martedì 22 gennaio 2008

Dialoghi Sacri 5

V: Ti ricordi? L'ultima volta abbiamo definito l'intelligenza.

T: Cosa? Abbiamo "provato" a definirla, e abbiamo fallito. C.V.D.

V: Sì beh, mi piacerebbe provare a definire qualche altra cosa. Ho letto un intervento interessante e credo che, insieme, a qualcosa potremmo arrivare. Qualcosa di fallimentare, ovviamente.

T: Che romantico! Comunque, una definizione di artista? Vediamo... l'artista è colui che viene definito artista. Da chi viene definito? Non so... dalla comunità che lo circonda, che gli piaccia o no: critici, altri artisti, appassionai d'arte, responsabili di musei, mostre, concerti e così via. Praticamente un artista è tale quando gli altri lo definiscono tale.

V: Fammi pensare. Permettimi di avere qualche dubbio, che è in realtà abbastanza ovvio: ci sono una marea, una infinità di "artisti" che, al loro tempo, non erano affatto giudicati tali. I cosiddetti "precursori", gli snobbati dalla società che sono stati classificati come artisti dieci, venti o cent'anni dopo la morte. Come la mettiamo?

T: Hai proprio ragione, questo complica tutto: metti in rilievo il fatto che la "comunità che circonda l'artista", di cui ho parlato prima, è variabile. Beh vedi, è molto semplice. Nel periodo in cui l'artista non è riconosciuto come tale, è semplicemente -incompreso-. Incompreso non vuol dire che smette di essere artista, semplicemente che non viene capito. Se è artista è artista.

V: Mmm.. può andare. In effetti se è artista è artista prima e dopo la sua rivalutazione.

T: E invece non va affatto bene. Facciamo un errore. Valutiamo il giudizio della "comunità" di oggi come più importante di quello della epoca passata. Ma perché dovrebbe essere così? Perché OGGI dovrebbe essere più -corretto- di IERI? Se è più avanti, non vuol dire che sia migliore, no? E in fondo se ci pensi moltissime persone, considerate "artisti" in un certo periodo, sono state completamente rivalutate in seguito, e magari gli è stato tolto il titolo. E anche se questo non accade, perché non presumere che possa "potenzialmente" accadere in ogni caso?

V: Mi sembra tutto correttissimo e bellissimo. Hai proprio ragione, abbiamo fatto un errore inziale: l'artista non può essere valutato in base alle circostanze, perché sono troppo variabili. E per fortuna l'abbiamo anche detto: "se è artista, è artista". E allora deve essere così. Dobbiamo trovare una definizione che non sia condizionata dal contesto, dal tempo... più o meno.

T: Bla bla bla. Non saprei proprio.

V: Ecco qui: l'artista è colui che crea l'arte.

T: Ma che idea geniale! Sposti solo la domanda. Allora, cos'è l'arte?

V: Ma è così ovvio! L'arte è la creazione dell'artista!

T: Ridicolo.

V: Aspetta, non è affatto ridicolo, ci credo davvero! Pensaci, in fondo perché è ridicolo? Se ci chiediamo cos'è l'artista, possiamo rispondere in quel modo, se ci chiediamo cos'è l'arte, possiamo rispondere in quell'altro.

T: Ma è una tautologia! Appena cerchiamo di definire una delle due cose in maniera più completa, entriamo in un melmoso paradosso.

V: Hai ragione, ma non voglio fare alcun passo indietro. E' una così bella soluzione! Perché dovremmo collegare le due definizioni? Lasciamole così, e funzioneranno benissimo. Non va avanti così il mondo? Non evita di impazzire solo grazie a dei compromessi? Non ignora i burroni sedendosi sull'orlo? Se vogliamo ogni parola è una tautologia, e allora che differenza fa se è una tautologia nascosta e poco limpida oppure così manifesta come nelle mie definizioni?

T: L'artista è colui che crea l'arte. L'arte è la creazione dell'artista. Beh, per lo meno suona bene.

9 commenti:

Francesco ha detto...

mmm... ignorare i burroni sedendosi sull'orlo, effettivamente hai ragione, lo si fa spesso, perlomeno però converrebbe sapere che si è sull'orlo di un precipizio, non ignorare completamente il burrone, forse solo non preoccuparsene pur rimanendoci attorno.... anche se poi basta un po' di vento (d'avanguardia? di tradizione impazzita?) e si rischia di cadere

la prima proposta poi che viene fuori nel dialogo (complimenti!) quella 'comunitarista', in genere la si chiama teoria istituzionale dell'arte, ma come ben noti è problematica, di solito l'obiezione che meglio funziona è "ma in base a che decide la comunità?, che criteri adotta?" perchè è proprio in quei criteri che allora starebbe la definizione d'arte,

ma sono d'accordo, la tautologia funziona meglio, l'arte per l'arte per l'arte..

Danilo ha detto...

le tautologie mi sembrano un modo per non affrontare un problema.
quello della definizione dell'arte è complesso, nessun dubbio, ma la definizione tautologica non aggiunge nulla.

Vaaal ha detto...

Hertz: Però questa non è una definzione prettamente tautologica: lo sarebbe stata se io avessi detto "l'artista è l'artista". In questo caso è vero, l'utilità di una definizione del genere è poca. Ma la mia è una tautologia soltanto nel senso più generale, ovvero se vogliamo collegare le due frasi. Ma possiamo anche non farlo...!

In ogni caso, avere i dubbi sulla validità di queste affermazioni mi pare sensato. Confido, comunque, nella bontà dei miei pensieri, almeno come "possibilità" di correttezza, e in questo senso sono totalmente ottimista.

fran-tes-to: la definizione d'arte starebbe nei criteri che la comunità adotta, sempre premettendo che vogliamo valutare un'opera (o un artista) in un dato contesto IMMOBILE, senza ammettere possibili potenziali cambiamenti. I criteri adottati infatti oscillano da periodo a periodo. Fare una APPROSSIMAZIONE di questo genere è pericoloso.
Inoltre, molto importante, c'è sempre il "non detto": quelle piccole cose, inesprimibili, che rendono un'opera d'arte degna di essere tale. Omettere quest'inesprimibile dall'insieme di convenzioni, e poi pensare che queste convenzioni funzionino da LEGGE per l'arte è una grossa scorrettezza.

Anonimo ha detto...

Guarda, è un argomento scottante, ma la tua definizione mi sembra un escamotage che come dici alla fine suona semplicemente bene. A parer mio l'arte è come il suono, non esiste fino a quando qualcuno non la percepisce. Il suono in se non è altro che una oscillazione di molecole d'aria, l'arte in se non è altro che una serie di cambiamenti dello spazio (uditivo (onde acustiche),visivo (onde elettromagnetiche) tattili (tessitura e trama) ed olfattive (chimica). E' nella sua codifica, soggetta al contesto storico e culturale, che nasce il fenomeno suggestivo/emozionale/empatico
che fa percepire un oggetto arte, e il suo "artigiano" artista.

Considerare l'arte al di là dell'uomo è forviante, non la si può considerare negli stessi termini che ne so della matematica,
che sarebbe riconosciuta come tale anche da un alieno. L'arte è fortemente radicata nel nostro intimo, ed è nel cambiamento del nostro intimo che cambia il riconoscimento dell'arte come tale.

Nella sua architettura interna, concettuale per un testo scritto, cromatica per un quadro, acustica per un orchestra che è presente quella qualità speciale che simula o ricalca la nostra architettura d'esperienze, o se la vuoi vedere in modo psicologico cognitiva o cerebrale.

che bello il tuo blog, apre sempre la strada a discussioni interessanti.

Vaaal ha detto...

Ciao riccardo
1)Non ho capito questa affermazione:
"l'arte in se non è altro che una serie di cambiamenti dello spazio uditivo (onde acustiche),visivo (onde elettromagnetiche) tattili (tessitura e trama) ed olfattive (chimica)"
Non mi sembra affatto chiara, perché amplia troppo lo spettro di ciò che possiamo considerare arte fino a raggiungere addirittura il totale di ciò che possiamo percepire! Eppure dobbiamo limitare il campo, non possiamo cavarcela dicendo "tutto è arte", che mi sembra un'affermazione in larga misura sbagliata.

2) L'arte non esiste fin quando qualcuno non la percepisce?
"E' nella sua codifica, soggetta al contesto storico e culturale, che nasce il fenomeno suggestivo/emozionale/empatico
che fa percepire un oggetto arte, e il suo "artigiano" artista." Neanche questo mi sembra corretto. L'arte è arte anche se non viene codificata. L'incompiuta di Schubert esisteva sia prima che dopo essere stata scoperta, ed è un'opera d'arte (più o meno grande) sia prima che dopo essere stata eseguita per la prima volta. Non posso dimostrartelo, ma propendo per questo modo di pensare. Se prendiamo come arte la musica, e la tua affermazione fosse vera, vuol dire che qualsiasi spartito MAI eseguito non è affatto un'opera d'arte, e questa non mi sembra proprio una buona strada. Magari la musica, visto la sua rappresentazione in ambito "cartaceo" e "uditivo" può essere un cattivo esempio. Ma una scultura rimasta in cantina per decenni non è una opera d'arte prima e dopo la sua scoperta? In realtà questo è uno dei classici problemi filosofici che, a parer mio, non si può risolvere (leggi: io non so risolvere) se non con un certo buon senso. Insomma, non spero di poter dimostrare validamente che tu abbia torto né il contrario. : )

Il resto mi sembra tutto condivisibile.

Anonimo ha detto...

Cavoli, partiamo spesso da punti divergenti :P la mia provocazione era sulla linea d'onda della filosofia.

Un albero che cade nel profondo dell'amazzonia fa rumore?

Io direi di no, perchè fa semplicemente oscillazioni d'aria, se non c'è un apparato acustico che trasforma queste oscillazioni d'aria in ciò che noi chiamiamo rumore non penso si possa affermare che l'albero ha fatto rumore.

Allo stesso modo una statua nella cantina, non fa altro, al pari di una catasta di vecchi libri, che riflettere (se c'è abbastanza luce) delle onde elettromagnetiche. Se non c'è nessuno che le recepisce se ne può affermare l'esistenza? Senza cadere nel relativismo estremo io direi di, perchè comunque occupa spazio, MA se non c'è nessuno che da un significato a quella configurazione di onde elettromagnetiche possiamo affermare che la statua ha un significato? Trasmette una emozione?

Secondo me l'arte nasce nel rapporto materia-uomo, non può essere considerata tale la materia alla quale l'uomo si avvicina... sono riuscito a spiegarmi?

Vaaal ha detto...

Sì ti sei spiegato, ma non mi trovi ancora d'accordo.
1) "Io direi di no, perchè fa semplicemente oscillazioni d'aria" un'oscillazione d'aria che, SE FOSSE UDITA, sarebbe considerata rumore (o suono o qualcosa di simile).
Ma a parte questo... "Se non c'è nessuno che le recepisce se ne può affermare l'esistenza?" per me sì e anche per te. E allora se esiste la statua anche se nessuno la vede, perché l'albero non dovrebbe far rumore se nessuno lo sente? Certo, potrebbe essere così, ma mi sembra difficile che il mondo cessa di esistere solo perché noi non siamo presenti (ma, ripeto... potrebbe farlo!).

2)"MA se non c'è nessuno che da un significato a quella configurazione di onde elettromagnetiche possiamo affermare che la statua ha un significato? Trasmette una emozione?" qui entriamo in un altro campo, davvero MOLTO interessante: se nessuno può valutare un'opera d'arte, questa ha un valore? Abbiamo già affermato che esiste anche se nessuno la recepisce (o almeno io l'ho affermato : D) ma... ha un significato? Come dici tu... trasmette qualcosa?
Io dico: no, un'opera d'arte non percepita non trasmette nulla, ma potrebbe farlo. Potenzialmente, se è un'opera d'arte, ha il potere di influenzare l'uomo, e per tale potere POTENZIALE darei un valore positivo a quest'oggetto. Certo, si tratta di dare un valore grande a ciò che potrebbe essere anziché a ciò che è. Ma io ci credo : p
Solo accettando questa ipotesi possiamo dire che... sì, una statua ha un valore artistico anche quando è nello scantinato dimenticato di un genio riconosciuto. Ha un valore potenziale, che aspetta di essere scoperto (il che potrebbe anche non avvenire).

Mi rendo conto di entrare in territori tortuosi che non sono di mia competenza, quindi in caso di clamorosi errori logici chiedo la clemenza della corte..!

Anonimo ha detto...

In una striscia dei Peanuts, Charlie Brown fa un castello di carte. Tutti sono ammirati e Lucy (o Linus, o nessuno dei due, non mi ricordo) dice "Ma è arte?". Ecco, ci risiamo (-:

Vaaal ha detto...

Non posso non notare come la mia definizione calzi a pennello (e me ne vanto, ha-ha!): se Charlie Brown fosse stato un artista e avesse proposto il suo castello come un'opera d'arte, essa lo sarebbe diventato, indipendentemente da tutto il resto. L'arte modegna insegna (più o meno).
A questo punto c'è un altro dilemma: come si diventa artisti? Producendo arte? E come, se per produrre arte devi essere artista?
Però ora mi scoccio di parlarne e credo che a molti scocci leggere ancora : D

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