lunedì 17 marzo 2008

D. D. Šostakovič - Suite sui versi di Michelangelo Buonarroti

Le avanguardie, sì, ma anche dell'altro.

Šostakovič D.D. (1906-1975)

Una delle espressioni più notevoli di costruzione musicale con i mattoni marci del tonalismo è da cercare nella produzione Šostakovič, celebre compositore russo etichettato per molto tempo come grigio burocrate staliniano, buono solo a sfornare sinfonie volte a celebrare la grandiosità russa .
No. Questa linea di pensiero è per fortuna caduta, e Šostakovič inizia ad essere conosciuto ovunque come autore degno del massimo rispetto. Secondo Noseda (direttore dell'orchestra che esegue i brani presentati) in madrepatria il confronto tra il più famoso Prokof'ev e Šostakovič non regge: il primo è un grande compositore, ma il secondo è un compositore geniale.

L'ombra in cui è stato avvolto per anni è più che giustificata: il periodo del controllo culturale, le accuse di formalismo, l'imposizione di un certo realismo socialista unito alla condanna di qualsiasi "deviazione" artistica erano messe in atto dal pugno di ferro di Ždanov. Così dapprima Šostakovič venne criticato e oscurato a causa della sue composizioni fin troppo provocatorie (ricordiamo l'articolo Caos anziché musica, dove veniva attaccata e censuarata l'opera Lady Macbeth del distretto di Mtsenk) e poi venne inserito nel meccanismo stesso dell'impero, prendendo parte al consiglio supremo sovietico e scrivendo articoli che poi verranno indicati come falsi, cioè spacciati per scritti dal compositore, che invece non li riconosceva affatto.


Ma passiamo a noi. Šostakovič è oggi conosciuto come formidabile sinfonista e, insieme a opere grandiose dove veniva impiegato un largo numero di esecutori, risultano egualmente celebri le sue composizioni da camera, in principal modo i quartetti (indicativo notare che sono stati composti quindici quartetti e, del pari, ben quindici sinfonie).
In realtà Šostakovič ha prodotto un mucchio di roba: la sua ultima composizione è segnata come op.147. Certo, molti brani sono "minori" (come alcune musiche per film e, a mio parere, anche qualche concerto), altre sono incredibilmente famose (il secondo valzer della seconda jazz suite, utilizzata in eyes wide shut e in un numero indefinito di pubblicità e programmi televisivi), mentre altre sono ingiustamente meno famose.

Per questo gruppo vorrei quindi proporre gli ultimi due numeri delle Liriche sui versi di Michelangelo Buonarroti op. 145, appartenenti cioè al tardo periodo del compositore. Le composizioni sono pensante sulla traduzione russa di Abram Efros e sono dedicate ad Irina Šostakovič, terza moglie di dell'autore. Sono in totale undici lieder che rimangono in verità piuttosto anonimi fino al settimo, quando una inaspettata forza inventiva fa di questa composizione un piccolo gioiello.

Il testo di Michelangelo Buonarroti:

10 MORTE

Di morte certo, ma non già dell'ora,

la vita è breve e poco me n'avanza;

diletta al senso, è non però la stanza

a l'alma, che mi prega pur ch'i' mora.

Il mondo è cieco e 'l tristo esempro ancora

vince e sommerge ogni prefetta usanza;

spent'è la luce e seco ogni baldanza,

trionfa il falso e 'l ver non surge fora.

Deh, quando fie, Signor, quel che s'aspetta

per chi ti crede? c'ogni troppo indugio

tronca la speme e l'alma fa mortale.

Che val che tanto lume altrui prometta,

s'anzi vien morte, e senza alcun refugio

ferma per sempre in che stato altri assale?


Quest'ultimo brano ha davvero un carattere conclusivo, anche per la riproposione del tristissimo tema a due voci delle fanfare presentato in apertura della raccolta nel primo pezzo dell'opera. Un degno finale, quindi. Invece no, e si aggiunge un' ulteriore lirica, dal titolo emblematico, facendo raggiungere il numero 11, significativo anche per altre creazioni di Šostakovič:

11 IMMORTALITà

Qui vuol mie sorte c'anzi tempo i' dorma:

Nè son già morto: e ben c' albergo cangi,

resto in te vivo, c' or mi vedi e piangi;

se l'un nell' altro amante si trasforma.

Qui son morto creduto; e per conforto

del mondo vissi, e con mille alme in seno

di veri amanti: adunche, a venir meno,

per tormen' una sola non son morto.


In questo caso il tema ingenuo e bellissimo che viene riproposto così spesso può sembrare una specie di parodia del tema dell'ultimo tempo della quinta sinfonia di Beethoven. No: Šostakovič adulto che percorre i suoi ultimi passi guarda alla sua giovinezza e alla sua infanzia, e ripropone un tema da lui inventato quand'era bambino.

Sì.

-Ascolta "Morte"*
-Ascolta "Immortalità"*

*Dal cd CHANDOS: SHOSTAKOVICH, words of MICHELANGELO. Idar Abdrazakov, basso, BBC Philharmonic, G. NOSEDA. Puoi acquistarlo qui.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

uff mi spiace... ma io uso google reader che mi avverte degli aggiornamenti dei blog semplicemente inserendo il loro link...

Anonimo ha detto...

trovo questo blog molto intressante specialmente per il suo approccio alla musica che riprende mie comuni visioni..Paola

Vaaal ha detto...

Grazie, è sempre bello sentire apprezzamenti per il proprio modestissimo contributo : )

Ciao!

post correlati