domenica 25 maggio 2008

-in do maggiore-

Non molto tempo fa Numerabile ha condiviso uno spezzone del film Smoke. Vi consiglio di guardare quel video, io almeno l'ho trovato bello. La musica si insinuava discretamente tra le immagini e ha contribuito in maniera significativa a caricare di emozioni quei pochi minuti. Appena visto il video non ho affatto pensato di conoscere il brano in questione.
Dopo qualche giorno il mio inconscio ha preso coraggio e mi ha comunicato che sì, invece lo conoscevo e addirittura ha compiuto un balzo tale da permettermi di ricordare di quale composizione si trattasse.

Ho avuto di nuovo conferma di cosa possa significare un'immagine che si attacca ad una musica, e la riempie, e anzi si riempiono reciprocamente, ecc., e questo "capolavoro come un altro" mi colora qualcosa che prima era più opaca. Magari avete voglia di ascoltare separatamente la fuga in do maggiore di Shostakovich (dalla raccolta dei 24 preludi e fughe) e il preludio ad essa correlata.

Mi vengono in mente le parole di quel film: "Ho voglia di piangere e non smettere per lungo tempo. Non è per gioia o sconforto... Ho voglia di piangere di tenerezza".

(e volevo quasi scrivere qualcosa su come si può ascoltare una fuga, dare nozioni di soggetto controsoggetto ecc., del rapporto tra Shostakovich e Bach in questa composizione... poi ho sorriso e mi sono preso in giro e basta)

sabato 24 maggio 2008

I felici turbamenti del giovane vecchio Goethe

"Mi sento in felice accordo con i ricercatori attivi, seri, vicini e lontani. Essi ammettono e sostengono che si debba presupporre e convenire che vi sia qualcosa di non indagabile, senza tuttavia ritenere che ciò implichi la necessità di porre al ricercatore alcuna linea di confine.
E infatti io devo ammettere e presupporre me stesso senza sapere neppure come sono fatto, mi studio sempre di continuo senza mai afferrare me stesso, me stesso e gli altri, e tuttavia si procede lietamente sempre avanti, più avanti!
E' così anche il mondo! Anche se è di fronte a noi senza principio né fine, anche se i suoi orizzonti sono senza confini e ciò che è vicino rimane impenetrabile, tuttavia non si potrà mai determinare né definire, quanto profondamente lo spirito umano possa penetrare i propri misteri e quelli del mondo." (Cortese appello, 1820)

"Chi non è convinto che tutte le manifestazioni dell'essenza umana (sensibilità e ragione, immaginazione e intelletto) devono formarsi in una decisa unità (qualunque sia tra queste proprietà quella che in lui è predominante), costui si tormenterà continuamente in una infelice limitazione e non capirà mai perché abbia così tanti e ostinati nemici e perché egli si trovi talvolta a doversi scontrare persino con se stesso come momentaneo nemico" (Sull'opera di Ernst Stiedenroth: psicologia per la spiegazione delle manifestazioni dell'anima, 1824)

"Dirò subito che la grande altisonante massima: Conosci te stesso! mi è sempre parsa sospetta, come un'astuzia di preti segretamente in combutta per confondere l'uomo con pretese irrealizzabili e deviarlo dall'attività nel mondo esterno verso una falsa contemplazione interna. L'uomo conosce se stesso nella sola misura in cui conosce il mondo, di cui ha coscienza soltanto in sé, come ha coscienza di sé soltanto in esso. Ogni nuovo oggetto, osservato bene, dischiude in noi un nuovo organo" (Sollecitazione significativa per una parola intelligente, 1823)

"Sistema naturale: un'espressione contraddittoria.
La natura non ha sistema, essa ha vita, essa è vita e successione da un centro ignoto verso un confine non conoscibile. La contemplazione della natura è perciò senza fine: si può procedere nella suddivisione nei più piccoli particolari, oppure seguirne nell'insieme le tracce nelle dimensioni più estese e profone" (Problemi, 1823)

"Siamo originali solo perché non sappiamo nulla" (da qualche parte)

"La cosa più elevata sarebbe: comprendere che tutto ciò che è fattuale è già teoria. [...] Non si cerchi nulla dietro i fenomeni: essi stessi sono già la teoria"

Ovvero, appunti da "La metamorfosi delle piante", di quello strano tipo che è J.W. Goethe

venerdì 23 maggio 2008

Ligeti: Continuum per clavicembalo



Continuum è un'opera scritta nel 1968 da György Ligeti (1923-2006), compositore ungherese di cui abbiamo parlato fin troppo (scherzo Ligeti, sta' tranquillo).
Il pezzo è per clavicembalo, strumento che viene spesso indicato come "antenato del pianoforte". Non voglio mettere in dubbio quest'affermazione, ma soltanto evidenziare come nell'ultimo secolo il clavicembalo (effettivamente ignorato per qualche secolo) abbia subito una notevole rivalutazione che coincide guarda caso con l'aumento di attenzione che i compositori hanno dedicato al timbro particolare degli strumenti. Non che il clavicembalo abbia un timbro significativamente affascinante, semplicemente ha un timbro.
Quello che i non addetti ai lavori non sanno è che il clavicembalo ha una meccanica molto particolare che, anche se non si direbbe dalla forma, è totalmente diversa da quella del pianoforte. Quest'ultimo infatti è a corde percosse (come sappiamo ci sono dei martelletti che agiscono sulle corde) mentre il clavicembalo è a corde pizzicate (il che, volendo, lo rende più simile diciamo ad una chitarra). Non appare molto chiaro che la conseguenza principale, la più importante, è che sul clavicembalo si può suonare molto più velocemente di quanto non consenta un pianoforte.

Ligeti però lo sapeva.
Inoltre i clavicembali possono essere costruiti con due manuali (e cioè semplicemente due tastiere, una sopra l'altra) rendendo possibile delle combinazioni sonore impossibili (nel senso di: impossibili a livello tecnico) sul pianoforte: con i due manuali le mani possono incrociarsi e "scrociarsi" con maggior libertà che su un pianoforte. Per il pezzo presentato oggi questo vantaggio è essenziale.

un clavicembalo a due manuali

Ora il secondo punto è l'idea di continuum. In due parole sarebbe una forma che si sviluppa in maniera fluida, la cui metamorfosi avviene per passaggi graduali impercettibili ad un certo livello particolare, ma che divengono chiari se il pezzo viene osservato, diciamo, dall'alto. Ligeti era particolarmente attratto da questa idea, e la sviluppa in diverse composizioni (tutte incredibili, magari le ascolteremo in seguito) e per varii strumenti. Il clavicembalo, uno strumento dai suoni così "pizzicati" e con scarse capacità di legare le note (il che costituisce un'altra differenza tra pianoforte e clavicembalo) sembra assolutamente inadatto a poter sostenere un concetto talmente "fluido", e invece ci riesce.

Attraverso un flusso incessante di crome organizzate tramite figurazioni composte dai 2 agli 8 suoni che ruotano in maniera ascendente e discendente (ma sempre intorno alle stesse altezze) si creano ritmi irregolari e imprevedibili (che non apprezzeremo, né saremo chiamati a farlo), asimmetrie e insomma qualcosa che potrebbe essere definito (almeno finché non si ascolta il brano) come una gran confusione.
Si potrebbe anche credere che l'effetto sia meramente ipnotico: in realtà Ligeti esce da questo pericolo grazie alla sua capacità inventiva che gli permettere di distribuire queste metamorfosi in intervalli temporali che dovrebbero tener desta l'attenzione per tutti i tre minuti e qualcosa del brano.

Franco Pulcini con un simpatico calcolo ci fa sapere che, tenendo conto dell'indicazione della durata massima fissata sui 4 minuti, l'esecutore dovrebbe suonare quasi 13 note e mezza al secondo.
Per concludere ecco una frase di Ligeti che ci tiene a chiarire l'intenzione del brano, basata su di "un movimento 'ideale' che risulta dalla sovrapposizione dei suoni, come due moti ondeggianti che in alternanza concordano o sono spostati l'uno con l'altro".

*Per l'ascolto come sempre vi consiglio di abbandonare qualsiasi altra cosa stiate facendo e di chiudere gli occhi. Almeno per un certo repertorio e sicuramente per il primo ascolto di qualsiasi cosa farsi distrarre da altro, che siano libri fumetti o siti porno, può risultare molto sconveniente. In fondo quattro minuti di attenzione non sono un'impresa*

**Il pezzo può piacere o non piacere. Grazie tante. Sono comunque molto curioso di sapere se a voi è piaciuto. Potete argomentare le vostre sensazioni ma insomma potete anche non farlo**


Senti Continuum di Ligeti
(5,17 mega)

una pagina di Continuum

mercoledì 14 maggio 2008

Non che sia un ateo praticante...

Non sto sempre lì a rimbeccare tutte le stronzate che sento, perché rischierei di risultare antipatico a troppe persone con cui sono costretto a convivere, cosa che evito per puro senso di sopravvivenza.

Ma sentendo il Papa che, sulla tragedia del terremoto cinese, si impegna a "pregare per gli sfortunati", mi sono sentito (scusate la volgarità) fottere. Non ho potuto non esclamare: "Ma perché anziché fare preghiere inutili non dona qualcuno dei milioni che possiede la Chiesa? Sarebbe più utile di pregare!". Lo so, è una banalità: probabilmente l'abbiamo pensato in molti, ma tant'è...
Mio padre con poca convinzione mi risponde "beh, ma è una guida spirituale".



Molto triste vero?
Eppure ora, quando mi sono messo al computer dopo pranzo, sento mia madre dire "Certo che non sai cosa rispondergli. Ha ragione."


Riconoscono che ho ragione.

Non è una (seppur misera) consolazione (sia chiaro, non tanto per me e il mio ego, che comunque è boriosamente soddisfatto, quanto per... mi sono spiegato, no?)?


-certo, potrebbe essere che la Chiesa effettui donazioni in privato. Secondo voi è possibile?

martedì 13 maggio 2008

Ancora un dialogo (sorridere!)

Mio padre è in fila alle poste. Gli si avvicina un'anziana signora:

Anziana Signora: Scusi, può farmi passare? Devo chiedere solo una informazione...

Padre di Vaaal: Beh guardi anche io vado di fretta, ché devo andare a lavoro. Comunque anche io devo chiedere solo una cosa.

Anziana Signora: sgrr (maledizione nel linguaggio dei vecchi)

L'addetto allo sportello esce un secondo per andare a parlare con un collega. La vecchia come una faina scavalca la coda e gli chiede quel che doveva chiedergli.

Padre: MA SIGNORA! MA ALLORA!?

Anziana Signora: Eh, e io sono fessa come voi!? Ah-ah!



Quando si dice " la saggezza degli anziani "...

Un esempio poco schematico di discussione

[...]

X
: Ma la scienza non può spiegare tutto! Cosa mi dici dei miracoli?

Y: Da quanto mi risulta nessun miracolo è stato mai riconosciuto a livello scientifico.

X: Cosa? E chi te lo dice?

Y: Il Cicap!

X: E tu vuoi mettere a confronto 'sto Cicap con la Chiesa?

[ecco un esempio di conversazione che, disprezzando qualsiasi schematizzazione, costringe Y semplicemente a mettere la parola fine al dibattito]

domenica 11 maggio 2008

Piccolo dialogo che funge da corollario all'intervento precedente

M: Senti V, non voglio essere offensiva o accusarti di qualcosa, ma non mi parlasti già tanto tempo fa di questa tua teoria sull' inutilità delle argomentazioni?

V: Hai ragione, ci arrivai già diversi mesi fa.

M: Ci arrivasti? Non ti atteggiare.

V: Scusa! Ci ho pensato...

M: Ma allora? Perché la riproponi ora? Non hai altre idee? Forse mi vuoi dire che ci sei arrivato seguendo una nuova strada? Che ora la vedi sotto un'altra prospettiva? Che ora sei riuscito ad organizzare tutto meglio?

V: No. L'avevo solo dimenticato. Un giorno ho pensato al metodo dell'argomentazione per stadi e mi son detto "ma perché pensavo che l'argomentazione fosse inutile?". Avevo completamente dimenticato il mio stesso passo successivo. Non è terribile? Quando ci sono ritornato poi mi son detto "ecco perché pensavo che qualsiasi argomentazione fosse inutile". Nessuna nuova luce: ho solo ripreso ciò che già avevo scoperto.

M: Dovresti temere ciò che diventi se ogni nuovo concetto potrebbe essere soltanto un passo indietro a causa della tua scarsa memoria. Un giorno potresti ritrovarti completamente stupido solo perché non ti ricordi come facevi ad essere intelligente. Ammesso che tu lo sia.
La parte più bella della tua teoria contro le teorie di argomentazione è l'ultima. Dici che la stessa teoria potrebbe essere effettivamente falsa per una qualsiasi argomentazione che non riesci a trovare.

V: E' proprio così. Mi sembra divertente.

M: Anche a me. Una teoria che nasconde al suo interno la sua stessa fragilità. Cosa ti ricorda?

V: Un nome.

Teorie delle argomentazioni (?)

Incredibilmente ero giunto ad una conclusione che mi sembrasse totalmente stabile, sicura, vera. Il modo in cui verbalmente si supponeva di poter stabilire la verità o la falsità di una teoria mi ha sempre fatto pensare e, spesso, vacillare.
Ero arrivato a pensare che qualcuno esprimesse A, qualcuno B e che non ci fosse alcun modo di poter conciliare le cose. Poi ho avuto l'illuminazione.

Qualche settimana fa mi sembrò di aver trovato una strada così ovvia, così stupidamente ovvia, che devo essermi sembrato molto stupido per non averla trovata prima: se la conversazione andasse davvero così avrei ragione nel pensare che le discussioni che tendessero allo stabilire la giustezza o meno di una affermazione siano totalmente inutili. In realtà le conversazioni (ho scoperto!, con suppongo qualche migliaio di anni di ritardo) si svolgono in tutt'altro modo. Mi piace vedere il tutto come una costruzione schematica, dove le persone che discutono sono X e Y e le argomentazioni che adducono a sostegno della falsità o verità della teoria sono A, B ecc. Possiamo anche supporre che si tratti di una sola persona che ragiona (magari mentalmente) partendo da argomenti diversi per vedere cosa può ricavare. Per arrivare ad una certa conclusione (che in realtà non è per forza VERO o FALSO, ma anche un grado intermedio) si proseguirebbe in questo modo:


X dice A
Y valuta la verità dell'argomentazione A.
SE A è vera*
Y costruirà una argomentazione B che si baserà su A
X valuterà B
SE B è vera
X costruirà una argomentazione C che si baserà su B e
quindi su A
(ecc)
SE B è falsa
X costruirà una argomentazione C volta a dimostrare
la falsità di B.
Y valuterà la verità di C
SE C è vera
X e Y tornano indietro, fino al primo argomento
considerato Vero
SE C è falsa
Y costruirà una argomentazione D volta a dimostrare
la falsità di C (che voleva a sua volta dimostrare
la falsità di B)
(ecc)
SE A è falsa
Y costruirà una argomentazione B volta a dimostrare la
falsità di A
(ecc, come sopra)



Questo è ovviamente ben diverso dal dire che X dice A e Y risponde B e fine.
Ho OMESSO tutti i casi in cui X o Y si possano accorgere semplicemente che l'avversario abbia ragione. In tal caso avrei dovuto mettere altri SE e lo schema sarebbe diventato lungo e complesso. In ogni caso basta immaginare una cosa di questo genere:

SE A è vera
SE Y non ha altre argomentazioni che ritiene valide
Y dà ragione a X (FINE)
SE Y ha altre argomentazioni
costruirà una argomentazione B (ecc. ecc.)

Alle volte la discussione può essere molto lunga, altre volte può non avere i presupposti per iniziare: quando cioè NON si può prendere atto dell'affermazione precedente a causa della sua soggettività o della sua imprecisione o della sua evidente falsità (o per altre cause che in questo momento possono sfuggirmi). E' così che iniziano le confutazioni di una argomentazione, le confutazioni delle confutazioni ecc.

Questa "teoria dell'argomentazione" mi è sembrata corretta e, in un certo senso, completa. Perché non ci avevo pensato prima? Semplicemente perché, in un altro senso, è assolutamente incompleta e falsa. Ecco come:

credo che questo metodo di argomentazione non possa desumere la verità o la falsità (o qualsiasi altro grado di verità [anche parziale]) di chicchessia: l'unica cosa che può fare è stabilire la capacità retorica (o la cultura o l'intelligenza se volete, in ogni caso la CAPACITA' di ARGOMENTAZIONE) di X o Y. Non ci viene detto nulla della teoria vera e propria. Potrebbe infatti essere che Y ad un certo punto convenga con X quando, in realtà, semplicemente NON è in grado di fare il passo successivo. Può essere che Y in quel momento sia stanco e non riesca a cogliere un errore nelle supposizioni di X, o che gli sfugga un passaggio ovvio o che semplicemente sia troppo poco intelligente per trovare la connessione giusta a scardinare totalmente l'argomentazione del suo interlocutore. Non capita forse spesso che, solo a posteriori, ci salta in mente una data frase che avrebbe completamente rovesciato le sorti di un dibattito?
Viene naturale domandarsi: quando può definirsi concluso lo schema di cui sopra? Possibile che possiamo ritenerlo concluso semplicemente quando non siamo più capaci di proseguire? Questo non è semplicemente un NOSTRO limite, anziché un limite di qualsiasi teoria pretenderemmo di difendere?

Mi sono bloccato di nuovo. Perché dunque qualsiasi teoria verbale è assolutamente indecidibile?

Io non lo so. Credo semplicemente che non lo sia.


Quest'ultima teoria, la "teoria dell'indecidibilità delle teorie tramite l'argomentazione" mi è sembrata corretta. Ma non potrebbe dunque essere che io, semplicemente, non RIESCA a trovare un' argomento che la superi fino ad arrivare a qualcosa di più stabile? In fondo è proprio ciò che la teoria dice: se alcune argomentazioni non si trovano, non vuol dire che non esistano. Ma quali sono queste argomentazioni? Chi mi aiuta?








Che qualche filosofo venga in mio soccorso, per piacere.
(va bene chiunque riesca a trovare la mia lettera successiva)


Spero che i puristi filosofi mi perdonino il tag "filosofia", di cui mi approprio con un po' di vergogna.

*Con "SE A è vera" o "SE B è vera" intendo semplicemente "SE A è riconosciuta da X e Y come VERA o almeno molto probabile"

giovedì 8 maggio 2008

Rachmaninoff, Morricone e la musica moderna (in Italia)

Una risposta al commento di Renzo sul post precedente che mi fornisce l'occasione di ritornare sulla situazione della musica contemporanea in Italia. Perdonatemi la lunghezza!

Il paragone tra Morricone e Rachmaninoff non è insensato, e neanche il ragionamento
del tuo amico lo è. Rachmaninoff rappresenta quella parte di compositori che continuarono a scrivere opere riconducibili alla tradizione quando, contemporaneamente, nel resto del mondo impazzava l'avanguardia più sfrenata (in Francia con Debussy, Stravinskij, Satie e il gruppo dei sei, in Germania con i pezzi "incomprensibili" di Schoenberg e soci). Rachmaninoff è indubbiamente piacevole, ma molti ascoltatori classici storcono il naso se sentono dire che è un gran compositore, e addirittura disprezzano chi "ammette" di ascoltarlo! A mio parere Rachmaninoff NON è da annoverare tra i grandi compositori. Nonostante questo mi piace molto ascoltarlo. Rachmaninoff per la storia della musica è effettivamente INUTILE, ma è di una inutilità tutta speciale: la stessa inutilità che accomuna ad esempio Mahler e Shostakovich (altri compositori ritenuti grandissimi un po' unanimamente, e comunque "inutili").
Morricone fa bellissima musica per film. Ora non sto a dire nulla sulla sua grande capacità di ideare melodie bellissime e di abbinarle con genio agli strumenti più adatti. Eppure la produzione "d'avanguardia" di Morricone è totalmente ignorata. Ma questo non è un problema di Morricone, è un problema dell'Italia, e qui devo dare ragione al tuo amico COMPLETAMENTE.

L'avanguardia non deve essere per forza aliena. Bisogna dire che molta, MOLTISSIMA
produzione d'avanguardia è assolutamente inascoltabile. Molti compositori si sono
simpaticamente adagiati nella generale idea di complessità storica votata ad un raggiungimento SUPERIORE, accusando spesso l'ascoltatore di non essere in grado di comprendere contenuti che effettivamente... non c'erano!
Come è accaduto per tutti i periodi, la storia farà tabula rasa di queste robe, così come ha fatto tabula rasa di tutte le composizioni di compositorucoli del passato che producevano pezzi, in ambito tonale, non più belli di quelli attuali, in ambito atonale.

Il problema non è solo di alcuni compositori, perché in realtà in Italia sono ignorati all'incirca TUTTI, dal difficile Stockhausen al piacevolissimo Pärt. Sembra che in Italia venga sottointeso il fatto che qualsiasi pezzo composto dopo gli anni '50 sia inascoltabile. Esistono trrificanti esempi di concerti organizzati in questo modo:
PEZZO CONTEMPORANEO (durata massima 10 minuti)
PEZZI TONALI CONOSCIUTI (il resto del concerto)

Come dice la mia grande maestra, viene messo "il polpettone all'inizio, così
ce lo leviamo da torno", e poi facciamo felice il pubblico. Si assistono in questi casi alle scenette più deprimenti, dove gli italiani stoicamente SOPPORTANO il primo pezzo, nel senso che sonnecchiano, leggono un libro (sì, anche questo!) e insomma ingoiano la medicina prima dei pezzi che considerano VERAMENTE belli.
E allora dov'è un minimo di sforzo d'ascolto? Dov'è la bellezza di capire un pezzo nuovo? Credo manchi una voglia di novità, di approfondire...

Ma che sia un problema generale, europeo, e non solo dell'Italia? Me lo sono chiesto anche io, finché non ho avuto testimonianze dirette. Sempre la mia maestra, che vive in Francia, mi dice che lì è totalmente diverso: le nuove composizioni di autori contemporanei vengono salutate sempre con interesse dal mondo musicale, e hanno un buon successo anche se il compositore non si chiama Madonna.

Mi spiace ripeterlo, probabilmente qui è colpa dei conservatori, dove i programmi tradizionali si fermano agli anni '30, e la cultura degli insegnanti pure, cosicché se un giovane allievo viene attirato dal passato musicale recentissimo, non solo non sa da dove iniziare, ma probabilmente verrà anche guardato come un tipo un po' strano che dedicherà centinaia di ore a cose incomprensibili.

Per concludere: è comprensibile la stizza del tuo amico che mettendo a confronto Morricone e Rachmaninoff (due compositori godibilissimi, "classici" e anche famosi!) pensa alla svalutazione deprimente del "resto". A mio parere non c'è ovviamente nulla di male ad ascoltare Morricone, Rachmaninoff così come De Andrè o Eminem o le Pornoriviste o chi volete voi. Penso solo che sia il momento di far cadere alcuni pregiudizi sulla musica contemporanea come produzione per pochi saggi eletti al di sopra del resto del mondo e iniziare a diffonderla in maniera più consapevole, in modo da poter far capire al pubblico che la bellezza esiste anche in composizioni che non siano notturni di Chopin o sinfonie di Mozart.


Saluti!

mercoledì 7 maggio 2008

Satie - appunti

Questi testi rappresentano una scelta tra gli appunti che ho preso durante la lettura del libro "Quaderni di un mammifero" di Satie, curato da Ornella Volta. Tra ironia, profonda saggezza condita da ironia e ironica serietà, uno stralcio di quello che doveva essere la briosa avanguardia francese nel primo Novecento.

"Quel che esiste è utile, ma l'indispensabile è quello che non c'è. La musica di Satie è utile per tutto quello che non vi si trova. Non ha superficie e vi si vedono i pensieri attraverso" Laloy

"La pura ripetizione fa vedere cose molto più strane che razionali" Chesterton (su Vexation, composizione di Satie composta da un tema e due variazioni, il tutto da ripetersi 840 volte)

"Un preludio flaccido ci rilassa notevolmente dopo la tensione delle cattedrali sommerse, delle lune che scendono sul tempio che fu, delle pavane per la infante defunta" Cocteau (riferito ai preludi flaccidi di Satie contrapposti ai pezzi di Debussy e di Ravel)

"Quest'opera è assolutamente incomprensibile, anche per me. Eccezionalmente profonda, non cessa di stupirmi. L'ho scritta mio malgrado, spinto dal Destino" Satie (su Embrioni Disseccati)

"I miei corali eguagliano quelli di Bach, con la sola differenza che sono più rari e meno presuntuosi" Satie (i suoi corali magari sono poco presuntuosi, ma lui?)

"La musica non è necessariamente gondola, destrieri, corda tesa; qualche volta è anche sedia" Cocteau

"Il mio ombrello deve aver paura di avermi perduto" Satie

"Benché le nostre informazioni siano false, non le garantiamo" Satie

"Si può criticare il mestiere di un artista solo se costui continua un sistema. Là dove la forma e la scrittura sono nuove, c'è un mestiere nuovo" Satie (bravissimo!)

Infine, un commento di Cage, appassioanto estimatore della figura di Satie: “Per interessarsi a Satie occorre cominciare non avendo interessi, accettare che un uomo sia un uomo, lasciar perdere le nostre illusioni sull'idea di ordine, di espressione dei sentimenti e tutti gli imbonimenti estetici di cui siamo gli eredi. Non si tratta di sapere se Satie è valido. Egli è indispensabile”