola chiave non sarai recuperabile.

P: Beh ok.

V: Come vuoi. Ma sei sicuro? Mah.

P: Sì...aspetta...sì sì.

V: Ok, ciao!

martedì 8 gennaio 2008

Invito all'ascolto: Varèse Ionisation


E. Varèse (1883-1965)

Ionisation

Puoi ascoltare Ionisation cliccando qui*

Ho sempre pensato che Varèse fosse un autore "tutto da scoprire". Confrontare la produzione delle sue opere con quelle degli autori a lui contemporanei porta sempre ad un certo stupore: quando ascoltai per la prima volta Ionisation, senza conoscere per niente il compositore, lo collocai con convinzione nel secondo Novecento. Eppure la seconda metà del secolo l'aveva vista appena, e la maggior parte delle sue composizioni più significative (eccettuando Deserts) furono composte prima degli anni '40. La sua ricerca creativa si avvicina ad una visione metafisica dell'arte, dove la composizione musicale si collega con gli altri campi della sfera creativa, dall'architettura alla pittura alla poesia. Gli scritti che ci ha lasciato fanno scorgere una personalità visionaria, a tratti addirittura mistica.

E. Varèse in una foto giovanile

Ionisation è una composizione del 1931 per 13 esecutori e diversi strumenti. Chiaramente ogni esecutore deve suonare più strumenti alternativamente, all'inirca 3-4 strumenti per persona.
Tutti questi strumenti hanno in comune una caratteristica fondamentale: sono percussivi, il che ci fa capire già prioristicamente che non sentiremo alcuna melodia, ma solo ritmo.
Nello spartito, prima della notazione vera e propria, molte indicazioni forniscono tutto il necessario per una esecuzione possibilmente precisa. A parte una comprensibile descrizione dettagliata delle caratteristiche di ogni strumento (alcuni molto particolari, come tre tipi di sirene) vediamo anche un'illustrazione per la collocazione degli esecutori durante la performance: troviamo già quindi il motivo della spazializzazione che otterrà una vera importanza solo diversi anni dopo.
Prima di una brevissima analisi dove cercherò di fissare i punti chiave per l'ascolto, vorrei far notare una corrispondenza che assolutamente non possiamo ignorare con un pezzo scritto addirittura prima di Ionisation: si tratta dell'interludio del primo atto dell'opera Il Naso (1927-1928) di D. Shostakovich. Invito gli interessati ad ascoltare qui** questo gustoso pezzo che merita assolutamente per la ricchezza timbrica martellante (che possiamo interpretare come la notte burrascosa del protagonista del romanzo di Gogol' che si sveglia un bel giorno senza naso) in un epoca dove le accuse di formalismo erano tutt'altro che saltuarie.
Ora passiamo a Varèse.

E. Varèse in una foto non tanto giovanile

Ionisation parte con una introduzione in piena regola che dal nulla sonoro arriva ad un medio/alto livello di intensità che si risolve con l'attacco del tamburo militare (31''). La figurazione ritmica (in figura 1) può essere considerato come il primo soggetto della composizione. Motivi presentati confusamente nell'introduzione vengono riprodotti come sfondo, finché il soggetto non passa al tarole (uno strumento di cui sinceramente non so nulla), ai chinese block (1'02''), e successivamente viene imitato dai Bongo.

figura 1

Abbiamo ora lo sviluppo di tutte le possibilità timbriche di questa formazione. Sono percepibili l'utilizzo di maracas, vari blocchi di legno, cymbalom e altri strumenti che si scambiano il tema. Una sirena in pianissimo porta ad una sezione dalle sonorità in crescendo (2'11''). Finalmente a 2'31'' ascoltiamo il secondo soggetto, una figurazione di quintine di sedicesimi (in figura 2) emesso contemporaneamente da cinque strumenti (bongo, tamburo militare, chinese blocks, maracas, tarole) intervallati da una figurazione di terzine di crome.

figura 2

Da qui in poi è un ripetersi di questi due soggetti, e un modo per seguire lo sviluppo è quello di individuarli nei vari strumenti dell'orchestra. Le sirene prenderanno piede sempre con più insistenza fino al ff di 4',08'' che porterà, dopo una riproposizione del secondo soggetto, alla coda (4'22''). Qui è percepibile una sirena in f tenuta per più tempo del solito e l'entrata di alcuni strumenti rimasti in silenzio fino ad ora, come il pianoforte e le campane. Una ripetizione fugace del primo soggetto e tra glockenspiel, sirene di tipi diversi in sovrapposizione, cluster pianistici arriviamo al pppp, "morendo", con un punto coronato "lungo".

Per questa breve e sintetica analisi mi sono aiutato con il bel lavoro di N. Slonimsky (intestatario della composizione) inserito nella partitura.

Spero di aver dato il mio modesto contributo per la diffusione di questo piccolo capolavoro : )

*Non è assolutamente mia intenzione incentivare alla pirateria musicale. Questo brano serve solo per incentivare possibili ascoltatori all'acquisto del cd originale.
L'integrale delle opere orchestrali di Varése è acquistabile qui o qui. Un cd economico contenente alcune opere significative è questo.

Non conosco monografie in italiano su questo autore.
**Le opere Il Naso e I Giocatori dirette in maniera perfetta da Rozhdestvensky si possono acquistare qui

sabato 5 gennaio 2008

Ma la memoria è poi così importante?

[...]In compenso mi capita di avvertire una grande preoccupazione, angoscia direi, quando non riesco a ricordare un avvenimento recente, che ho vissuto, oppure il nome di una persona incontrata negli ultimi mesi, e perfino di una cosa. D'un tratto la mia personalità si sgretola, si sfascia. Non mi riesce di pensare ad altro, eppure tutti i miei sforzi, le mie ire sono inutili. Che sia l'inizio di una scomparsa totale? Sensazione tremenda, dover usare una metafora per dire "tavolo". E oltre ogni limite, l'angoscia peggiore: esser vivo, ma non riconoscere più, non sapere chi sei.

Bisogna incominciare a perdere la memoria, anche solo a pezzi e bocconi, per rendersi conto che è proprio questa memoria a fare la nostra vita. Una vita senza memoria non sarebbe una vita, così come un'intelligenza senza possibilità di esprimersi non sarebbe un'intelligenza. La nostra memoria è la nostra coerenza, la ragione, l'azione, il sentimento. Senza di lei, siamo niente.

L. Buñuel

venerdì 4 gennaio 2008

Dialoghi Sacri 2

T: Cosa è l'intelligenza? Il risultato di un test, forse...

V: Stai scherzando, vero?

T: Sì, sto scherzando, ma sei tu che fai domande difficili, oppure stupide. Non possiamo dare una definizione univoca di intelligenza.

V: Sempre la solita storia! Non possiamo dare una definizione univoca di nulla. Piuttosto pensiamo a dare una definizione che vada approssimativamente bene. Hai tempo da perdere, no?

T: Come sempre. Dunque, sempre seguendo i test di intelligenza che si propongono di solito, l'intelligenza è la capacità logica delle persone. Però mi sembra una definizione veramente incompleta. In fondo si può essere molto intelligenti anche senza sapere qual è il numero che segue una certa serie. Aspetta, partiamo dall'inizio. Come possiamo capire cos'è intelligente?

V: Pensiamo alle persone che definiremmo intelligenti.

T: Non che tutti gli uomini siano d'accordo su quali siano le persone inteliggenti e quali non lo siano. Ricordo una volta di aver letto una definizione di non so chi, che faceva: "intelligente è la persona che riesce ad arrivare velocemente alla soluzione di problemi".

V: Ottima definizione. Non specificare "problemi matematici" aiuta molto, anche se si tende a pensare subito a quelli: possiamo invece riferirci a problemi comuni. Eppure non mi basta. Ho l'idea che l'intelligenza riguardi la capacità di avere uno sguardo "generale superiore", ma non vorrei parlare come un religioso o peggio come un filosofo.

T: Però aspetta: mi sembra proprio la strada giusta. Avere uno sguardo generale delle cose non vuol dire semplicemente ricordarle. Questo si ricollega anche all'idea che l'intelligenza non abbia nulla a che fare con il numero di nozioni apprese, o almeno che non venga definita solo da questo fattore. Avere uno sguardo generale...

V: Sì passa dal particolare al generale quando si riescono a ottenere dei collegamenti tra le varie nozioni! Ti pare?

T: Mi pare giustissimo. E' tutto?

V: Non credo. Una persona può saper fare dei collegamenti, ma se ha soltanto le nozioni di pochi fenomeni può collegare ben poco.

T: Dobbiamo tornare all'inizio?

V: No, dobbiamo soltanto fare una precisazione. Prima hai detto che l'intelligenza non è definita solo dal numero di cose apprese. Vero, non solo, ma anche. Se una persona ha A e B può fare dei collegamenti tra A e B. Se ha A B C D E F può fare moltissimi collegamenti, e questo le permette di avere uno sguardo più generale, o di certo superiore.

T: Bisognerebbe avere una buona memoria, o almeno una memoria. Non solo per non perdere i collegamenti già fatti, ma anche per apprendere e ricordare gli A e B e C di cui abbiamo bisogno.

V: Una persona con poca memoria non può essere intelligente?

T: E' anche vero che una persona con tantissima memoria può NON essere intelligente. Prendi quei famosi gemelli autistici che ricordano tutto e sanno fare a mente calcoli complicatissimi. Esiterei prima di definirli intelligenti solo per la loro abilità.

V: Una persona con poca memoria non potrà mai essere intelligente?

T: Siamo arrivati a questo, e l'accetterei pure. Tanto non cerchiamo definizioni univocamente vere, e questa è approssimativamente giusta e sufficientemente sbagliata da sembrarmi corretta. Dunque l'intelligenza è la capacità di memorizzare elementi e metterli in correlazione tra di loro.

V: E' così che si risolvono velocemente problemi, in effetti.

T: Ma la memoria è poi così importante? ...

mercoledì 2 gennaio 2008

Avant Gard Project Archive

Mi fa molto piacere segnalare, subito dopo averlo scoperto sul blog di Mauro Graziani, un sito davvero interessante: Avant Gard Project propone centinaia di registrazione fuori catalogo dei grandi artisti del secondo Novecento. Una vera miniera d'oro per gli appassionati di contemporanea che spesso si trovano in difficoltà perché, diciamolo, non tutti possono permettersi di comprare quindici cd al mese.
Vi consiglio di scaricare dal "Mirror Site", perché il sito stesso è decisamente lento.
Le registrazioni sono in formato .flac, che permette di avere una qualità ottima, proprio come quella dei cd. Ora, se mi ricordo bene, per poter ascoltare questi file senza perdere informazioni dovete avere il programma Foobar2000: aprite il programma, trascinate il file .flac nella finestra, cliccate con il tasto destro sul nome e poi selezionate "convert". Molto semplice.

(tra l'altro vi consiglio in ogni caso di avere Foobar2000: è un ottimo e semplicissimo lettore senza tanti fronzoli che permette di leggere file di elevata qualità come i quelli *.ape senza perdere dati.)

Scommetto che da oggi inizierò a fare largo uso di quel sito ; )

Saluti!